Province, Crocetta proroga i commissari, confermato ad Enna Caccamo

Il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, ha firmato i decreti che ufficializzano i nuovi commissari per le Province. L’Ars aveva bocciato il decreto per la proroga dei commissari, ma il governatore ha provveduto alla predisposizione di nuovi decreti di nomina per mantenere i commissari, che hanno esaurito il mandato il 31 dicembre, nelle varie Province regionali.
Confermati sette commissari su nove: Domenico Tucci a Palermo, Salvatore Caccamo a Enna, Filippo Romano a Messina, Raffaele Sirico a Caltanissetta, Benito Infurnari ad Agrigento, Alessandro Giacchetti a Siracusa e Darco Pellos a Trapani.
A Catania Giuseppe Romano prende il posto di Antonina Liotta, mentre a Ragusa Carmela Floramo sostituirà Giovanni Scarso, che si è dimesso per motivi familiari. Tutti rimarranno in carica fino a circa metà febbraio; per quel periodo l’Ars dovrebbe aver dato l’ok al decreto per l’introduzione dei Liberi consorzi.

Intanto ogni tanto si risente il Presidente dell’Università di Enna “Kore”, Cataldo Salerno, in qualità di coordinatore della “cabina di regia” della Provincia di Enna (che ad oggi le uniche attività che riscontriamo sono delle sporadiche dichiarazioni come questa che segue):
“La proroga del commissariamento delle nove province, in assenza della contestuale indizione delle elezioni provinciali, può apparire un atto di sfida nei confronti del parlamento regionale, che tale proroga aveva espressamente negato lo scorso 28 dicembre. Il commissariamento può essere prorogato esclusivamente se, con lo stesso atto, si indicono le elezioni. Altrimenti si tratterebbe di un provvedimento amministrativo adottato in luogo di una proposta di legge che è stata bocciata. In altre parole, un abuso insieme con una omissione di un atto dovuto, quale è quello della indizione delle elezioni provinciali. Infatti, il 31 dicembre è scaduta la legge 7, che quelle elezioni aveva sospeso, ed è quindi ritornata pienamente in vigore la legge 9 del 1986, con l’obbligo per il governo di chiamare i cittadini alle urne. Se, nel frattempo, il parlamento regionale varerà una nuova legge, è cosa ancora da venire. Sarebbe peraltro un bene per tutta la Sicilia che si tornasse a votare per le province, che si chiudesse definitivamente un dibattito stucchevole su una questione che non interessa ai cittadini e che, finalmente, il governo e il parlamento regionale potessero dedicarsi alle vere emergenze: lo sviluppo, il lavoro per i giovani e i disoccupati, il decentramento dei poteri della burocrazia regionale ai territori. In una sola espressione, la lotta alla mafia fatta di fatti”.