Pro Loco Leonforte. La Correria

leonforte porta garibaldi“Alla mia terra cinerea e verde, ai suoi figli che si battono per conservarne la memoria a coloro che si batteranno per migliorarla”.
La dedica sopra riportata è di Enzo Barbera che tanto amò il suo paese e che molto scrisse per serbarne la memoria. Dal suo “Leonforte sconosciuta e dimenticata” è stato tratto il passo letto dalla professoressa Giovanna Maria, che è servito a introdurre la lezione su un angolo leonfortese ai più ignoto: la correria. La correria, termine desueto riconducibile a una italianizzazione dell’uso vernacolare, è a oggi un bassorilievo raffigurante un cartiglio istoriato incastonato nell’angolo di via Collegio, al numero civico 120. La correria fu per un secolo 1768/1868 una stazione di posta, un caravanserraglio che collegava Palermo a Catania, allora capoluogo di provincia, passando per quella porta Garibaldi che vide il trionfo dell’eroe e ora assiste impotente al suo stesso sgretolamento. La correria era stata già attenzionata dal professore Nigrelli, che di quella e di tante altre iscrizioni pubblicò tempo addietro un saggio. L’uditorio ha interagito attivamente e come sempre ha contribuito con aneddoti personali, che hanno ricordato la desolazione di una popolazione incapace di riconoscere le proprie pietre, trasformandole in “ticchiene” o sedili per la siesta pomeridiana. Cosa successa già per il bassorilievo con lo stemma Branciforti e la scritta municipio, posta al centro di un palazzo che fu sede dell’allora comune e che del bassorilievo si disfece per far posto al balcone sovrastante. Cosa successa pure per la colonna di Sant’Elena e di chissà quanti altre “cuticchie”. Gesualdo Bufalino scriveva che “… la storia non è solo conservata negli annali del sangue e della forza, bensì quella legata al luogo, all’ambiente fisico e umano in cui ciascuno di noi è stato educato”. La Pro Loco mossa dall’affetto che l’Università Popolare nutre per quelle pietre, continua il suo percorso di riscoperta invitando la popolazione tutta a levare lo sguardo dalle miserie quotidiane, per cogliere le bellezze monumentali di cui Leonforte è ricca e che potrebbero interessare anche un turismo più vasto qualora venissero meglio valorizzate, magari ripulendole o semplicemente lasciandole lì dove si trovano. Le discariche nostrane temo che già troppe ne abbiano ospitate.

Gabriella Grasso