Tribunale Nicosia. Che colpa ne ho…

Nicosia. L’Associazione “Partecipare per Cambiare” festeggia il primo anno d’informazione. Dedica il numero di settembre alla chiusura del Tribunale nicosiano con diversi articoli. “In linea” questo il nome, è un giornale di giovani ragazzi, che già dimostrano una perfetta preparazione sia nei contenuti che nella grafica, al news magazine – che viene distribuito gratuitamente – vogliamo rendere omaggio riportando lo speciale sul Tribunale, ci scusiamo per problemi di impaginazione non potere pubblicare la legenda dell’iter, iniziata nell’agosto del 2011, che ha portato alla chiusura del Tribunale.

Questa città non ha bisogno di capipopolo e venditori di fumo, ma ha bisogno dei suoi cittadini. Qualche scintilla di consapevolezza illumina la “notte di Nicosia” e se questa scintilla riuscirà ad accendere un falò che illumina questa notte, forse si potrà ricostruire sulle macerie di 20 anni di malgoverno. Oggi vedo sciacalli e avvoltoi calare sui miseri resti di questa città per spolpare anche l’ultimo brandello, magari nel frattempo tentando anche di rifarsi una verginità che non hanno mai avuto. La vicenda del tribunale è la perfetta sintesi di questo tragico ventennio. Come bene ha spiegato il capo del Dog, Luigi Birritteri, l’uomo che è facile accusare di tutti i mali del mondo oltre che dell’applicazione della riforma della geografia giudiziaria voluta da tre Governi e votata da due Parlamenti, il tribunale di Nicosia ha chiuso il 13 settembre del 2012 data di ratifica della legge; lo scorso 13 settembre la legge è solo divenuta efficace producendo i suoi effetti. Ma possibile che illuminati amministratori, principi del Foro, colonne del diritto, battaglieri e colti esponenti della società civile non ne fossero a conoscenza? Possibile che si pensasse di salvare un tribunale tecnicamente già chiuso, svegliandosi una manciata di mesi prima della “fatidica efficacia” del Dl 155, scoccata a mezzanotte del 13 settembre 2013? C’è da chiedersi quanta ignoranza e quanta malafede ci siano in questa vicenda e quindi avere la dose esatta di questo micidiale mix. Non è questa le sede per addentrarsi in meandri tecnici, ma le soluzioni erano disponibili già un anno fa in termini di proposte da presentare magari ascoltando serenamente i suggerimenti ritagliati sui margini offerti dal Dl 155. Se qualcuno ha scelto la strada della propaganda urlata, quella che fa scruscio a prescindere dai risultati, bene, allora si assuma le responsabilità del fallimento e delle sue conseguenze. Ci sono ancora oltre 11 mesi per trovare una soluzione che esiste anche se i ritardi nel percorrere una strada già proposta quando venne affidata la delega al Governo e poi nuovamente suggerita dopo l’entrata in vigore del Dl 155 hanno, purtroppo, reso tutto più complicato. Le sezioni distaccate di tribunale non esistono più nell’ordinamento giuridico italiano. Sono state cancellate dal Dl 155 attraverso l’abrogazione degli articoli che nel Regio Decreto del 1941 le istituivano. Certo tecnicamente è possibile abrogare gli articoli che hanno abrogato le sezioni distaccate, ma praticamente è possibile? La questione sta tutta in questa semplice domanda. Il “Tribunale dei Nebrodi” che si spera di far istituire con decreto, prevede Nicosia sede di tribunale e Mistretta sede di sezione distaccata. Ma è doveroso porsi una ulteriore semplice domanda: politicamente è una strada percorribile? Il Governo “aprirà i passi” ad una valanga di richieste in questo senso che immancabilmente pioveranno con la reintroduzione delle sezioni distaccate? Sono certa che ci sono bastevoli principi del Foro e illuminati politici che possono rispondere a questa domanda.
Esiste allora una soluzione? Si, esiste, anche se ormai per raggiungerla non si deve più percorrere un’autostrada ma un impervio sentiero stretto e periglioso, come quelli che nei film conducono ai monasteri tibetani, sui quali basta mettere un piede in fallo per precipitare nell’abisso.
I proclami, gli insulti, le smanie di protagonismo hanno minato l’autostrada, erodendo ogni giorno di più lo spazio per arrivare alla meta. Oggi serve un’operazione di sminamento prima di andare avanti verso quello che altrimenti sarà un prevedibile abisso. Ad oggi possiamo solo attendere gli sviluppi del protocollo di intesa tra Nicosia, Mistretta ed altri 17 Comuni che dovrebbe essere sottoscritto ai primi di ottobre, nel quale si chiede la riapertura del tribunale di Nicosia con un circondario più ampio di quello precedente e che quindi comprenderebbe anche i Comuni dell’ex tribunale di Mistretta. Si chiede anche, con un percorso tecnicamente percorribile, l’abrogazione delle norme che hanno cancellato gli uffici periferici o sezioni distaccate, per istituirne uno a Mistretta. Firmeranno Mistretta e gli altri comuni del suo ex tribunale una proposta tecnica¬mente corretta che ne sostituisce una che sarebbe finita cestinata e che con un col¬po di mano qualcuno ha tentato di far entrare nuovamente dalla finestra? Scusate, dimenticavo: io non sono “titolata”. L’ultima novità è la decisione presa la sera del 26 settembre in una riunione dei capigruppo al consiglio comunale, di non seguire più proposte di “avvocati, movimenti e altra gente della quale non se ne può più”.
Il Comune di Nicosia quindi sembra deciso a seguire una propria strada. Sperando per il bene di tutti, che sia quella giusta?

Giulia Martorana

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Quella maledetta sensazione di vuoto. Chi l’avrebbe detto che il leggero vento di protesta si sarebbe trasformato in una tempesta che ha cambiato, per qualche giorno, la vita di un intero paese?
Tutto inizia nei giorni 29 e 30 agosto sulle scale del Tribunale di Enna e da li è stata un escalation di eventi, parole, articoli, foto, video manifestazioni, presidi, nottate, assemblee, prese di posizio¬ne, notizie e informazioni. Ed ora, a distanza di qualche giorno dalla chiusura, cosa resta di tutto ciò? Il portico del Tribunale con quelle scale della parte retrostante, ribattezzata la nuova Agorà di Nicosia, sono rimaste vuote. Vuoto è rimasto anche l’interno di quella struttura che ormai è stata privata del suo valore di presidio, delle sue attrezzature e uffici, della sua storia, dei suoi fascicoli, delle sue inchieste, del suo personale, dei suoi avvocati, giudici e magistrati, dei suoi processi che sono stati dirottati ad un inadeguato Tribunale che ha sede in un capoluogo che, con la soppressione delle province, non è più tale. Il vuoto è stato istituzionale, il vuoto doveva essere riempito già tanti anni fa, il vuoto è quello che i partiti hanno lasciato: incapaci di portare l’istanza sui tavoli che contano. Il vuoto è quello che ha provato ogni nicosiano giorno 12 settembre quando giungevano notizie negative dalla capitale. Il vuoto è spopolamento, quello che accompagnerà Nicosia, sempre di più, negli anni a venire.
Stato sordo e lontano! Certo è che la colpa di tutto questo non sia imputabile a singole persone o ai cittadini che si affidano alle varie compagini politiche. Imputabili sicuramente sono alcuni ritardi e inadempienze, come pure questa logica europea che l’Italia sta adottando, snaturandosi e mettendo al centro politiche che penalizzano il forte senso identitario e di autonomia dei territori. Lontano dai principi costituzionali e dall’ascoltare le esigenze dei cittadini, lo stato priva Nicosia di un servizio che era il fiore all’occhiello della città, sia la sua storia come per il suo lavoro il Tribunale meritava di restare e non essere soppresso come una cosa inutile. Potremmo fare riferimento alla moltitudine di sprechi italiani per capire che il risparmio è solo un pretesto che lo Stato adotta. Automaticamente si diventa cittadini di serie B e non basta il grido forte di un’intera comunità per ricevere udienza e veni¬re ascoltati. Mille perché su questa chiusura andrebbero posti al ministro Cancellieri, all’ex ministro Severino, che l’ha preceduta nel governo Monti, a tutto l’arco parlamentare ed ai partiti che approvarono la riforma Severino, ad eccezione dei parlamentari della lista Di Pietro, e pure al presidente Napolitano che forse anche se ne è il garante non ha fatto riferimento all’articolo cinque della Costituzione. Bene! Per sicurezza noi lo scriviamo almeno ci rendiamo conto di quanto siete sordi e lontani.
Quel vuoto per qualche giorno si è riempito. Nicosia per un po’ è stata veramente occupata, messa sotto assedio dai suoi stessi abitanti. Cittadini di tutte le età si sono interessati alla questione e hanno partecipato in massa alle manifestazione. Certo, non tutti hanno capito cosa abbia suscitato la rabbia di alcuni e tanto meno le motivazioni della chiusura o le conseguenze che si abbatteranno, come la peste, su questa città. La maggior parte a battere le mani a qualsiasi slogan inneggiante o spiegazione di merito dei vari personaggi che si alternavano a paladini della partecipazione e dell’azione, ma la folla talvolta ha poco cervello.
Il presidio permanente comunque ha funzionato, otto giorni e otto notti di vigilanza. Non tutti sanno che, da diverso tempo prima, il trasferimento era comunque già iniziato. L’aria che si respirava era diversa in quei giorni e in quelle notti. Il blocco della via Umberto arrivava fino alla fine della via Roma dove, coincidenza, la strada era interrotta dai lavori. Davanti al Tribunale, all’ingresso di Santa Maria di Gesù, una serie di mezzi pesanti e grossi camion come mura di protezione e la gente che quella notte aveva deciso di rimanere. Lontano dalla confusione delle varie assemblee-comizio, gente di tutte le età riusciva a trovare il coraggio di la dire la propria sentendosi per qualche secondo ascoltato. Qui nasce e si percepisce tutto il buono di questa protesta: la “curva sud”, dove ci si è resi conto di non essere pochi a pensarla allo stesso modo.
Solo per se stessi! Quella del Tribunale dei Nebrodi è una chimera, come tante altre in questo territorio. Se le istanze dovevano essere pronte da un anno, se per legge sezioni distaccate – quella che doveva diventare Mistretta – non ne dovrebbero sorgere più, se i patti territoriali di qualche anno fa hanno prodotto solo disaccordo tra i paesi coinvolti e bocciature di finanziamenti, se questo Tribunale si poteva salvare in un altro modo, perché ancora si continua a credere alle favole? Semplice perché le favole ci danno una speranza, perché le favole hanno bisogno di maghi che con la bacchetta magica fanno avverare l’incantesimo. La bacchetta magica, in realtà, non funziona e serve solamente – ora come in passato – per ottenere visibilità e voti. Ma chi doveva o dovrebbe essere accanto ai cittadini ed essere in prima linea nell’occuparsi della questione Tribunale? Innanzitutto Giunta e Consiglio e gli ordini esponenziali come il Consiglio dell’Ordine degli avvocati e i sindacati in rappresentanza dei dipendenti del Tribunale. Ma si sa il nostro sindaco, come disse una volta in campagna elettorale, viaggia sempre ad “alta quota” quindi gli viene difficile scendere ogni tanto in superficie. Quando lo fa mette subito le mani avanti, alt fermi tutti, e inizia ad elencare le sue abilità di mago e gli incantesimi della sua personale bacchetta magica, tirandosi sempre fuori da ogni situazione e discorso dove non è “lui” ma “noi”.
Guai se la Giunta non asseconda questo volo ad alta quota. Il Consiglio forse mai così impegnato come nei giorni di protesta, vede in alcuni dispensatori di verità che sanno di bugie, in altri aspiranti maghi e altri che, come quando ci sono i consigli comunali, sono come si dice: panza e presenza.
L’unione dei tre ex sindaci sa tanto di: io c’ero, ho fatto qualcosa, hai visto? Ma prima, quando avevano le cariche, perché non hanno fatto lo stesso “casino” di ora? E gli avvocati? Divisi e solo qualcuno presente, idem i dipendenti. Crediamo nella buona fede delle persone ma a pensare male ogni tanto ci si azzecca. E tutte le dimissioni annunciate sul palco? Sono finite nel dimenticatoio tanto ancora una fievole speranza c’è! O fate credere che ci sia.
Su quei mille perché. In totale sono più di 900 uffici che chiudono in tutto il Paese tra tribunali, procure, sedi distaccate, uffici del giudice di pace. Da questa vicenda una cosa s’è capita di quest’Italia. Che ci vuole il Politico – con la P maiuscola – che conta e sappia battere i pugni sui tavoli giusti per ottenere quello che la comunità chiede. Ovunque c’è stata protesta nei paesi colpiti dalla riforma Severino ma a scampare alla chiusura sono quelli che possono contare su appoggi politici importanti. Anna Finocchiaro è riuscita a salvare il tribunale di Caltagirone e Angelino Alfano quello di Sciacca. Chiude Modica, che però ottiene la proroga edilizia, che conta sessanta mila abitanti e ovviamente Mistret-ta. Ad andarsene in Sicilia sono anche una trentina di uffici che chiuderanno più i tre tribunali, anzi due perchè dalla mezzanotte del 13 settembre hanno chiuso Nicosia e Mistretta. Chissà cosa diventerà questa città senza questo presidio. Magari qualche inchiesta scottante sul nostro territorio verrà archiviata o dimenticata, vedi pale eoliche, discariche, violazioni e danni ambientali. Magari entrerà un nuovo tipo di economia, non più tanto pulita. Magari ci saranno meno controlli e qualcuno che sicuramente ci guadagna o ci guadagnerà da questa chiusura.
Nascita di un simbolo! Forse non sarà servita a molto la protesta per il buon esito della vicenda. Il blocco dei treni a Santo Stefano ha fatto muovere da Palermo il presidente della Regione Crocetta, che ha promesso un disegno di legge da sottoporre al parlamento che potrebbe salvare almeno i tribunali, ma ad oggi non ci sono notizie di sviluppi in tal senso. Su quelle rotaie c’erano solo nico¬siani, questo è sicuro, oltre a sindaci del circondario del tribunale di Mistretta! L’unico treno che hanno fatto passare è stato fermo solamente quindici minuti, in quanto le forze dell’ordine presenti avevano assicurato che quel breve ritardo non avrebbe comportato conseguenze per i manifestanti, che però sono stati denunciati per interruzione di pubblico servizio e blocco ferroviario.
Ma siamo in Italia dove la manifestazione e la protesta non è ben vista dall’alta politica e l’attenzione mediatica non si richiama se non succede qualcosa di clamoroso o non ci scappa il morto…
Ma nonostante tutto, questo Tribunale è diventato un simbolo.
Sicuramente questa protesta è servita per guardarci tutti in faccia e capire che così non si può andare avanti. Sicuramente è servita per conoscersi e uscire dalle abitazioni e, soprattutto, dalle convinzioni. Sicuramente la nebbia della protesta si è finalmente diradata e ora qualcuno uscirà fuori per l’obbiettivo personale che ha covato in fondo all’animo per tutto questo tempo. Sicuramente la città è un po’ più viva, perchè abitata da persone che partecipano alla difesa di qualcosa che forse era già perduta ma che si sono battute lealmente e qualche volta coraggiosamente per difendere il futuro.

Vincenzo Lo Votrico

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Ancora oggi molta gente continua a farmi due domande: perché sei tornato a Nicosia e perché lotti contro la chiusura del Tribunale, grazie a “Nicosia in Linea” ora ho un’ottima opportunità per spiegarlo.
La risposta alle due domande è la stessa, perché amo il mio paese. Ho vissuto in Inghilterra per tredici anni con la mia famiglia e ci siamo trovati molto bene, principalmente perché tutto funziona molto bene, comunque siamo sempre rimasti attaccati alla nostra terra e alle nostre tradizioni.
Sicuramente alcuni di voi mi avranno visto girare per le strade della nostra città distratto (o sognante) e con una macchina fotografica al collo, un modo come un altro per catturare e portare con me pezzi della mia terra. Ora sono qui e vedo con occhi un po’ diversi la nostra realtà, la vedo con gli occhi di chi ha vissuto in un’altra Nazione real¬mente multiculturale, con gli occhi di chi non è assuefatto alla realtà locale e ne coglie i problemi ma anche il grosso potenziale.
Nicosia, questa cittadina ricca di opere d’arte, di tradizione e di storia, circondata da una campagna e paesaggi stupendi, che potrebbe vivere di solo turismo, lasciata invece un po’ così a sopravvivere in mezzo a “trazzere” e disservizi, e sempre un po’ più povera giorno dopo giorno. Nicosia la città che ha subito dominazioni Normanne, Saracene e infine baronali, terra di un popolo che si è abituato a subire le angherie del padrone di turno. Basta!
Il tribunale per me è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, vedere che ce lo portavano via tra l’indifferenza generale mi ha dato ai nervi, si doveva fare qualcosa.
E ora eccoci qua, il tribunale forse non tornerà più (spero proprio non sia così), ma la gente ha dato dimostrazione del fatto che non ci possono strappare via l’onore così facilmente, la gente ha combattuto, ha manifestato, ha sofferto, ha pianto per il Tribunale. I ragazzi hanno dimostrato di essere più maturi degli adulti e i vecchi di essere più forti e più ottimisti dei giovani.
C’è chi ha fatto le nottate per presidiare il tribunale, gli scout hanno addirittura montato le tende! C’è chi ha raccolto per giornate intere i certificati elettorali, c’è chi ha bloccato le strade con i propri mezzi, c’è chi ha chiuso le attività in segno di lutto e c’è chi è andato a bloccare i treni. La “curva sud” è diventata una nuova Agorà in cui si parlava di Politica e non di politica. Ognuno si è impegnato in maniera diversa, ma tutti sono stati indispensabili per creare questa coscienza popolare e questo senso civico che sarà la base per la rinascita di Nicosia. Ora il Nicosiano ha preso atto dello scippo programmatico di risorse e servizi nel nostro territorio ed è pronto a lottare per il proprio futuro, per mantenere e potenziare l’ospedale, il carcere, la viabilità e poi le scuole. Ora il Nicosiano si è reso conto che è solo e non può fare affidamento su referenti politici indifferenti o inesistenti, ci dobbiamo rimboccare le maniche e fare da soli. Da queste lotte è nato un movimento spontaneo, il “Movimento per la difesa dei Territori”, questo movimento è composto da gente “normale”, gente che lotta con passione per ottenere ciò che gli è dovuto, gente che vuole creare un posto migliore per le nuove generazioni. Il movimento vigilerà attentamente sulla politica locale e si porrà come interlocutore diretto del nostro governo. Il movimento sta crescendo di giorno in giorno, presto saremo come un fiume in piena che travolgerà i vecchi schemi della po¬litica opportunistica e corrotta, restituendo al popolo la sovranità che gli spetta secondo il primo articolo della costituzione della Repubblica.
Nicosiani credo proprio che abbiamo voltato pagina, è ora di riempirla di piani e prospettive per un futuro prospero per tutti noi!

Fabio Bruno

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Giuseppe Agozzino – Direttivo Unione Fori Siciliani
Cosa fare?
Non mi esimo certo dal prendere una posizione che sia costruttiva su tutte e tre le questioni del momento:
1) tribunale di montagna che accorpa Mistretta;
2) Tribunale dei Nebrodi con due sedi;
3) Mistretta sezione staccata del Tribunale di Nicosia che, anche in questo caso accor¬perebbe Mistretta poiché, ricordo, le vecchie sezioni staccate era e facevano parte integrante dei tribunali madre.
Assumo una posizione anche alla luce delle ragioni poste a fondamento di una proposta di legge della Regione Siciliana al Parla¬mento e volta alla istituzione del Tribunale dei Nebrodi analoga a quella che dovrebbe fare, come sicuramente farà, la regione Friuli Venezia-Giulia.
Adotto uno schema per rendere facile la lettura:
1) è giusto e inevitabile che Mistretta, anche in un futuro non lontano, sia sede di un presidio di giustizia che, oggi, non può essere la sezione staccata la quale, però, rappresenta l’idea fondamentale nel ragionamento che sto conducendo e la cui prova sta nel fatto che, come dichiarato dal Sindaco di Mistretta Antoci nell’assemblea pubblica di sabato 14 settembre, i comuni della costa non è pensabile che vengano a trattare le cause a Nicosia: certo meglio Patti.
2) Oggi, la salvezza del tribunale di Nico¬sia passa solo dall’accordo di accorpamento puro e semplice con Mistretta, sulla base di un accordo scritto tra tutti i comuni.
Qui vi è l’urgenza dato che il termine per il decreto correttivo andrà a scadere il 13 settembre 2014.
3) L’art.121 della Costituzione prevede che il Consiglio Regionale può fare proposte di legge alle Camere. E la Regione Sicilia può presentare al Parlamento una proposta di legge istitutiva del “Tribunale dei Nebrodi”, con due sedi, Nicosia e Mistretta ed oneri per manutenzione a carico, anche parziale della Regione.
Qualcuno potrebbe osservare che la Corte Costituzionale, con la sentenza 234/2013 ha rigettato il ricorso della Regione Friuli, precisando che «sussiste la riserva di legge statale in tema di ordinamento giudizia¬rio, ai sensi dall’art. 108, primo comma, Cost.».
Come mai potrebbe la Regione Siciliana avanzare una proposta di legge sulla geografia giudiziaria? Ma la Regione si dovrebbe limitare a chiedere al Parlamento che, a modifica del decreto legislativo 155/2012, istituisca il “Tribunale dei Nebrodi”, nulla più e nulla meno di ciò.
Conclusioni: siamo ragionevoli
Ed allora: si stipuli un accordo tra i comuni degli ex circondari dei tribunali di Nicosia e Mistretta e si chieda al ministro il decreto correttivo che, al momento, preveda l’accorpamento di Mistretta a Nicosia, con la previsione contenuta già oggi nel decreto correttivo di rivedere in sede legislativa ordinaria l’istituzione di un tribunale con due sedi. L’accordo deve essere preceduto da una celere, precisa, univoca e non tentennante delibera del Consiglio regionale siciliano, di presentazione di una proposta di legge istitutiva del “Tribunale dei Nebrodi” con due sedi, Nicosia e Mistretta e spese anche a carico della Regione siciliana. Mi rendo conto che forse questa proposta è al momento impopolare ma ha una sua oggettività: se Mistretta viene accorpato a Nicosia, oltre alla salvezza del nostro tribunale, Mistretta – poiché già farebbe parte di un complesso giudiziario con sede a Nicosia – avrà la possibilità di ridiventare sede giudiziaria, con l’approvazione della legge regionale per la quale, credo, nessun deputato nazionale della nostra Regione avrà niente da ridire o potrà sonnecchiare o fare finta di niente. Nel caso contrario, la salvezza di entrambi i tribunali sarebbe affidata solo alla legge di iniziativa regionale poiché sarebbero scaduti i termini per il decreto correttivo e, quindi, nel frattempo, tutti avremmo perduto tutto. Sebbene io sia convinto delle cose che ho detto, la convinzione da sola non basta quando, come ricorda Sami Feiring, «tutto è stato detto, ma non ascoltato».