Enna. Accusata di infanticidio, rumena assolta dalla Corte di Appello

infanticidioEnna. E’ arrivata una sentenza liberatoria da parte dei giudici della Corte di Appello nissena nei confronti della rumena Joana Marin, che nel novembre del 2005 fece buttare il corpo della sua figlioletta appena nata nel cassonetto della spazzatura di contrada Risicallà. La bimba fu poi rivenuta morta da due agenti della polizia che le diedero il nome di Angelica. I giudici hanno assolto la donna dall’accusa di infanticidio perché il fatto non costituisce reato. Joana Marin nel processo di primo grado fu ritenuta responsabile di infanticidio e venne condannata a 8 anni di reclusione. Nell’ultima udienza il Pg Lucia Brescia aveva chiesto di riconoscere alla romena l’indulto e quindi di ridurre la condanna a 5 anni. La donna, difesa dall’avvocato Paolo Patelmo del foro di Belluno, ha sempre sostenuto di essere innocente e che la bambina, nata nel bagno dell’abitazione dei coniugi Scevole in cui lei svolgeva il ruolo di badante, era già morta prima di nascere. La donna riferì che si era fatta accompagnare all’ospedale «Umberto I» visto che il parto le aveva provocato un’emorragia che poteva essere letale.
La Corte di appello nissena, presieduta da Maria Giovanna Romeo, ha deciso di assolverla sulla base dei riscontri alle sue dichiarazioni e della memoria difensiva dell’avvocato Patelmo. La difesa, in questa vicenda, è stata confortata da varie consulenze di parte, a cominciare da quella del prof. Carlo Torre, noto perché è stato perito dell’inchiesta sull’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. In questa documentazione c’era anche la perizia da cui emergeva che Angelica, in realtà, era morta prima di venire alla luce, quindi non ci sarebbe, come è stato accertato alcun infanticidio alcun infanticidio. Anche per i coniugi Scevole cade l’accusa di occultamento di cadavere in quanto il reato è prescritto.




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