Leonforte. “Giochi senza quartiere” e senza età!

Leonforte Giochi senza quartiereLeonforte. Il lettore avrà memoria degli interrogativi posti in procinto dell’evento “Giochi senza quartiere”? Se ricordava ancora i giochi d’infanzia, vedi strummuli, ‘a larga, a muratedda, i ciappeddi, ed altri ancora. E se li avrebbe rifatti avendone l’occasione.
Ed ecco che quella offerta dall’associazione Entroterra, nella serata di venerdì in Piazza Cappuccini, ha dimostrato che la memoria “ludica” non solo è vivida ed autentica ma sottaceva la volontà di voler essere condivisa e trasmessa.
In tanti infatti, già nel tardo pomeriggio si sono recati in piazza, rigorosamente accompagnati da figli o nipoti pronti a chiarire ai più smemorati le regole precise di alcuni giochi. E guai a sgarrare. Giocare è cosa seria.
Spiazzante è stato piuttosto vedere che proprio loro, i più piccoli, erano poi interessati a capire come funzionassero i giochi più antichi e per farlo si sono accoccolati intorno ai cartelloni esplicativi a leggere attentamente. Alla faccia di chi non li considera più degli attenti lettori.
Leonforte Giochi senza quartiere (2)Le madri o le nonne hanno preso a giocare ‘a larga, dimostrando un entusiasmo ed una resistenza da fare invidia ai più pigri (giovani, molto giovani). I nonni e i padri hanno prediletto ‘a ciappedda e ‘a muratedda; per la strummula bisognerà pensare ad un campionato vero e proprio, lì, gli over 60 hanno dato prova di cosa voglia dire sentirsi “giovani dentro” (giocare è cosa seria pure da grandi!) e hanno mostrato affettuosa pazienza nell’insegnare le tecniche di lancio ai novelli.
L’elastico … sapeva così tanto di anni ’90!
Il gioco della bandierina e della bottiglia hanno rievocato atmosfere più recenti di estati trascorse al grest a sfiatare come solo i bambini possono fare.
Serata facendo, le tavole hanno cominciato a riempirsi di pietanze e leccornie, vedi due enormi e variegate portate offerte dal Vespa Club accompagnate da miniaura a due ruote o cesta piena di uova sode.
Ma il leonfortese è andato ben oltre le aspettative, rinunciando all’ immediato assalto per completare il proprio turno o per non perdersi un magnifico spacca strummula. E vivendo l’’Eat in, oltre che come una temporanea interruzione per riprendere fiato e forze, come una preziosa occasione per scambiarsi aneddoti, chiedersi che fine abbia fatto quel tal compagno di giochi o vicino di casa, e rievocare modi di vivere, di affrontare l’infanzia e sognare il futuro.
Ai momenti ludici e culinari hanno fatto seguito anche quelli culturali: è’ stata infatti fruibile e visitabile la Chiesa dei Frati Cappuccini per contemplarne i tesori.
Dalla serata nel suo complesso, è scaturito un “ghiotto” confronto generazionale fra ciò che v’è stato ieri e ciò che v’è oggi, ciò ch’è svanito e ciò che resiste ancora: il gioco, collante di tutte le emozioni ed esperienze di vita che aiutano a crescere e a rimaner bambini.
Hanno contribuito alla riuscita dell’evento: Art Studio, Centro Culturale ZONE, Cooperativa Shalom, Centro Studi Francescani Leonforte, don Santo D’Accorso, Carmelo Buscemi, Professore Varveri, Turi Algozino, Nuova Compagnia Teatrale “il canovaccio”, Pro-Loco Leonforte e Comune di Leonforte.

Livia D’Alotto