In Commissione Giustizia del Senato un Dl che prevede una Corte d’appello a Regione

enna tribunaleA sorpresa, ma non per gli osservatori più attenti, e con il rischio di passare sotto silenzio fino a “cose fatte”, arriva in pieno periodo natalizio il disegno di legge per la soppressione delle Corti d’appello. Un disegno di legge delega che, se dovesse passare, segnerebbe la fine non solo della Corte nissena o delle speranze di riapertura del tribunale di Nicosia, ma la fine di tutte le Corti d’appello siciliane ad eccezione di quella di Palermo. Il Movimento per la Difesa dei Territori, che sta monitorando costantemente l’evolversi della situazione sul fronte della seconda riforma della geografia giudiziaria, che riguarda appunto, le Corti d’appello, controllando le attività parlamentari ha scoperto, e ha segnalato al nostro quotidiano, il disegno di legge, denominato “Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari, con riordino della geografia delle corti d’appello”, che è attualmente all’esame della seconda Commissione permanente Giustizia del Senato. Il documento, fa principale riferimento alle Linee Guida della Commissione Europea per l’Efficienza della Giustizia Civile, peraltro riprendendo “alla lettera” un paragrafo specifico del progetto del Tribunale di Montagna del Mdt e contiene una lunga premessa sulle indicazioni e i pareri dati dal parlamento al Governo, sia prima che dopo l’emissione dei decreti legislativi di attuazione della riforma del 2011. Per il resto, il disegno di legge propone al Governo di riaprire i termini della legge delega del 2011, per fare sì di attuare anche «la riviviscenza degli uffici giudiziari soppressi in difformità ai citati pareri». E tra gli uffici da riaprire vi è anche Nicosia, con accorpamento ad essa del tribunale di Mistretta. Ma, ad un’attenta lettura, il documento, che presenta tante contraddizioni, ha ben altra finalità che è quella di ridurre gli uffici giudiziari di secondo grado, assicurando che le Corti d’appello abbiano sede soltanto nel comune capoluogo di regione, che le circoscrizioni coincidano con il territorio della regione. In sostanza una sola Corte d’appello per regione, anzi si va ben oltre perché per le circoscrizioni con un numero di residenti inferiore a un milione, è addirittura previsto l’accorpamento tra regioni limitrofe. Purtroppo nel disegno di legge torna anche un altro “cavallo di battaglia” di Renzi, che pure nei mesi scorsi aveva fatto marcia indietro. Si tratta dei tribunali amministrativi regionali che devono avere sede solo nelle città dove ha sede la Corte d’appello, mentre i Tar sezioni distaccate, come è quello di Catania, verrebbero soppressi. Per quanto riguarda i tribunali, rimarrebbero aperti solo quelli tribunali con un bacino di utenza superiore ai 100 mila abitanti ed un carico di lavoro con una media nel periodo 2006-2012, di oltre 4 mila sopravvenienze. “Ci vuole la lanterna di Diogene per interpretare questo disegno di legge – commenta l’avvocato Giuseppe Agozzino dell’Unione Fori Siciliani. Il documento, che già contiene un errore di ortografia nel titolo, è frutto di un collage mal riuscito di altri testi ed atti, compresa una parte malamente copiata del progetto del tribunale di Montagna. Ma ciò che più colpisce, è l’indicatore dei 100 mila abitanti come requisito minimo del bacino di utenza per tribunale e la soppressione della corte di appello di riferimento. Il disegno di legge così come redatto implicherebbe in Sicilia la chiusura della corte di appello di Caltanissetta e di Catania e di Messina ma la sopravvivenza di non si capisce quali tribunali. È evidente che chi ha scritto il disegno di legge, non si è documentato e, soprattutto, non ha ben chiaro che l’istituzione di nuovi tribunali, secondo le indicazioni della Commissione Europea deve essere espressamente indicata nella legge delega, poiché non è possibile applicare retroattivamente l’accorpamento a tribunali già soppressi, come Nicosia e Mistretta. La prima cosa da fare per evitare un altro disastro è di far pervenire alla Commissione Giustizia del Senato delle precise e documentate indicazioni per eliminare le evidenti contraddizioni del disegno di legge e salvarne la parte propositiva”.




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