Mistretta: addio Messina, andiamo a Enna

mistretta anticaLa delibera del Consiglio comunale di Mistretta per l’adesione al Libero Consorzio di Enna è una “scelta storica” e farà da “apripista” ad analoghe delibere di altri comuni messinesi che vanno da Capizzi a Castel di Lucio fino ad arrivare a Santo Stefano di Camastra, desiderosi di far parte del nascente Consorzio ennese. Una decisione, quella del Consiglio mistrettese, che è soprattutto politica anche perché ha avuto nella nottata di giovedì scorso il sostegno «delle forze politiche e sociali nonché dei rappresentanti dei sodalizi che rappresentano il vero tessuto sociale». «Aggregarsi con l’ex provincia di Enna – secondo il sindaco di Mistretta, Liborio Porracciolo – non è una rottura, un distacco vero e proprio dalla Provincia regionale di Messina, che ha considerato il territorio nebroideo come area marginale, ma una discontinuità con il passato». «L’adesione al Consorzio di Enna per noi è una scelta obbligata – spiegarono i sindaci nebroidei in occasione del consiglio comunale straordinario che si svolse a luglio presso l’auditorium dell’università Kore – per il semplice motivo che i piccoli comuni come i nostri sono stati sempre poco considerati da Messina che ne ha un numero elevato, 108. Mentre aderire al Consorzio di Enna per noi potrebbe essere una opportunità considerato che i comuni che ne fanno parte sono per numero di popolazione e per territorio simili ai nostri. Insomma, riteniamo che ci sarebbe molta più compattezza tra piccoli comuni tale da facilitare il compito di tutti».
Sono diversi gli aspetti che i sindaci della zona nebroidea guardano aderendo a Enna capofila: primo fra tutti “il peso politico non indifferente” che avrebbero e poi «la presenza a Enna dell’università Kore che potrebbe agevolare molti giovani a seguire, in loco, con la dislocazione di alcune facoltà, il proseguimento di corsi di laura a livello scientifico». Ovviamente tutto passa dal completamento della “veloce” Nord-Sud, meglio conosciuta come “strada dei due mari”. Dunque, se per i nove comuni Nebrodei decisi a passare con Enna può sembrare un’opportunità dovendosi confrontare con quelli ennesi più o meno della stessa grandezza, quindi con identici problemi e necessità, per i dirigenti politici ennesi e per il sindaco di Enna, Paolo Garofalo, significherebbe coronare un sogno, cioè quello di avere finalmente uno sbocco sul mare. Quella che rischia di trovarsi fuori del progetto è invece Piazza Armerina. Una città, la seconda per numero di abitanti e tale rimarrebbe aderendo al Libero Consorzio di Enna, dove in una certa fascia della popolazione persiste ancora “un certo astio” nei confronti della città ennese, rea di essere stata scelta dal regime fascista nel 1926 come capoluogo di provincia. Ma al di là di questo, i fautori armerini che hanno promosso un’alternativa diversa al Consorzio di Enna si illudono che andando altrove possano valorizzare meglio il loro territorio. Dimenticando che il problema di Piazza Armerina non è mai stata Enna in quanto capoluogo di provincia, ma la pochezza di politici e amministratori armerini che hanno badato più ai loro interessi che al bene del loro territorio. Non a caso la città dei mosaici non ha mai espresso un presidente di provincia a differenza, tanto per fare un esempio, di piccoli comuni come Assoro o Centuripe. Dunque, cambiare consorzio potrebbe essere un’alternativa? No. Cambierebbe il comune capofila, ma non la situazione, forse addirittura la peggiorerebbe.

Giacomo Lisacchi





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