Troina. Oasi Maria SS, esasperati i dipendenti: “Vogliamo discutere il percorso da seguire”

Troina. All’assemblea dei dipendenti dell’associazione Oasi Maria SS, convocata dalla Cisl per discutere delle problematiche e delle prospettive aziendali, sono intervenuti il segretario generale territoriale dell’Ennese, Tommaso Guarino, e due componenti della segreteria della funzione pubblica interprovinciale Agrigento, Caltanissetta ed Enna, Gianfranco Di Maria e Angelo Pirrera. I dipendenti hanno manifestato ai dirigenti sindacali tutta la loro esasperazione per la difficile situazione in cui si ritrovano per il mancato pagamento delle mensilità arretrate. Mariella Zitelli e Cinzia Turco si chiedono perché l’Oasi non paga gli stipendi ai suoi dipendenti a scadenza regolare, senza accumulare mensilità su mensilità arretrate, se i suoi dipendenti garantiscono i servizi, e lanciano un grido di aiuto: “Siamo con l’acqua alla gola e al sindacato chiediamo meno parole e più fatti”. Di Maria ha usato parole forti definendo drammatica e anche tragica la situazione e ha precisato la linea di condotta della Cisl: “Noi vogliamo discutere con l’Oasi il percorso da seguire per andare a regime perché noi non siamo per il conflitto, ma non l’escludiamo se non vogliono sentirci”. Guarino ha messo in guardia i dipendenti Oasi contro il rischio di farsi prendere la mano dall’esasperazione e non capire i limiti. Entrando nel merito delle proposte della Cisl, Guarino ha detto: “Noi faremo la nostra parte affinché l’’Oasi, che ha gravi problemi finanziari, si rimetta in equilibrio”. Guarino ha parlato delle proposte della Cisl per raggiungere quest’obiettivo: internalizzazione dei servizi, piano di rientro e accompagnamento alla pensione di quei dipendenti più esposti al rischio di perdere il posto di lavoro. “L’internalizzazione dei servizi farebbe risparmiare all’Oasi 1.100.000 di Iva”, ha calcolato Guarino. Del gruppo Oasi attualmente fanno parte l’associazione Oasi Maria SS, che si occupa delle attività sanitarie di cura e riabilitazione dei disabili e della ricerca scientifica sulla disabilità, e l‘Oasi Maria SS srl, che fornisce i servizi logistici e di supporto alle attività sanitarie dell’associazione Oasi Maria SS. Internalizzare i servizi significa sciogliere l’Oasi srl e trasferire i servizi e il personale all’interno dell’associazione Oasi, eliminando così quei passaggi che comportano il pagamento dell’Iva di 1.100.000 euro di cui parla Guarino. I tre dirigenti sindacali hanno comunicato ai dipendenti nell’assemblea di ieri che il 13 novembre incontreranno l’assessore regionale alla sanità Borsellino per chiedere due cose: dai soldi che l’Asp manda all’Oasi per i servizi resi si deve separare quella parte che va destinata a pagare esclusivamente la retribuzione dei dipendenti e la non applicazione all’Oasi delle tariffe previste dal decreto Balduzzi. Quello che avete appena finito di leggere è un resoconto in estrema sintesi della discussione che ha animato l’assemblea dei dipendenti Oasi. Il dibattito ha avuto momenti di grande tensione in cui i dipendenti hanno manifestato la loro rabbia per la condizione di grande difficoltà economica in cui sono costretti a vivere per colpe di altri e la sfiducia verso le organizzazioni sindacali di cui non si sentono adeguatamente rappresentati. Ma c’è un’altra circostanza che rende ancora più acuto il disagio vissuto dai dipendenti, che vivono questa loro situazione di estrema difficoltà in condizioni di solitudine. L’Oasi ha una forte presa sull’economia locale e per Troina, come hanno rilevato i due sociologi Anton Jansen e Clifford Jansen, è in pari tempo una risorsa e una fonte di insicurezza. Eppure l’Oasi e Troina hanno vissuto come due condomini che abitano sullo stesso pianerottolo, ma si scambiano appena appena il saluto quando s’incontrano sulle scale. Da qui scaturisce quel senso di estraneità del paese verso le difficoltà dell’Oasi, che sono molto più serie di quelle che ha vissuto in questi ultimi 60 dal 1953 quando è stata fondata. Estraneità che assume anche la forma di indifferenza verso il dramma vissuto dai dipendenti attorno ai quali un paese con la schiena dritta e consapevole dei propri interessi dovrebbe stringersi perché in gioco non c’è solo il sacro santo diritto dei lavoratori a ricevere la retribuzione per il lavoro svolto, ma c’è anche il suo futuro come paese.
Siano Privitera