Enna. Condannata donna di Centuripe per abbandono del domicilio domestico

avvocati leggeEnna. Un’unione civile difficile quella tra un ennese M.V. di 48 anni, ed una centuripina di 45 anni, L.S. ,tanto che dopo nove anni di vita in comune, la nascita di un figlio, dopo sette anni,la loro storia è finita in un’aula di tribunale con la donna condannata al pagamento di una multa di 800 euro, pagamento delle spese processuali con pena sospesa, al risarcimento dei danni nei confronti del marito da liquidarsi in separata sede. Tutto nasce nel 2010 con la presentazione di una denuncia-querela al Procuratore della Repubblica da parte del marito nella quale accusa la moglie, che dopo la nascita del figlio, oggi sette anni, la vita matrimoniale era diventata quasi un inferno perché la moglie evidenziava scarsa attenzione ai problemi della famiglia, atteggiamento irrispettoso nei confronti del marito, preferendo per quasi tutta la giornata un rapporto di frequentazione con una coppia, che abitava nelle vicinanze. Tra l’altro chattando su facebook L.S. si dichiarava “donna libera non coniugata e senza figli”. Addirittura la moglie usciva la mattina e rientrava a tarda sera senza dare spiegazioni. Nell’ottobre del 2010 la moglie inviava un telegramma al marito nel quale “annunciava che andava via portandosi il figlio e la maggior parte dei suoi effetti personali senza dare alcuna giustificazione” .Qualche giorno dopo il suo legale avvertiva il denunciante che la moglie sarebbe ritornata a casa per prelevare il resto della “sua roba”. Nel ritirare la roba avveniva una lite verbale tanto da richiamare l’attenzione della polizia e la donna proferiva delle minacce nei confronti del marito. Ovviamente la separazione di fatto con la denuncia si trasferiva in tribunale la cui conclusione è avvenuta qualche giorno fa quando il giudice monocratico, Giovanni Milano, condannava L.S. ad 800 auto di mula ed al pagamento delle spese processuali con pena sospesa, al risarcimento dei danni nei confronti del marito, costituitosi parte civile da liquidarsi in separata sede perché riconosciuta colpevole di abbandono del domicilio domestico, sottraendosi agli obblighi di assistenza al coniuge.




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