Nicosia, gestione Ipab: parte civile l’Opera Pia Barone di Falco

nicosia Opera Pia Barone di FalcoNicosia. L’Opera Pia Barone di Falco si costituirà parte civile nel procedimento a carico di 8 persone indagate per fatti legati alla gestione della stessa Ipab. Ieri mattina avrebbe dovuto aprirsi l’udienza preliminare ma è stato chiesto un rinvio da alcuni difensore degli indagati. A chiedere il rinvio a giudizio è stato il pm Fabio Scavone che ha chiesto il processo per Antonino Maiuzzo, Simone La Giglia, Luigi Fascetto difesi dall’avvocato Piergiacomo la Via; Lorenzo Granata difeso dall’avvocato Giovanni Palermo; Michele Maiuzzo, Palmira Maiuzzo e Giovanni Raspanti, difesi dall’avvocato Gianfranco D’Alessandro; Salvatore Lunetta difeso dall’avvocato Nino Grippaldi. L’Opera Pia, individuata dalla procura quale parte lesa, è rappresentata dall’avvocato Davide Raffa. Le ipotesi contestate sono sostanzialmente falso ed abuso d’ufficio. La vicenda riguarda l’affidamento di alcune strutture di proprietà della “Barone di Falco” a una cooperativa della quale facevano parte congiunti di amministratori dell’Ipab. Indagati sono, infatti due amministratori Michele Maiuzzo e Simone La Giglia, i componenti e amministratori della cooperativa e Lorenzo Granata attuale responsabile provinciale dell’Udc, nella sua veste di commissario regionale che all’epoca venne nominato in attesa della composizione del Cda dell’Ipab. Una inchiesta estremamente complessa per l’enorme quantità di documenti esaminati dalla guardia di finanza per ricostruire il sistema di gestione dell’Opera pia, che ha accertato irregolarità gestionali varie e tra queste, oltre all’affidamento delle strutture alla coop, la delibera dell’allora commissario Granata, del luglio 2011 relativa al concorso per l’assunzione di una figura all’interno dell’Opera pia. Il Cda, insediatosi appena 10 giorni dopo la delibera del commissario regionale, aveva subito affrontato la questione sulla scorta di una nota dei sindacati Cgil e Cisl, che chiedevano la revoca immediata in autotutela del concorso per violazione della normativa vigente. Il Cda aveva revocato la delibera e considerata la situazione di “pressioni” che si sarebbe creata all’interno della struttura aveva deciso informare dell’intera vicenda la procura di Nicosia. La nota che doveva essere consegnata da uno degli indagati, non arrivò mai sul tavolo del procuratore Scavone. La procura ha riscontrato illegittimità delle convenzione con la cooperativa alla quale vennero affidate in gestione alcune strutture per attività sportive di proprietà dell’Opera pia. Infine ci sono aspetti contabili e di gestione delle finanze dell’Ipab che hanno portato al sequestro di beni, che comunque è stato annullato dal tribunale del riesame, a carico di due degli indagati. In particolare ci sarebbe stata una gestione poco chiara di un grosso lascito ereditario in favore dell’Opera pia che in parte, secondo le accuse della magistratura, sarebbe stato utilizzato per scopi personali da uno degli indagati. L’inchiesta sulla gestione dell’Opera Pia Barone di Falco si era aperta nel gennaio del 2012. L’udienza è stata fissata per il 12 marzo prossimo.






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