Troina. Da anni ormai rimane chiusa la chiesa di San Nicolò alla Piazza

Troina copertura chiesa S.NicolòTroina. Tempo fa si sono aperti ampi squarci sul il tetto della chiesa di San Nicolò alla Piazza, in via Conte Ruggero, ma nessuno ha messo mano a chiuderli. Da anni ormai rimane chiusa. Quando ancora era agibile, ma non più adibita al culto, era utilizzata dalla confraternita del Monte di Pietà. Franco Amata, che è stato sindaco di Troina dal 1987 al 1992, la ricorda così: “È davvero una chiesa molto bella e di notevole pregio storico e architettonico. Inoltre, vi sono personalmente affezionato perché è la chiesa che mi ricorda tante vestizioni da bambino per la mia confraternita del Monte di Pietà”. Per Silvestro Amella, che la ricorda così fin da quando era bambino, il restauro della chiesa San Nicolò alla Piazza è urgente, prima che tutto crolli, per lasciare alle nuove generazioni una testimonianza della millenaria storia di Troina. Che questa chiesa abbia origini antichissime lo sostiene Vincenzo Squillaci, che nel suo rapporto del 1955 sui monumenti antichi della Città di Troina scrive: “la chiesa di San Nicolò alla Piazza esisteva fin dal tempo delle conquista normanna, e forse prima, e Goffredo Malaterra la menziona nella sua opera”. Nel libro dal titolo “Imprese del Conte Ruggero del fratello Roberto il Guiscardo” scritto dal monaco benedettino normanno Goffredo Malaterra, venuto in Sicilia al seguito del Conte Ruggero dal quale ebbe l’incarico di scrivere la storia della conquista normanna della Sicilia, leggiamo che il conte Ruggero trasportò la salma del figlio Giordano, morto per tifo a Siracusa, dalla città aretusea a Troina per seppellirla nel portico di San Nicolò. Non è solo la chiesa di san Nicolò alla Piazza in condizioni di totale abbandono. A poche centinaia di metri, sempre sulla via Conte Ruggero, ci sono altri due edifici di notevole valore storico, la chiesa dell’Immacolata e l’ex convento San Francesco, che sono lasciati in condizioni di totale abbondono. Nelle stesso condizioni si trovano i due cenobi basiliani: San Michele il Vecchio (XI sec.) e San Michele il Nuovo (XVIII sec) di cui restano i ruderi, non si fa fino a quando. Accorato è l’appello rivolto da Piero Stancampiano alle istituzioni: “Chi può fare qualcosa lo faccia adesso, perché non sembra esserci un domani”. E’ una situazione curiosa e difficile da capire. Da anni si parla di recupero del centro storico inteso come pre condizione per innescare processi di sviluppo locale, ma non si fa nulla per impedire che questo patrimonio cada a pezzi.

Silvano Privitera





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