Enna. Decreto ingiuntivo al Comune e la maggioranza va sotto sul debito fuori bilancio

consiglio comunale ennaCade ancora una volta la maggioranza a sostegno dell’amministrazione Garofalo ed ancora una volta accade perchè i numeri della stessa maggioranza non tengono. L’inciampo arriva su un debito fuori bilancio da riconoscere all’avvocato Viviana Fonte, dipendente del Comune, e protagonista di un decreto ingiuntivo nei confronti dell’ente per delle somme richieste a seguito di cause vinte a favore del Comune. Il debito si è trasformato in un caso politico con l’accusa all’amministrazione comunale di essersi fatta sfuggire dalle mani la vicenda che porterà il Comune ad un esborso notevole e, vista la bocciatura del debito in aula, ad un quasi certo pignoramento. Forte il rammarico dell’assessore Di Gangi nell’ammettere che «non essersi opposti al decreto ingiuntivo è stato forse un errore, una scelta fatta però perché c’era in atto una discussione per trovare una soluzione e per salvaguardare il Comune. C’è però l’amarezza di un uomo tradito dopo la parola data». La dirigente dell’avvocatura del Comune, Elvira Termine, ha ricordato che più volte ha chiesto all’amministrazione di adeguare il regolamento mentre dai revisori dei conti è arrivato il parere favorevole evidenziando comunque la necessità di individuare i responsabili dei maggiori oneri da pagare.
Il caso ha raccolto molti toni duri dai consiglieri su una vicenda già da anni annunciata come hanno ricordato i consiglieri Cardaci (Ncd) e soprattutto da Riccobene (Pd) che col suo voto contrario ha fatto pendere l’ago della bilancia verso la bocciatura del debito. Ferrari (Lista Musumeci) ha chiesto il perchè non impugnare il decreto ingiuntivo e se mai interverrà il Nucleo di valutazione, mentre Incardone (Patto per Enna) ha attaccato per la mancanza di un regolamento (la dirigente generale Buarnè ha parlato di più bozze mai però approvate) che fissi i compensi. In più casi è stato evidenziato il clima di forte astio che ruota intorno all’ufficio di avvocatura dove secondo più consiglieri andrebbero riviste molte cose, un ufficio, secondo Falzone (Pd) che costa alle casse comunali «indipendentemente che si vinca una causa o che si perda».

A dare fuoco alle ceneri era stata una mozione (poi bocciata) sulla Tarsu 2009 in cui Ferrari ha chiesto di accertare se ci sono responsabilità per eventuali danni erariali in capo a chi ha gestito il contenzioso sulla riscossione dei tributi sui rifiuti del 2009 chiedendo anche di riconoscere gli stessi privilegi a chi, non presentando ricorso, ha comunque pagato il servizio. Una sorta di equità sociale mentre Salamone (Pd) ne ha visto una propaganda elettorale e ha definito «un fatto vergognoso che oggi legittimiamo delle associazioni che per un ricorso si fanno pagare dai 60 ai 100 euro». Anche qui si è aperto un lungo dibattito sulla legittimità delle tariffe 2009 con l’assessore Di Gangi che ha fatto un excursus delle tappe intorno al servizio sui rifiuti evidenziando come ci sia sempre stata confusione. Per Di Gangi la mozione avrebbe procurato un nuovo dissesto e «poi non è detto che la tariffa del 2003 sia legittima. Chi lo assicura? ». La legittimità, hanno risposto alcuni consiglieri, arriva dalla determinazione delle tariffe da parte del Comune. Il consigliere Cardaci ancora una volta ha invece ricordato «che la madre di tutti gli errori fu quella di avere privatizzato il servizio». Di certo c’è che ormai da dieci anni la classe politica si interroga sulla legittimità o meno delle tariffe, un dubbio che ha creato una montagna di ricorsi degli utenti per un servizio che deve comunque essere pagato perché garantito.

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