Calascibetta. Festa del Patrono: Arciprete invita a stemperare i toni della polemica politica locale

calascibettaCalascibetta. Un’omelia che invita tutta la classe politica xibetana ad abbassare i toni, ad essere meno rissosa e lavorare per la crescita di Calascibetta. La Chiesa xibetana, in occasione dei festeggiamenti del patrono San Pietro, decide di far sentire la sua voce. Le parole dell’arciprete don Giuseppe D’Anna, in presenza delle autorità civili e militari, diventano momento di riflessione soprattutto per l’intero arco politico locale. Un acceso conflitto politico tra opposizione e maggioranza che non trova precedenti a Calascibetta e che si ripete a ogni consesso civico. «Oggi – ha detto l’arciprete – abbiamo bisogno di rendere le nostre Aule consiliari respirabili. Non dobbiamo pensarle come camere a gas, stanze dove la nostra fama personale viene intaccata, denigrata, calunniata, dove uno deve temere anche per la propria incolumità o pensare che esporre il proprio pensiero per il bene comune sia un’offesa all’altro o, peggio ancora, un conflitto permanente. Questa mentalità di minacce, di ricatti, questa atmosfera litigiosa non si addice certamente a un’aula consiliare. Dalla classe politica ci si aspetta soprattutto un uso moderato della parola, discorsi importanti, validi, parole sagge che abbiano al centro le questioni da affrontare. Uno dei mali più ricorrenti nella politica, di cui ci deve liberare il nostro patrono San Pietro in Vincoli, è quello della logorrea, ovvero l’uso di discorsi interminabili, parole vuote, inutili».
Poi l’invito di don D’Anna ad avere a cuore le sorti di Calascibetta: «Per amministrare, così per essere buoni cittadini bisogna avere amore per la propria città. Parole e opere vanno adempiute in una logica di servizio e condivisione che, all’interno dell’Aula consiliare, trovino il movente, il motivo per avviare le soluzioni. Per far ciò, prima di tutto, bisogna vivere con serenità, con grande spirito di pacificazione interiore e con grande intelligenza nell’affrontare i problemi, perché queste espressioni di litigiosità, che vediamo anche al Senato, sono le spie di un disagio sociale e culturale dell’uomo. Questi luoghi Istituzionali non possono essere l’esplosione delle nostre frustrazioni, delle nostre conflittualità. Abbiamo bisogno di persone serene, sensate, sagge che possano affrontare le tante e difficili questioni emergenti della nostra comunità».

Francesco Librizzi



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