Valguarnera. Rinata dopo il trapianto del rene, storia di una ragazza di 38 anni

Mariella LacagninaValguarnera. Rinata dopo il trapianto. Mariella Lacagnina, una splendida ragazza valguarnerese di 38 anni, racconta la sua emozionante storia nel corso di un evento sull’emodialisi e sui trapianti che si è tenuto al circolo unione, con l’ausilio di medici nefrologi. A Mariella dopo alcuni controlli effettuati a Genova nel 2003, le avevano diagnosticato una grave insufficienza renale. Per lei si prospettava quindi un lungo calvario a causa della dialisi. Un macigno caduto dal cielo, un fulmine a ciel sereno di quelli che ti spezzano i sogni, le aspettative e le gioie della vita. Sogni infranti all’improvviso come quello, per la giovane valguarnerese, di diventare mamma, non fare più sport (era stata campionessa italiana dei 3 chilometri di marcia) e rinunciare alle cose belle della vita. Il mondo, in pratica, che ti frana addosso. Mariella nel 2003 aveva infatti solo 27 anni, e un luminoso avvenire davanti a sé. Ma non si è persa mai d’animo. Dopo quasi dieci anni di lungo peregrinare per i centri specializzati di mezza Italia, nel marzo scorso per lei, la rinascita col trapianto del rene, proprio nella sua terra, a Catania presso il centro trapianti del Policlinico. Mariella, oggi è delegata provinciale dell’Anied (Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto) e non si accontenta di gridare al mondo la sua gioia, vuole continuare nella sua opera come testimonial, illuminando l’anima e accendendo i cuori di chi è in attesa di trapianto. Lei d’altronde è rimasta una sportiva dal carattere forte. Vuole insomma prestare assistenza, informare ed essere a fianco dei nefropatici della provincia, basti pensare che nella sola Valguarnera tra dializzati e trapiantati sono una decina. Ed è quello che ha fatto Mariella, coadiuvata da un nefrologo ha voluto offrire per tutto il giorno al circolo unione, la sua testimonianza informando la gente come prevenire questa brutta bestia: “con la giusta prevenzione- ha detto a più riprese Mariella- il fenomeno si può attutire e non arrivare alla dialisi.” Per tale ragione, forte della sua esperienza, è stata designata dall’Anied nazionale delegata provinciale, mettendosi a disposizione di quanti possano avere bisogno, nel sostegno ai dializzati, nell’assistenza agli ammalati, nel difendere i diritti dei trapiantati, nel fare opera di persuasione per prevenire le malattie venali. Ma soprattutto ha voluto ripercorrere le tappe del suo calvario: “Ho avuto la fortuna –racconta- ad avere al mio fianco medici nefrologi eccezionali, soprattutto in Sicilia. Con mio marito abbiamo girato l’Italia, negli ultimi sei anni sono stata curata a Castelfranco Veneto dove vivevo, ma la malattia peggiorava ed i medici mi avevano parlato delle diverse possibilità di cura, dialisi peritoneale, emodialisi e trapianto di rene. Mi informavano pure che in Toscana e in Sicilia c’erano degli ottimi centri per il trapianto. Così ho preferito tornare nella mia terra, facendo lasciare il lavoro a mio marito. Mi sono rivolta prima al Cannizzaro di Catania e dopo al Policlinico. I medici mi hanno accompagnato in questo percorso come si fa coi bambini, con tanta gentilezza e delicatezza, facendomi intraprendere tutto l’iter per entrare in fretta in lista trapianto. Dopo appena una settimana mi è arrivata la fatidica chiamata. “Signora Mariella –mi hanno detto- è disponibile un rene per lei. E’ vero? è possibile? Mi sono detta. Poi l’intervento al Policlinico della città etnea, assieme ad altri tre pazienti, guarda caso valguarneresi. Tutto va per il meglio e dopo sei giorni torno a casa. I primi mesi sono stati i più delicati, ma adesso il mio stato di salute è cambiato per il meglio. Oggi mi sento una donna rinata, grazie al gesto di un donatore, non solo, ma tutti e tre siamo stati trapiantati e stiamo tutti bene, grazie al centro trapianti del Policlinico di Catania, una struttura d’eccellenza in materia. Devo dire che spesse volte sulle nostre strutture siciliane c’è molto pregiudizio, invece mi preme sottolineare che ospedali come il Cannizzaro e il Policlinico non hanno nulla da invidiare a strutture del Nord Italia.”
Rino Caltagirone