Barrafranca, operazione “Compare”: tre degli indagati respingono tutte le accuse

giustizia - scrannoBarrafranca. Hanno risposto alle domande del Gip Calogero Coimmandatore e respinto tutte le accuse. Tre degli indagati dell’operazione “Compare”, scattata la scorsa settimana che ha portato a 11 arresti. Una operazione dai grandi numero considerato che oltre alle 9 persone raggiunte da ordinanza agli arresti domiciliari e ai due posti in stato di fermo in flagranza di reato, gli indagati sono in tutto 32.
A rispondere alle domande del Gip, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, svoltosi ieri mattina, sono stati Giovanni Faraci, Salvatore Specioso e Michael Marchi, tutti difesi dall’avvocato Gaetano Giunta. Gli indagati hanno respinto le accuse contestando anche circostanze di fatto, come i riferimenti ai loro nomi di battesimo in alcune intercettazioni telefoniche che sono alla base dell’indagine. In sostanza tutti hanno sostenuto di non essere le persone di cui si parla nelle conversazioni intercettate dai carabinieri nel corso delle indagini.
Al termine degli interrogatori il difensore ha annunciato l’impugnazione delle ordinanze di custodia cautelare dinanzi al Tribunale del Riesame. L’operazione Compare, scattata lo scorso 25 novembre tra Barrafranca e Pietraperzia sarebbe partita dalle indagini sull’omicidio dell’allevatore di Pietraperzia Vincenzo Di Calogero, ucciso con due colpi di fucile, sparati da distanza ravvicinata, il 28 dicembre del 2012, mentre pascolava il suo gregge in contrada Cerumbelle, a circa cinque chilometri da Pietraperzia. Indagini che a 2 anni di distanza non hanno ancora portato ad individuare i responsabili di un delitto rimasto irrisolto.
All’epoca per cercare di far luce sull’omicidio vennero messe sotto controllo diverse utenze telefoniche. Da quelle intercettazioni non erano emersi elementi che potessero aiutare a risolvere il delitto, ma si trovarono diversi riferimenti ad un giro di stupefacenti.
A quel punto vennero disposte altre indagini e intercettazioni che hanno permesso di risalire ad un gruppo che nulla ha a ache vedere con la morte dell’allevatore ma che, secondo le accuse avrebbe gestito un giro consolidato di stupefacenti che sarebbero stati smerciati tra Barrafranca e Pietraperzia.


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