Piazza Armerina: lo strappo – On.Lantieri risponde a ex Sindaco

I-love-piazza-armerinaLo strappo c’è stato, ed è stato forte, una lacerazione unanimemente condivisa. E’ stata approvata la delibera del Consiglio comunale di Piazza Armerina che sceglie l’appartenenza al Consorzio della ex Provincia di Catania. Diciotto favorevoli, un contrario e un consigliere assente per ragioni di salute, chiudono giorni di fortissima tensione, alimentata soprattutto dal Movimento Cinque stelle e da pochi integralisti, sostenitori della scissione da Enna. Sì, perché di questo si tratta: andare via, lasciare l’odiato capoluogo, responsabile di tutte le sventure della Città di Piazza Armerina, vendicare lo smacco subito quasi novant’anni fa per mano del Duce e alimentato da una classe politica via via sempre più inadeguata, ennacentrica ed egoista. L’umore dei piazzesi non è stato mai così violentemente avverso come in questi giorni all’impero di Mirello Crisafulli. Nel povero immaginario collettivo, il ras ennese è divenuto “il simbolo vivente dello sfruttamento, il negriero che affama i suoi schiavi e si bea delle loro sofferenze, il santo che non suda, l’uomo dedito al male, il difensore del cozzo, l’arricchito, il parvenu, il Politico senza scrupoli”. Chi la pensava diversamente era invece l’ascaro, il venduto al nemico, il lecchino di Crisafulli. Si sono fatte perfino le squadre di agitatori: improvvisati sit in, caratterizzati da violenza verbale, in cui i sostenitori dello strappo, sbeffeggiavano i tiepidi, minacciavano i politici, alimentavano i risentimenti popolari.

Mentre tutto questo accadeva a Piazza Armerina, Enna deve aver sottovalutato la portata dell’evento. Crisafulli azionava i suoi fili, senza sbilanciarsi: «Non pagheremo nessuno – pare abbia affermato – se ci mettiamo a prezzo il conto sarà altissimo». Ma manteneva costantemente aperto il collegamento con il sindaco Miroddi, o forse con il fratello, convinto che, come nel passato, con lui si sarebbe trovata un’intesa. Forse non avevano i compagni del Pd piazzese votato in massa per Miroddi alle ultime elezioni? Non avevano forse fatto arrivare i voti del “soccorso rosso”, quando in Consiglio comunale Miroddi era messo malissimo per far passare il bilancio? E non era andato il piccolo sindaco, ai piedi del colle, per trattare il ritorno di Piazza nel sistema rifiuti provinciale dopo la sventurata delibera di passaggio all’Ato CL2? Non avrà ancora bisogno dell’aiuto del barone rosso capace di muovere in Consiglio tre o quattro voti strategici, adesso che nella maggioranza si sentono sinistri scricchiolii, determinati dall’inaridimento del rapporto con Mattia e i suoi giannizzeri? Il sindaco aveva garantito, non si sa bene in cambio di che, ma aveva garantito. E il testa coda? Improvviso; l’ultimo giorno; anzi la mattina stessa della votazione, chissà cosa si sia messo di traverso! Con una piroetta delle sue, Miroddi ha cavalcato gli umori popolari: «Non potevamo negare ai piazzesi l’ultima parola: quel referendum s’ha da fare!».

Applausi!!!

Ma il tradimento più grave a Mirello Crisafulli è venuto dalle sue stesse truppe. Il Pd piazzese già da qualche giorno aveva diramato un oscuro comunicato, secondo cui si sarebbe dovuta aprire una interlocuzione con il partito di Caltagirone e di Gela, per valutare scenari nuovi e nuove opportunità. A nulla è valsa la frettolosa delibera dell’esecutivo provinciale del Pd che pretendeva di dare precise indicazioni ai consiglieri comunali, per votare contro la delibera di adesione alla provincia di Catania. Solo Teodoro Ribilotta, si è coraggiosamente inchinato alla volontà del grande capo e ha votato in perfetta solitudine secondo le indicazioni del partito.
Gli altri, le altre forze politiche, hanno votato seguendo il sentimento diffuso di ostilità a Enna. I più hanno ricordato che dagli anni Sessanta Piazza ha perduto la ferrovia, gli uffici finanziari, la Pretura e ha visto impoverirsi l’Ospedale. Qualcuno ha tirato in ballo i fratelli Sturzo, più d’uno hanno biasimato Benito Mussolini, come se l’unico peccato del dittatore fosse stato l’elevazione di Enna a provincia. Qualcun altro, più intelligentemente, ha anche osservato che dietro la delibera che si approvava, mancava un programma, che non si fosse costruito un itinerario condiviso con le altre comunità del nascente consorzio. Qualcuno ha additato le insufficienze gravi del piccolo sindaco, incapace di fornire una sola ragione a sostegno dell’adesione. Ma tant’è, oramai la scelta era compiuta, i numeri erano bulgari, era inutile sfidare il sentimento popolare.

La scelta è gravida di conseguenze, quasi tutte nefaste, talmente tante da non potersi prevedere agevolmente. Intanto, nelle more del trapasso, a Enna si avvieranno le purghe Mirelliane.
Tutti traditori, i piazzesi!
Tutti infami!

Quelli da anni sul libro paga, quelli che lavorano nelle strutture provinciali, i piazzesi politicanti di tutte le compagini, più o meno prezzolati, spesso ossequiosi alla sola vista di una sardina appesa. Tutti voltagabbana, tutti inorgogliti dalla storica scelta di mostrare le terga al loro padrone di ieri. Precari e contrattisti dell’Università, dipendenti di privati e di pubblici uffici, professionisti di fiducia: ce ne sarà per tutti. In attesa di conoscere una nuova classe politica di riferimento nel nuovo Consorzio, troveranno le porte chiuse nella vecchia Provincia.

Giocchino Arena, gran patron del noto gruppo commerciale, e carrapipano convinto, in questi giorni, con baldanzosa letizia, ricorda a tutti gli amici che incontra il famosissimo Mimo di Francesco Lanza, dedicato al piazzese: Una volta Gesù, trovandosi a passare di qua, fece d’un ciottolo i castrjannesi e d’uno zipolo i caropipani; e arrivato dove fu Piazza, prese uno stronzino d’asino, ch’era a terra e lo buttò in aria, dicendogli:
«Stronzino, stronzicolo, parla piazzesicolo».
Cadde lo stronzino e rotolò quanto gli parve; e fermatosi finalmente, ne sorse su un piazzese, come un piazzese che era. Quegli si sgranchì, si fregò gli occhi coi pugni, e sputando a terra, gridò al Cristo:
«Ahbbo’, che fai tu costì? lèvati di qua, che sei nel mio».
E Cristo dovette passare al largo.

preservativi-difettosiE i due parlamentari piazzesi? Due deputati regionali su tre? Venturino e Lantieri hanno brillato per la loro assenza. Anzi di più…. Entrambi non potevano deludere Rosario Crocetta, entrambi sapevano che l’adesione di Gela passerà, che Piazza Armerina servirà a Gela. Entrambi hanno imboccato la via giusta: lasciare che il pubblico clamore facesse il suo corso.
Nessuno dei due ha però dato supporto a Miroddi nel compito, troppo arduo, per lui che non ne avrebbe avuto le capacità, di concertare, di costruire, di appianare la fase della transizione, di spiegar bene ai piazzesi le prospettive e di riportare una vittoria, che non fosse la scelta dell’adesione, ma che dall’adesione ne potessero venir per tutti benessere e prosperità. In realtà non sembrerebbe che nessuno dei due (deputati regionali) abbia rapporti e relazioni tali da potere essere un valido supporto al Miroddino. Venturino, da attore consumato, continua a giocare, a recitare e ad impersonare il ruolo di politico; Luisa Lantieri mira a concretezze immanenti, del futuro della Città non si cura, anche perché in provincia di Enna non aveva grandi speranze di avere un futuro. Nella nuova compagine chissà!

Mentre a Enna si giocherà la grande partita dell’apertura della Facoltà di Medicina, a Piazza Armerina gli ennesi leveranno le tende da quel poco che avevano seminato. E in prospettiva non ci sarà niente per nessuno. L’Ospedale, l’Università, il turismo, la Villa Romana? Tutto off limit!

A Gela, invece son guai, e guai seri. Crocetta ha fatto un bel regalo alla sua città, ma intanto l’Eni chiude, e precipita l’indotto. L’industria più rilevante sembra essere quella di cui non si può parlare e se nelle sue immediate pertinenze non c’è più nulla da sfruttare, bisognerà che i gelesi alzino bene lo sguardo oltre i loro confini. Non c’è male, lo stanno già facendo.
A Caltagirone tutto sembra andar male, la fissazione del vecchio senatore Parisi, dei Liberi consorzi dei Comuni si sta realizzando per far passare il Calatino da sotto il controllo di Catania, a quello di Gela, tanto carico di buone speranze e di promesse.

E per noi piazzesi quale sarà il prossimo futuro?

Adesso si dovrà andare, entro qualche mese, dai nuovi padroni ai quali ci siamo donati completamente nudi, senza nemmeno le mutande.
E a cui abbiamo detto fate di noi ciò che più vi aggrada.
Cosa pensate che faranno di noi?


Maurizio Prestifilippo ex Sindaco della Città di Piazza Armerina


Riceviamo da parte dell’On. Luisa Lantieri la seguente precisazione:
– Senza voler polemizzare con nessuno qualche riflessione però si impone .
– Innanzitutto vorrei ricordare all’amico Prestifilippo l’eccellente rapporto di collaborazione che ci ha accomunato nell’interesse di Piazza Armerina quando lui era Sindaco e che ha prodotto la realizzazione di Palazzo Trigona, il finanziamento per la messa in sicurezza della scuola Canali, il finanziamento del restauro dell’Antico Lavatoio di Piazza Armerina, grazie al mio diretto impegno.
– Ricordo anche la chiusura della campagna elettorale allorquando anche lui contribuì in modo inequivocabile a creare quel clima a cui oggi attribuisce la decisione del Consiglio Comunale, rispetto alla cui determinazione, visto che mi si accusa di disinteresse, vorrei capire quale azione ha invece posto in essere per fare assumere ai tre consiglieri comunali del Nuovo Centro Destra, Partito di cui Prestifilippo fa parte, una posizione differente.
– Oggi bisogna guardare al futuro, il Consiglio Comunale ha preso la sua decisione e nel rispetto che le Istituzioni meritano non si può che prenderne atto, tanto più che l’ultima parola resta ai Piazzesi tramite il referendum.
– In quella occasione, se le parole hanno un peso ci attendiamo che quando oggi si declama sulla stampa diventi vera azione politica.