Delitto Vanessa Scialfa, fissato a gennaio il processo d’appello per Francesco Lo Presti

scialfa vanessaFissato per il 14 gennaio prossimo il processo d’appello a carico di Francesco Lo Presti, 35 anni, reo confesso del delitto della fidanzata Vanessa Scialfa. Lo Presti in primo grado è stato condannato a 30 anni di reclusione al termine del processo con rito abbreviato celebrato dinanzi al Gup del tribunale di Enna. Ad impugnare la sentenza in secondo grado, è stato il difensore di lo Presti, avvocato Antonio Impellizzeri che ha depositato nei mesi scorsi i motivi di appello. L’impugnazione della difesa verte sostanzialmente sul mancato riconoscimento dell’incapacità di intendere e volere dell’imputato al momento dei fatti, che ha agito quando, scattata la molla della gelosia ha perso totalmente la capacità di valutare le conseguenze delle proprie azioni, anche a causa di una personalità fragile che è stata attestata da consulenti e specialisti della difesa, secondo la quale il gesto di uccidere fu compiuto in stato di incapacità e quindi le azioni successive, di liberarsi del corpo, ripulire l’appartamento e fingere che vanessa fosse uscita dopo un litigio, non possono essere considerate per la valutazione della capacità al momento dei fatti. Anche il processo d’appello si gioca sostanzialmente sulla battaglia di perizie e consulenze e non si può escludere che l’avvocato Impellizzeri richieda alla Corte di nominare un collegio di periti e quindi rivalutare gli elementi a carico e discolpa dell’imputato sulla scorta di una “superperizia”. LO PRESTI Francesco Mario 1978I genitori di Vanessa, Giovanni Scialfa ed Isabella Castro, che in questi mesi hanno continuato la loro battaglia per avere chiarezza su cosa accadde dopo la morte della figlia e sapere se qualcuno aiutò Lo Presti a liberarsi del corpo, sono costituti parte civile, insieme alle sorelle ed al fratellino di Vanessa con gli avvocati Eleanna Parasiliti e Patrizia Di Mattia. Vanessa era scomparsa il 24 aprile del 2012 e la mattina del 26 Lo Presti aveva confessato di averla uccisa al culmine di una lite indicando la scarpata in fondo alla quale si trovava il corpo della fidanzata. Un procedimento che è stato particolarmente doloroso per la famiglia Scialfa che adesso si prepara ad affrontare anche il secondo processo a carico dell’uomo con il quale la figlia aveva deciso di andare a vivere e poche settimane dopo l’inizio della convivenza è stata uccisa, soffocata da uno straccio imbevuto di candeggina, quando Lo Presti si era accorto dopo averle stretto al collo il cavo del lettore Dvd, che la ragazza era ancora viva.




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NICOSIA BRUNO-CERAMICHE