Piazza Armerina. Delusione dei Comitati sui liberi consorzi

piazza armerina liberi consorziDelusione dei rappresentanti del Comitato di sviluppo dell’area gelese, del Comitato Pro- Referendum di Piazza Armerina, cosi come dei sindaci di Piazza Armerina, Gela e Niscemi al 2° convegno regionale sui Liberi consorzi svoltosi al teatro Garibaldi. Non erano per niente soddisfatti anche perché l’incontro, almeno questa era l’idea degli organizzatori, doveva servire per spingere la Regione siciliana a concludere l’iter sui liberi consorzi previsto dalla legge n.8 ed invece si sono ritrovati a discutere del nuovo disegno di legge sulle riforme delle province, approdato in commissione Affari istituzionali dell’Ars i cui “contenuti –è stato detto- sono motivo di sconforto e di profonda preoccupazione”. “Una riforma, insomma -a detta da uno dei relatori- nata male e che rischia di finire anche peggio”. A fare una sintesi della legge 8 che istituiva i liberi consorzi e le città metropolitane, oggi messa in discussione, è stato il rappresentante del Comitato Pro-Referendum, Patrizio Roccaforte. “Una legge –ha specificato- che permetteva ai comuni di scegliere il consorzio a cui aderire e che ha messo in moto tutta una serie di procedure che ha richiesto ingenti costi materiali e immateriali. Non solo. Ha richiesto un acceso dibattito dove i partiti si sono spaccati al loro interno e i cittadini della stessa comunità si sono divisi. E’ stato compromesso (e qui qualcuno ha interpretato le parole di Roccaforte come un modo di riprendere il contatto con Enna) e di fatto congelato il dialogo con i gruppi delle città delle vecchie province con i quali fino a quel momento si dialogava E questo, se mi consentite, è un prezzo che è molto superiore a qualsiasi costo sostenuto dai comuni per la celebrazione dei referendum seppure in un momento di crisi economica”. “Ritorneremo a parlare ancora tanto di liberi consorzi –ha tuonato invece il sindaco di Gela Fasulo- e ne parleremo con rabbia. Questo perché come amministratori non solo ci sentiamo presi in giro, ma anche perché vediamo che alle comunità viene sottratta una delle più grandi possibilità: la speranza di crescita e di cambiamento”. L’analisi di Fasulo è impietosa: “La proposta di legge così come è predisposta cerca di dare un accomodamento ad una situazione politica che all’Ars rischia di sfuggire di mano, anzi è già sfuggita, e quindi rischiamo di diventare poco credibili come istituzione davanti al mondo intero. Considerato che siamo stati i primi in Italia, forti dell’autonomia, a tentare il grande cambiamento”. Infine ha chiosato: “Ha senso offendere la libertà dei cittadini (il riferimento era ai referendum) che votano. Mi sento un po’ come lo scemo cui è stato detto “vota, fai quello che vuoi, tanto saremo noi a sistemare le cose come vogliamo”. “La scommessa di istituire i liberi consorzi è quella di superare l’individualismo istituzionale –ha spiegato invece il prof. Vincenzo D’Amico dell’università di Catania, uno dei 20 esperti che hanno lavorato sul nuovo disegno di legge- che ha radici lontane e che impediva, come si dice oggi, di fare rete, fare cooperazione tra i comuni per dare vita al tema delle politiche di sviluppo e meno quello dell’organizzazione e gestione dei servizi. Da questo punto di vista il disegno di legge sicuramente fa un grandissimo passo in avanti perché in maniera molto chiara definisce il libero consorzio come una coalizione di soggetti chiamati ad elaborare piani e programmi di sviluppo”. Quindi ha parlato di enti di area vasta che dovrebbero esercitare, secondo il nuovo disegno di legge, funzioni di pianificazioni, organizzazioni e gestioni d’interventi a valere sui fondi europei; di organizzazione e gestione di uffici unici che selezionano progetti e attribuiscono finanziamenti”. “Considerato –ha concluso D’Amico- l’incapacità progettuale dei comuni, in particolare quelli piccoli, la scommessa dell’unione dei comuni è una scommessa che non può essere perduta”.

Giacomo Lisacchi





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