Tribunali chiusi e blocco degli stipendi nella Pa. Confsal Unsa: stato di agitazione

giustizia - scrannoRiceviamo e riportiamo la dura nota  del coordinatore Provinciale  Confsal-UNSA Vincenzo Falsone sulle preoccupazioni per la Corte d’appello di Caltanissetta, la riapertura del tribunale di Montagna con sede a Nicosia e la proclamazione dello stato di agitazione per la decisione del Governo Renzi di bloccare contratti e stipendi dl pubblico impiego.

“Nella preoccupante attesa per le sorti  della nostra Corte di Appello e la rinascita del Tribunale a Nicosia come Tribunale di montagna, preoccupazione che nasce e matura dal silenzio del Ministro della Giustizia il quale, durante la conferenza stampa del 29 agosto scorso, non ha fatto cenno alcuno alla geografia giudiziaria e non ha parlato neanche della sua “riforma”. Ergo, un governo che disinforma l’opinione pubblica, capace anche di contrabbandare il dimezzamento dei termini di sospensione feriale (attualmente dal 1 agosto al 15 settembre) come un acceleratore nella definizione dei processi, sia pronto a spacciare altre panzane di pari tenore in tema di riassetto degli uffici giudiziari, come un attento giurista ha già scritto.

Ecco perché insisto a tenere altissimo il livello dell’attenzione, nella speranza di coinvolgere tutti coloro che possano far sentire la propria voce: sindaci, personale degli uffici giudiziari, associazioni varie e sindacati tutti, nonché forze dell’ordine e di polizia penitenziaria, detenuti, associazioni dei consumatori e degli esercenti e, naturalmente magistrati ed avvocati. Qui non è in gioco la “comodità” degli operatori, qui si tratta dell’abbandono dei presìdi di giustizia in una larga parte della nostra terra, rappresentata dall’attuale distretto giudiziario nisseno.

Nell’attesa della definizione di tali interessanti argomenti si aggiunge la dichiarazione lacerante di una ministra, “fiduciaria” del Capo del Governo che annuncia l’ennesimo blocco del contratto della Pubblica Amministrazione.

Il Ministro Madia colpisce di nuovo i lavoratori del pubblico impiego, con l’ennesima dichiarazione riguardo al blocco dei contratti e degli stipendi del pubblico impiego. Siamo alle solite, Presidente Renzi, altro che riforma della Pubblica Amministrazione, ma a tale umiliazione, i dipendenti pubblici aderenti all’UNSA saranno pronti a rispondere con la piazza e con il blocco degli uffici statali.

Il governo delle slide e degli annunci sa colpire solo ed esclusivamente i più deboli, in questo caso i 3 milioni e mezzo di lavoratori pubblici, che sono stati in questi ultimi anni la cavia di tutti i governi che si sono succeduti in questi ultimi cinque anni.

Forse è giunta l’ora di unire tutte le forze democratiche per reagire allo sciacallaggio di una politica che fa soffrire solo ed esclusivamente i più deboli, mentre i soliti furbi possono continuare a godere di rendite di posizione che li mettono al riparo dalla crisi che ha già distrutto il ceto medio, facendolo precipitare sulla soglia di povertà.

Risulta inaccettabile che si tocchino ancora una volta i pubblici dipendenti invece di intervenire in modo drastico sulle pensioni d’oro, sulle poltrone d’oro e sulla logica dell’assegnazione degli incarichi, sullo spreco di più di 3 miliardi di euro che ogni anno vengono impiegati per pagare le consulenze pubbliche, sul costo dei servizi esternalizzati, che sono molto meno economici di quelli realizzati direttamente dalle amministrazioni, e sulla montagna di soldi spesi per il finanziamento delle guerre in atto.

Se il governo e il parlamento vogliono uno scontro politico, visto che continuano a negare il diritto alla sopravvivenza a milioni di lavoratori pubblici con stipendi bloccati dal 2010 e con contratti scaduti dal 2009, la Confsal-UNSA avverte in modo chiaro che sarà presente a questo scontro, e annuncia lo stato di agitazione e che tornerà in piazza per difendere il salario, il lavoro e i lavoratori pubblici. Con molta rabbia segnalo che la Consulta ha già graziato le retribuzioni e le pensioni d’oro, mentre il governo degli annunci non fa altro che affondare i lavoratori da 1.300 euro al mese.

Sono anni che protestiamo per il blocco drammatico delle retribuzioni della maggioranza dei dipendenti pubblici, fermi a valori tra i 1.200 e  1.400 euro.

Proprio in merito a ciò voglio informare i pubblici dipendenti che, l’ordinanza del giudice di Ravenna, con cui è stato accolto un nostro ricorso, chiamando in causa la Corte Costituzionale per il giudizio di incostituzionalità del blocco delle retribuzioni, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 20 agosto e giorno 1 settembre la Segreteria Nazionale dell’UNSA si è costituita presso la Corte Costituzionale per rappresentare la posizione dei lavoratori pubblici nell’ambito del giudizio in questione.

Come pubblici dipendenti ci auguriamo di ricevere dal Giudice delle Leggi lo stesso trattamento già riservato alla magistratura, la quale ha raggiunto lo scopo di avere non solo l’adeguamento stipendiale, ma anche i relativi arretrati.

Riteniamo anche che la Corte Costituzionale abbia tutti gli elementi per valutare con attenzione l’eccessiva e sproporzionata estensione del blocco contrattuale e stipendiale che obiettivamente va al di là di qualsiasi immaginabile misura di urgenza e che è di fatto divenuta ordinaria e tutto ciò è INCOSTITUZIONALE!

Se l’Italia è ancora uno Stato di Diritto presto lo verificheremo e come sempre ognuno sarà chiamato alle proprie responsabilità.

Vedremo se la Corte Costituzionale adotterà lo stesso criterio che ha adottato per altre categorie di pubblici dipendenti.

La nostra preoccupazione matura ancor di più nel notare che, mentre la nostra Federazione UNSA ( il Sindacato che rappresenta, in campo nazionale, una buona parte dei pubblici dipendenti) è impegnata per trattare lo sblocco dei contratti pubblici fermi ormai da oltre cinque anni, proprio oggi il Ministro Madia ha annunciato il blocco dei contratti sino al 2015, per mancanza di risorse economiche, notizia che solo pochi giorni fa era stata smentita dal Presidente del Consiglio.

Ritengo, pertanto, necessario rispondere che, dopo le diverse manifestazioni di protesta degli ultimi due anni davanti la Camera dei deputati, l’UNSA continuerà la mobilitazione che culminerà presto – se il governo non cambierà rotta – con uno sciopero di tutto il comparto delle Amministrazioni Pubbliche, centrali e periferiche.

Ormai, sono certo, che l’esasperazione nelle famiglie ha preso il sopravvento ed il coraggio trascinerà il popolo siciliano alla forte protesta cui saremo chiamati prossimamente e la Sicilia, questa volta, non potrà non essere protagonista in tale manifestazione”.

Caltanissetta, 4 settembre 2014

Vincenzo Falsone

Coordinatore Provinciale

Confsal-UNSA

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