Il poliziotto penitenziario non è il capo della famiglia mafiosa di Enna

Gesualdo Salvatore

Gesualdo Salvatore

Depositate le motivazione dell’ordinanza del Tribunale del Riesame di Caltanissetta che riguardano il poliziotto penitenziario Salvatore Gesualdo, che era stato arrestato nel corso dell’operazione antimafia effettuata da polizia e carabinieri il 28 ottobre scorso. Sostanzialmente non ci sono riscontri certi che Gesualdo, possa essere il reggente di Cosa Nostra ad Enna, mentre rimangono nei suoi confronti le accuse di associazione mafiosa e tentata estorsione. Il Tribunale ha annullato per Gesualdo, l’accusa grave di aver “diretto e organizzato” il clan mafioso di Enna, dopo l’arresto di coloro che venivano ritenuto i capi, ma ha disposto nel contempo la sua permanenza in carcere perché ancora la sua posizione non è stata definita con certezza. Da altre indagini antimafia nascono delle possibilità che a comandare la famiglia potevano essere altri. Salvatore Gesualdo era un fraterno amico di un ennese ritenuto figura di spicco della famiglia, ma ancora c’è da accertare se Gesualdo avesse o meno partecipato a qualche operazione estorsiva nei confronti di commercianti o imprenditori. La caduta dell’aggravante ridimensiona in parte la sua posizione, ma permangono concrete le possibilità che abbia potuto partecipare a qualche operazione delittuosa. Il suo avvocato difensore Michele Baldi sta lavorando per ricorrere in Cassazione e chiedere la liberazione del suo assistito, mentre la Dda di Caltanissetta pare che abbia accettato il fatto che Salvatore Gesualdo rimanga in carcere per associazione mafiosa e tentata estorsione che è il nucleo centrale del quadro indiziario nei suoi confronti.




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