Strufule di fine agosto o saldi di fine stagione?

autodromo_pergusaAlla fine della fiera un serio commerciante sa che conviene scendere il prezzo, lanciare l’offerta pur di non rimettere la merce sul carro e tornarsene mogi mogi a casa. E, ho l’impressione, che questo stia succedendo a certa politica ennese. Dopo la sberla, sonora, politicamente soverchiante, della estromissione dell’Ente Autodromo dagli enti che possono essere direttamente finanziati da mamma regione, è tutto un affannarsi a dire la propria sul rilancio dell’anello d’asfalto. C’è chi, come il presidente Lauria, si affanna a voler passare il cerino ad altre mani, ma resta quasi novello “vestale” a guardare la tremula fiammella, c’è chi come il consigliere Cardaci ci diletta con le sue teorie e progettualità sul futuro della pista. Proprio del Cardaci leggo, e non senza provare fastidio, una serie di “proposte” che, a mio avviso, sono talmente balzane ed inopportune che paiono appunto le “abbanniate” di fine fiera.

Leggo: “L’intervento pubblico è sempre più inconsistente ed incerto. Tolte questo tipo di stampelle bisogna imparare a camminare da soli. L’automobilismo nelle sue varie articolazioni deve restare la prima ambizione ma è venuto il momento di incominciare a pensare anche ad altro che abbia a che fare con il mondo a cui la pista ha dato ospitalità per decenni”. “Penso – prosegue Dario Cardaci – ad un kartdromo internazionale, penso ad un circuito per minimoto di alto livello, penso alle auto elettriche, ma penso anche ad un grande quartiere fieristico stante le importanti infrastrutture esistenti a Pergusa. E’ in ogni caso una risorsa, la struttura sportiva che dovrà oggi più che mai trovare le giuste sinergie con i privati”.
Ed io penso che proprio chi ha vissuto per decenni nel mondo dello Sport, dovrebbe avere intanto i mezzi per discernere, lo sport motoristico ha relegato Pergusa fuori di ogni possibile appetibilità. Pergusa è una struttura così grande, così complicata dalla sua esistenza sull’area maggiormente vincolata di Sicilia, che nessun privato che abbia una benché minima capacità di fare due più due giungerebbe oggi a proporsi per condividere un destino che va dritto alla chiusura. Pergusa, intendiamoci, campa ancora solo perché è in Sicilia, in qualsiasi altra regione della UE l’autodromo sarebbe stato chiuso e smontato già nel 2003 alla data prevista dal primo regolamento degli usi e dei divieti poi proditoriamente massacrato da una politica che pur di continuare a campare ha permesso che si perdessero milioni di Euro in una cosa che puzzava già di cadavere.

Si, non posso che dirlo duramente, a denti stretti, senza mezzi termini, l’unica salvezza possibile è la immediata riconversione sia dell’Ente che delle strutture. Quali kartodromi? Quali minimoto, qualcuno ha idea del livello di inquinamento acustico di simili impianti? Quale quartiere fieristico in un’area che ancora non ha una fogna vera e propria e che continua a far giungere direttamente nel lago il sovrappiù del sistema dei reflui?

L’unica strada è quella di consentire all’Ente Autodromo di riconvertire il suo importantissimo, irrinunciabile know how, fatto di gente che negli anni ha imparato a organizzare eventi, a realizzare manifestazioni di livello internazionale, a gestire folle, e che potrebbe fare queste cose per settori del tutto diversi, ad iniziare da quelli tanto richiesti della musica e dello spettacolo riconvertendo la gigantesca e deserta tribuna. La pista va invece trasformata, liberando le decine e decine di ettari oggi asfaltati e trasformandoli in quello che la città da tempo richiede, il polmone verde della stessa. Nella sola area della variante entrano in fila tre campi di calcio, quell’area potrebbe da sola diventare luogo per lo sport con campo di equitazione, campo per le pratiche di MTB acrobatico, dressage, corsa campestre, nordic walking, skyroll, pattinaggio in linea…

Se tutto questo non convince gli “sportivi”, quelli che come tali stanno dietro le scrivanie dei comitati, allora, permettetemi, c’è qualcosa che non va, c’è qualcosa che, come al solito, intende pensare lo sport come la grande occasione del nulla e la pratica sportiva vera, quella di chi il pomeriggio si mette in pantaloncino e corre, magari fuori da una pista chiusa perché nella stessa c’è solo una triste moto che gira provando le gomme, come banale giochetto pomeridiano.

Legambiente lo ha detto a chiare lettere, già è tanto che si continui a privare la gente del lago, proviamo a pensare insieme al domani, in ogni caso la difesa della naturalità sarà portata ad oltranza.


Giuseppe Maria Amato