Presidente Kore. Sviluppo e lavoro: tutti i nodi vengono al pettine

kore cataldo_salernoEnna. Giornata di studio sul tema “Ars- Sviluppo e lavoro” ha visto momenti di riflessione, di indicazione come sfruttare i finanziamenti, ma anche di critiche sui limiti della burocrazia e del Governo regionale. Su quest’ultimo aspetto, in particolare, è stato il presidente della Kore, Cataldo Salerno, a porre l’accento. «Non credo – ha detto – ci sia un problema di centralizzazione dello sviluppo, ma un problema di autorevolezza del funzionamento della macchina amministrativa e di capacità di rappresentanza da parte di un governo regionale che probabilmente non ha. Quando una macchina in un momento delicato come quello che stiamo vivendo: di crisi, di depauperamento delle risorse locali; quando una macchina come quella della programmazione non si può più basare sulle Camere di commercio, sulle Aree di sviluppo industriale e sulle stesse province, dove tutto è stato distrutto e nulla è stato costruito in sostituzione, è chiaro che tutti i nodi vengono al pettine. Quando si sostituiscono continuamente i dirigenti regionali, è ovvio che la macchina non funziona più; quando si fa terrorismo giudiziario è chiaro che chi deve mettere una firma non la mette più». Quindi ha sottolineato che «se si trasforma la Sicilia in una sorta di terra di Savonarola nessuno si muove più e le altre regioni e il governo centrale hanno poi ragione a spostare i fondi verso altri lidi, verso altri programmi». «Dobbiamo vedere – ha affermato Salerno – prima di prendercela con gli altri, se siamo noi a funzionare. Da amministratore di questa università posso dire che noi stiamo utilizzando tutti i fondi comunitari ai quali abbiamo avuto accesso sia sulla base dei bandi nazionali che europei sia per attività cofinanziate. Li stiamo utilizzando in tempi rapidissimi con estrema efficienza anche superando a volte contenziosi che ci vengono frapposti a livello regionale o nazionale». Salerno ha raccontato quindi come aneddoto quanto successo all’università Kore: «Al ministero dell’Istruzione ci avevano bloccato un finanziamento perché il bando relativo ai lavori l’avevamo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana. Gli esperti del ministero ritenevano invece che non era sufficiente in quanto doveva essere pubblicato sulla Gazzetta della Repubblica per cui non ce l’hanno accettato. E’ stato necessario ricorrere alla Corte europea per redimere il contenzioso. Allora, se siamo un paese e ancor di più una regione bloccata, non ci possiamo lamentare se i fondi se li prendono la Polonia, l’Irlanda, la Spagna o qualcuno altro. Abbiamo delibere Cipe sulla ricerca e sull’innovazione in campo universitario che sono bloccate per l’incapacità di investire, seguire e rispettare le procedure». «In questo momento – ha chiosato – abbiamo una macchina istituzionale a livello di territori che non esiste e là dove esiste è ingessata. Qui (riferendosi all’università) ci sono dei cantieri e delle attività aperte probabilmente perché abbiamo forse qualche volontà in più, ma sapete quante volte viene in mente di lasciare perdere e di mandare tutto a quel paese? Se non riusciamo ad avere una regione autorevole è chiaro che i fondi Fas se ne vanno sul lago di Como. Ma chi li deve difendere? Il sindaco di Roccacannuccia o il presidente della Regione? E’ problema di autorevolezza, di rispettabilità, di capacità di rappresentanza. O discutiamo su questi temi oppure noi non ne usciamo».

Giacomo Lisacchi