Primarie Pd: nessuno dica a Pif che Crisafulli è diventato “renziano”

Vladimiro Crisafulli PIFMeglio di un thriller, anzi, di una spy story. Le primarie con le quali il Partito democratico il prossimo 16 febbraio sceglierà il suo nuovo segretario regionale, ci stanno regalando momenti di suspense, pathos e clamorosi colpi di scena. Non ci riferiamo alle polemiche tra candidati e sostenitori dei vari schieramenti in campo, in un congresso è abbastanza fisiologico, e il Pd, soprattutto da quando Crocetta è presidente della Regione, ci ha abituati. Ci riferiamo, invece, agli inediti movimenti di esponenti politici che con repentini e imprevedibili cambi di fronte, capriole e salti della quaglia riescono a modificare alleanze e assumere ruoli impensabili fino ad una settimana fa. Con cinque candidati in lizza, comprendere “chi” sta “con chi” e soprattutto, chi rappresenta il “nuovo corso” di Renzi tra i contendenti, equivale a scoprire chi è l’assassino fin dai titolo di testa di un film di Alfred Hitchcook.

Ma proviamo a districarci nella selva di intese, accordi sotterranei, ambiguità, appoggi reali e millantati. Ieri un comunicato uno dei candidati, il parlamentare nazionale Giuseppe Lauricella, figlio dell’ex presidente dell’Ars Salvatore, ci ha inchiodati alla poltrona e amplificato le nostre incertezze. Nella nota, infatti, l’esponente del Pd ha tenuto a ribadire: “In Sicilia il candidato di Gianni Cuperlo non è Fausto Raciti, come leggo da più parti, ma sono io. Me lo ha confermato lo stesso Cuperlo che ho incontrato”. Una precisazione dovuta, dicono ambienti bene informati. Corretta nella sostanza e necessaria visto che nella competizione in atto dentro il partito di Renzi, ad eccezione della rappresentante di Civati Antonella Monastra, molti fanno a gara ad arruolare leader, anche a loro insaputa.

Dal canto suo, il giovane Fausto Raciti, che a detta di Lauricella avrebbe millantato la “benedizione” di Cuperlo è considerato il candidato da battere. Lanciato nell’agone a sorpresa, con il chiaro intento di sbarrare la strada all’uscente Giuseppe Lupo, il segretario nazionale giovanile del Pd ha a suo sostegno un’alleanza così eterogenea da far impallidire il patto Ribbentrop-Molotov. Lo schieramento a sostegno del candidato che si proclama, nemmeno a dirlo, renziano con una spolverata di Cuperlo (smentita però da Lauricella) vede insieme Davide Faraone, Beppe Lumia, Vladimiro Crisafulli e Antonello Cracolici, con Rosario Crocetta dietro le quinte, ma attivo a supporto. Ma come? Penserà il lettore, Faraone con Crisafulli? E Crisafulli chi? Quello che il celebratissimo Pif, che ha emozionato migliaia di cinefili con il suo film contro la mafia, alla Leopolda disse che se avesse vinto Renzi sarebbe stato cacciato dal partito un minuto dopo? Non può trattarsi dello stesso Crisafulli accusato, durante le primarie di un paio di mesi fa, di truccare la votazione per fare vincere Cuperlo. Certamente non può essere lo stesso con cui Davide Faraone venne quasi alle mani per difendere i voti pro-Renzi ad Enna. No, non può essere. Sarà un sosia, un omonimo, il vero Crisafulli è stato espulso da Renzi su proposta di Faraone e Pif, o no?

Così come non è possibile che in questo rassemblement ci sia pure Antonello Cracolici con Rosario Crocetta. Li abbiamo letti gli attacchi del deputato all’Ars contro il governatore, fino a un paio di settimane fa. E poi, non è possibile che Rosario Crocetta, paladino delle Sicilia trasparente, pulita, legale, morale e del riscatto dal malaffare, sodale dell’altrettanto fiero castigamatti di tutti i potentati affaristici e mafiosi dell’Isola, Peppe Lumia, sia alleato di Crisafulli. Proprio lui, l’ex senatore non ricandidato perché accusato da tutti i suoi compagni di partito di essere un “mammasantissima”, un ras dedito a rappresentare interessi “poco trasparenti”. Ma poi Crocetta come potrebbe mai condividere qualcosa con Faraone del quale ha chiesto le dimissioni dieci giorni fa in seguito all’inchiesta sulle spese dell’Ars? Altro che alleanza, questa somiglia tanto ad una “insalata russa” realizzata con ingredienti fortemente contrastanti tra di loro. La sintesi trovata per sostenere Raciti è un colpo di scena degno del finale di un racconto di Dan Brown.

Ma la storia non finisce qui, la tensione della suspense non accenna a calare. Sì, perché un renziano di pura fede in campo c’era già. Si tratta di Antonio Ferrante, volto pulito, giovane, abile nell’utilizzo dei social network e fedelissimo del sindaco di Firenze. Ma lui, come pure il deputato regionale Fabrizio Ferrandelli, non hanno potuto che constatare con stupore la svolta che ha preso il “film” delle primarie, con esponenti della stessa corrente con cui si combattuta fianco a fianco la battaglia per la segreteria nazionale del Pd, ora alleati dei sostenitori del “nemico” Cuperlo. Basito allo stesso modo sarà rimasto il segretario regionale uscente e ricandidato Giuseppe Lupo. Cislino, legato a Dario Franceschini, coordinatore dai modi “felpati”, aveva sostenuto in Sicilia Renzi alle primarie e inchiodato Crocetta alle sue responsabilità nel governo della Regione. Ora trova i suoi alleati renziani fino ad una settimana fa, uniti con gli avversari comuni di allora, con lo scopo, non troppo nascosto, di fargli la pelle. L’attacco a Lupo, dicono le malelingue, sarebbe il prezzo che il sindaco di Firenze starebbe pagando a costo di “sacrificare” agli avversari interni alcune sue posizioni in giro per l’Italia, allo scopo di garantirsi l’unità intorno all’accordo siglato con Silvio Berlusconi. Un modo per “blindare” le votazioni di deputati e senatori sulla nuova legge elettorale. Anche a questo non possiamo credere, anche perché se così fosse, a Pif chi glielo dice?

Nicola Salvetti per ilsitodipalermo.it