Villarosa. Grinplast: la morte dello stabilimento non è stato lo spostamento della produzione?

Non ci stanno ad essere buttati in mezzo alla strada e quindi i due lavoratori della Grinplast, Michele D’Alù e Nicola Lo Brutto, che protestano per la messa il liquidazione dello stabilimento di contrada Quattro Aratati non intendono scendere dal silos a 20 metri di altezza, fino a quando non si trova una soluzione che possa garantire l’attività e i posti di lavoro. Ormai è da martedì sera che sono arrampicati lassù, per cui hanno dovuto montare degli ombrelloni che li possa, di giorno, riparare dal sole e provvedere ad installare un telone per la notte anche in previsione del fatto che la protesta andrà avanti ancora a lungo. Dunque, pronti a giocarsi tutto, mettendo a rischio la propria vita, perché fanno sapere “è il lavoro che ci dà dignità, è l’unico modo lecito per mantenere le nostre famiglie senza chiedere niente a nessuno. Se ce lo tolgono come faremo a dare una vita dignitosa ai nostri figli e a dire che non possono più proseguire gli studi e che non saremo in grado di comprargli il necessario per mantenerli”. Denti stretti e avanti, dunque. Con la determinazione di chi sa che in questa partita ci si gioca tutto.
Ma ad ingrossare le fila dei disperati senza lavoro non ci stanno neanche gli altri 27 dipendenti che per dar man forte ai loro compagni sul silos sostano giorno e notte all’interno dell’opificio. Lo hanno ribadito ancora una volta, ieri mattina nel corso dell’affollato consiglio comunale straordinario che si è svolto a Palazzo di città. Presenti, per esprimere la loro solidarietà e sostegno ai lavoratori e all’amministrazione, che insieme ai confederali Cgil, Cisl e Uil sta portando avanti la lotta, anche il vicario foraneo mons. Salvatore Stagno accompagnato da don Tino Regalbuto e l’intera popolazione villarosana che nella serata, in corteo, con tutte le autorità cittadine ha raggiunto lo stabilimento per sostenere e incoraggiare i lavoratori in lotta. Il consiglio è stato sospeso per un vertice urgente che si è svolto in prefettura, al quale ha partecipato il sindaco Franco Costanza, i tre segretari generali e di categoria di Cgil, Cisl e Uil, la dott.ssa Rizzo dell’Ufficio Provinciale del Lavoro e il liquidatore della Grinplast, Rosario Alescio. Le risultanze del confronto, però, non sono state proficue. “Il vertice in prefettura –dice sconfortato il sindaco Costanza- si è chiuso alle ore 15. Il liquidatore, da parte sua, ha ribadito che lui dal 2 settembre è solo responsabile della liquidazione dell’azienda e che non ha nulla a che vedere con il pregresso. Quindi ha informato che lunedì prossimo, alle ore 18, presso la mia stanza, dopo aver controllato attentamente le carte, farà sapere quando potrà pagare le spettanze dovute ai lavoratori. Dopo di che, nel giro di qualche mese, vedrà se ci sono le condizioni per poter continuare a produrre in questo sito, ovviamente con personale ridotto”.

Intanto, continua l’assordante silenzio da parte dell’azienda. Da parte nostra, abbiamo cercato di contattare l’amministratore unico della società, Salvatore Cascone, ma non è stato possibile. Volevamo porre delle semplici domande, come ad esempio: che spazio di manovra c’è ancora perché lo stabilimento possa riaprire? Se a maggio, secondo quanto si legge in un documento, c’era solo un esubero di 12 posti di lavoro su 29, come mai si è deciso di chiudere definitivamente l’opificio? I lavoratori denunciano che la Grinplast villarosana è entrata in crisi dal momento che parte di ciò che vi si realizzava è stata trasferita altrove, come rispondere a questa accusa? Se il 2012 si chiude con una perdita di 1 milione e 665 mila euro, l’anticamera della morte dello stabilimento non è stato forse lo spostamento della produzione?

Giacomo Lisacchi