Fiera delle banalità. Piazza, Gela e la migrazione ad Est…

I love piazza armerinaLa delegazione del Comitato per lo Sviluppo dell’Area Gelese (CSAG), ha incontrato il Dr. Filippo Miroddi, sindaco di Piazza Armerina e, a dire del portavoce dello stesso, Filippo Franzone, il primo cittadino della città dei mosaici, avrebbe mostrato “grande attenzione e disponibilità” alla eventualità che si discuta dell’adesione di Piazza al Consorzio del catanese.
Ora, comprendo la grande difficoltà, durata oltre ottanta anni, a stare in una provincia nella quale ci si aspettava di entrare da capofila ed invece si rimase come secondi spesso ben poco considerati. Capisco la “naturale” tendenza a vedere il territorio gelese come luogo di “espansione” degli interessi piazzesi, ma mi risulta estremamente difficile comprendere come possa divenire “interessante” guardare al catanese.
Piazza Armerina al tempo della creazione della provincia di Enna era di gran lunga il centro più grande, ed aveva vissuto un paio di secoli di sfolgorante espansione perfettamente speculari ai due secoli di triste recessione della nebbiosa Castrogiovanni. La elevazione della seconda a capoluogo della provincia suonò certamente come uno sgarbo pesantissimo, vennero formulate tutte le spiegazioni possibili, politiche, geografiche, storiche e persino fantastiche, ma il risultato, innegabile, fu quello di mettere in moto un percorso di decelerazione della corsa piazzese che, nonostante la Diocesi ed una ricchissima dotazione scolastica, praticamente unica in tutta la Sicilia centrale, vide la sua popolazione decrescere con irrefrenabile velocità.
La speranza della elevazione a capoluogo di Caltagirone da un lato e di Gela dall’altro, cibarono sempre la voglia piazzese di scappar via dalla giovane e eterogenea provincia ennese.
Crocetta, preso dalla necessità di dare rivoluzionarie risposte alla sua Gela e, soprattutto, di dotare la città delle colonne di un prezioso gioiello (Piazza con tutto il suo patrimonio artistico e culturale), ha tentato a sua volta di creare una nuova realtà territoriale corrispondente più o meno a quella che per tutto il tardo medioevo fu l’area di influenza di Piazza Armerina. San Cono, Mazzarino, Riesi, Butera, Niscemi, la stessa Gela, erano centri che con Piazza condividevano il percorso storico e che a Piazza conferirono per secoli il ruolo di città di riferimento (su questo particolare aspetto si potrà approfondire con gli studi del compianto Prof. Ignazio Nigrelli). Certo, la logica di Crocetta ancora una volta ribalta il ruolo, Piazza non più primaria ma neanche comprimaria, ridotta invece a scintillante orpello di un’area innegabilmente votata alla preminenza gelese.
Oggi, visto che alla fine, pur di star aggrappato alla traballante poltronissima il Governatore ha dovuto abbandonare il sogno della provincia del golfo, va scippata Piazza ad Enna, a quella Enna che rappresenta (e noi ennesi dovremmo rendercene conto per spiegarci i tanti, troppi scippi di questi anni) la “restaurazione” dei vecchi gruppi politici contro la “rivoluzione” del Governatore. Lo scippo deve, comunque avvenire, persino ipotizzando che la città ed il suo territorio possano transitare nella amplissima area del consorzio catanese. Mi chiedo, e che senso avrebbe? E quali interessi condivisi potrebbero rendere logica a questo percorso?
Certamente ne avrebbe vantaggio Caltagirone, che, infischiandosene altamente dell’esser capoluogo o meno, il capoluogo lo fa. Piazza e quindi anche (forse) Aidone, finirebbero per far capo al calatino componendo un’area di altissima appetibilità economica e turistica.
Ugualmente ne avrebbe vantaggio la Gela della politica, smembrando un collegio elettorale che già oggi è il più misero di Sicilia e che su tre deputati regionali ne ha eletto ben due piazzesi.
Ma se tutto questo potesse essere di vantaggio ai piazzesi, alla gente, alla economia che stenta a sfondare, se tutto questo potesse finalmente liberare quella forza che il centro storico e la Villa del Casale posseggono al di là di ogni stagionalità politica non potrei che inchinarmi alla scelta sapendo che a perderne ne avrebbe una Enna che troppo spesso ha volutamente dimenticato di aver cotanta gemella!
Rimane però un problema, le due gemelle, le due “menzi baruna di Funnurò”, sono territorialmente fuse in un abbraccio quasi impossibile da districare. I due territori sono profondamente interdigitati, Piazza Armerina possiede l’area di Grottacalda che giunge sino al bivio Ramata, praticamente sino alle case della frazione di Pergusa, di contro Enna giunge quasi al bivio della Noce, e così Piazza ha le Rocche di Castani, a Nord Est di Valguarnera, affacciate sull’ennese Piana dei Calderai… Bisognerebbe avere il coraggio di ridisegnare i territori, di consentire alla gente di non dover vivere l’incubo di veder allontanare gli uffici di riferimento.
Ritorna quindi la questione, ridisegnare l’ente di area vasta non può significare dar voce alle miriadi di voglie separatiste, centrifughe, di riscatto delle tante, troppe città siciliane. Questo lavoro da tecnici, da urbanisti, geografi, panificatori, non può risolversi nella fiera delle banalità da campanili medievali. Confido nella capacità del Sindaco Miroddi, nella gente di Piazza, che infin si veda che il vantaggio vero sta solo nel garantire efficienza e funzionalità agli enti di riferimento chiedendo a gran voce intanto al Crocetta che un luogo di così grande interesse per la Sicilia del terzo millennio non debba essere più marginalizzato come sinora è stato.


Giuseppe Maria Amato
Presidente CEA Sicilia



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