Antonio Ingroia a Troina discuterà degli eventi accaduti negli anni 1992 e 1993 in Italia

Troina. Nell’aula magna dell’Iiss Ettore Majorana, via Aldo, 147, si terrà l’incontro con Antonio Ingroia organizzato dall’associazione culturale Antonio Gramsci, sabato pomeriggio 9 novembre, alle ore 17. Nell’incontro con Antonio Ingroia, che per molti anni è stato procuratore aggiunto della procura di Palermo, si parlerà degli eventi accaduti negli anni 1992 e 1993 in Italia. Sono stati gli anni in cui accaddero fatti di estrema gravità che hanno segnato il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. Il 12 marzo 1992, a pochi giorni dalle elezioni per il rinnovo del parlamento nazionale, fu ucciso a colpi di pistola a Mondello l’on Salvo Lima, un esponente di spicco della Dc. Fu l’inizio di una lunga scia di sangue che ebbe momenti terribili come la strage di Capaci dove a maggio caddero il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta, e la strage a luglio di via D’Amelio, a Palermo, in cui persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e i poliziotti che lo scortavano. Furono delitti di chiaro stampo mafioso. Si parlò allora, e continua a discuterne anche adesso, di una trattativa tra stato e mafia per spezzare questa catena di delitti efferati. Nella notte tra il 26 e il 27 maggio del 1993 in via dei Georgofili a Firenze esplose un fiorino imbottito di tritolo, che causò la morte di 5 persone. Un paio di mesi dopo, nella notte tra il 27 e 28 luglio, altri attentati con bombe furono consumati a Milano in via Palestro, al padiglione di arte contemporanea, e a Roma nelle basiliche di san Giovanni in Laterano e del Velabro. Anche per questi attentati si pensò ad una matrice mafiosa. Rispetto agli attentati di mafia del 1992, a molti osservatori e studiosi sono apparsi atipici quelli di Milano, Firenze e Roma del 1993 perché rivolti a colpire non rappresentanti delle istituzioni, ma il patrimonio artistico, culturale e religioso. Furono due anni terribili, che a molti fecero temere scenari futuri inquietanti. Per una corretta interpretazione di quelle stragi e attentanti, che funestarono il biennio 1992 – 1993, occorre integrare i risultati delle indagini condotte dalla magistratura con le riflessioni di carattere storico perché, come ha scritto Carlo Ginzburg nel suo libro “il Giudice e lo storico. Considerazioni in margine al processo Sofri”, “< uno storico ha il diritto di scorgere un problema là dove un giudice deciderebbe un non luogo a procedere”. Mettiamo in ordine alcuni fatti, scorgiamo il problema. All’inizio del 1992, la Cassazione conferma le sentenza del maxi processo, che sancisce il fallimento della copertura politica a Cosa nostra. La fine della guerra fredda e tangentopoli travolsero il ceto politico di governo, che aveva assicurato la copertura a Cosa nostra. Una parte consistente della classe dirigente, che con Cosa nostra aveva rapporti di contiguità e di comunanza di interessi economici e d’affari, temeva l’avvento al governo del paese delle forze di sinistra. Anche componenti dello stato e dei servizi segreti temevano una simile prospettiva. Il vuoto che si era venuto a creare con l’azzeramento di una classe politica di governo, espressione della Dc e del Psi, fu coperto nel 1994 da un partito, Forza Italia, alla cui nascita ha contribuito in misura determinante un personaggio, Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Su questi ed altri fatti accaduti in quel terribile biennio 1992-1993 contrassegnato da stragi e bombe, bisogna ragionare con la logica e il metodo dello storico per coglierne il senso e il significato.

Silvano Privitera