Nella provincia di Enna, sei artigiani su dieci non sono in regola con l’Inps

confartigiantoNella provincia di Enna, sei artigiani su dieci non sono in regola con l’Inps perché, a causa della crisi economica inarrestabile, non riescono a pagare regolarmente i propri contributi previdenziali. Un dato così alto sarebbe difficile immaginarselo, eppure non è altro che un’istantanea di quello che sta accadendo da qualche anno a questa parte. A sostenerlo con grande preoccupazione è la segretaria provinciale di Confartigianato, Rosa Zarba, la quale non nasconde che «gli artigiani sono ormai con l’acqua alla gola tanto è vero che non riescono a mettere da parte neanche i versamenti, circa quattro mila euro l’anno, divisi in quattro rate, che servirebbero per pagare la propria pensione». «Questo dato allarmante – dice Zarba – viene da un’analisi fatta dal nostro centro studi nazionale, che noi confermiamo anche a livello locale. Attraverso una verifica dei nostri tabulati, abbiamo constatato che il 60 per cento degli associati non paga la quota associativa alla nostra organizzazione».
Zarba spiega che «i versamenti della quota associativa, per un accordo fatto da tutte le associazioni di categoria con l’Inps, sono inclusi nei contributi previdenziali; di conseguenza se l’artigiano non paga i contributi previdenziali all’Inps non versa nemmeno la quota associativa. Ma nonostante ciò, continuiamo ad assistere ed erogare servizi anche ai nostri soci insolventi; è un momentaccio e tutti dobbiamo stringere i denti».
Dunque, strozzati tra creditori che bussano alla porta, pagamenti per lavori fatti che non arrivano, banche che non fanno credito e tasse di ogni genere, tanti artigiani preferiscono, in attesa di tempi migliori, sacrificare il proprio futuro. «Il problema – osserva la segretaria di Confartigianato – non si chiude qui, perché mentre l’artigiano è costretto, per non incorrere in un reato penale, a pagare i contributi previdenziale per i propri dipendenti, non pagare i suoi all’Inps non è reato di natura penale, ma diventa controproducente in quanto rischia di rimanere stritolato dal meccanismo di recupero crediti. In questo momento la scelta di non pagare è diventata un’esigenza e non un comportamento illegittimo a causa della mancata liquidità delle imprese e quindi all’impossibilità di accedere al credito. Le banche oggi prestano i soldi solo a chi ce li ha. Perché se l’artigiano non ha la cosiddetta capacità restitutiva, pur avendo attrezzature, locali e quant’altro, difficilmente gli viene dato credito e spesso neanche con la garanzia del nostro consorzio Fidi. A volte pretendono che il consorzio garantisca fino all’80% anche se di norma garantisce fino al 50».

Giacomo Lisacchi