Nicosia. Ospedale Basilotta, sarà la Corte di giustizia europea a valutare l’esposto dei sindacati dei medici

ospedale - via san giovanniNicosia. La Commissione Europea trasmette la denuncia dei medici dell’ospedale  Basilotta di Nicosia alla Corte di Giustizia Europea. La vicenda giunge dunque all’epilogo sperato dai denuncianti, il sindacato Fials Medici e la Fesmed, dopo che con ben tre esposti consecutivi a firma rispettivamente del dr. Francesco Castelli e del dr. Paolo Trovato, redatti dal legale che li assiste, l’avv. Giuseppe Agozzino, i medici avevano rilevato le gravi irregolarità nei turni di pronta disponibilità al Basilotta, sistematicamente superiori ai dieci turni mensili per medico. La nota recapitata il 18 giugno, e che porta la firma del capo unità della Direzione Occupazione della Commissione, Muriel Guin, precisa che la denuncia sarà “trattata dalla Corte di Giustizia Europea nell’ambito del procedimento pendente contro l’Italia per la violazione della direttiva europea relativa alla durata massima settimanale del lavoro e ai periodi minimi di riposo”. La denuncia, si basava sul fatto accertato dalla Commissione in sede di deferimento dell’Italia avanti alla Corte, per il quale pendono già altre denunce simili, che la normativa italiana, priva questi medici del loro diritto a un limite nell’orario lavorativo settimanale e a un minimo di periodi di riposo giornalieri. La Direttiva stabilisce infatti il limite massimo di 48 ore settimanali lavorative e un minimo di 11 ore consecutive di riposo. Questi limiti, nella normativa italiana, non si applicano ai dirigenti del servizio sanitario nazionale, ma la Direttiva non consente agli stati membri di escludere i dirigenti dal godimento dei diritti sanciti al suo interno. La nota a firma del capo unità europeo, Muriel Guin, è un testo che va nel dettaglio e contiene numerosi riferimenti a sentenze già emesse dalla stessa Corte in casi simili. «Ciò che attira l’attenzione – commenta l’avv. Agozzino – è che la Commissione ha fornito una celere risposta di elevato livello giuridico. Nella nota vengono anche eliminati alcuni dubbi sull’interpretazione della direttiva, in particolare per quanto riguarda il diritto al riposo compensativo, ossia quello che serve a “compensare” il medico in caso di turni di pronta disponibilità effettivamente svolti. Infatti, la Commissione afferma, con riferimento alla peraltro nota sentenza Jaeger del 2002, che le deroghe alle 48 ore settimanali e al riposo, sono consentite agli stati membri solo in casi determinati. In ogni caso, prosegue la Commissione, il riposo “deve essere immediatamente successivo all’orario di lavoro che intende compensare, per evitare fatica e sovraccarico di lavoro dovuto all’accumulo di periodi di lavoro consecutivi” Ciò significa, molto semplicemente che oltre al rispetto del numero massimo di ore di lavoro, ne debbono seguire altrettante di riposto, senza possibilità alcuna – come avviene al Basilotta – di turni di lavoro ripetuti senza riposo immediato». «La Commissione – commenta il dr. Castelli – ha pure precisato che lo sforamento del limite massimo dei turni, non è ammesso quando l’orario di lavoro è imposto al medico, come avviene nel nostro caso. Infatti, abbiamo dimostrato alla Commissione, con i documenti in nostro possesso, che sebbene i turni siano dichiarati non conformi alla legge e alla direttiva, la direzione ci obbliga ad espletarli per non interrompere il servizio. Ciò è comprensibile – conclude Agozzino – ma la Commissione ha scritto che ciò può avvenire solo se al turno in deroga segua il periodo di riposo». La commissione invece non ha accolto la richiesta dei denunciati di ispezione presso il Basilotta e l’ASP di Enna, ritenendosi incompetente ma, prosegue Agozzino «nella lettera ha dato un preciso avviso all’Italia: se il nostro stato non si conformerà alla sentenza della Corte, la stessa commissione potrà richiedere alla Corte di applicare sanzioni economiche all’Italia». Silenzio assoluto invece da parte dell’Assessorato della Regione Siciliana. Adesso si aspetta la fissazione della causa avanti alla Corte in Lussemburgo, per il proseguimento.

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