Lavoratori Precari: la politica non riesce a dare le giuste risposte

precariIl dramma di ritrovarsi senza lavoro spaventa seriamente i circa 18 mila precari storici degli Enti locali e delle Camere di commercio dell’Isola, cinquecento dei quali sono lavoratori della provincia di Enna, molti di loro sposati e con figli. Ventisette anni di lavoro atipico, rinnovi di contratto di anno in anno a seguito di centinaia di manifestazioni, ma adesso, colpa anche di una voragine nelle casse della Regione Siciliana, per i lavoratori potrebbe materializzarsi l’incubo disoccupazione. Alla data odierna, infatti, il governo Crocetta non sarebbe in grado di garantire la copertura finanziaria per il 2015. Attualmente, alcuni Comuni sono stati costretti a prorogare i contratti solamente per due-tre mesi. Ecco che i lavoratori, oramai indispensabili nei vari settori dell’amministrazione pubblica, si ritroveranno il prossimo mercoledì a Palermo, davanti Palazzo D’Orleans, per far sentire il loro grido di rabbia. Uno dei numerosi sit-in di protesta per cercare di tenersi stretto un posto di lavoro che, seppure precario, permette loro di andare avanti, di non perdere la dignità. Paola Contino, 49 anni, lavora presso la Camera di commercio di Enna, è una delle tante donne battagliere che non vuole arrendersi a questo sistema di precarietà. “La politica regionale- spiega Paola- continua a privilegiare gli interessi propri e quelli dei partiti, ma intanto la Sicilia sta affondando. La chiara impressione è quella di trovarci di fronte ad una classe politica regionale “gattopardiana” dove si pensa di cambiare tutto per non cambiare niente. Siamo stanchi di sentire parlare di sprechi da parte della politica, mentre per i precari le porte si stanno chiudendo”. Quello di Paola Contino è un vero grido di rabbia teso a raggiungere anche i Palazzi della politica europea. “Siamo pronti a ricorrere per vie legali, in riferimento alla direttiva europea che già nel 1999 dettava il passaggio, entro un anno, dallo stato di precarietà a quello di stabilizzazione a tempo indeterminato”. Infine l’invito di Paola ai colleghi a partecipare numerosi al sit-in del 15 aprile. “Dobbiamo manifestare a tutta la classe politica regionale il nostro sdegno- spiega- La conquista di un posto di lavoro non deve essere considerata un privilegio ma un diritto sancito dalla Costituzione italiana e dalle normative europee”. Un’avventura iniziata nel lontano 1989. Era il primo di aprile, ad alcuni sembrò un scherzo, il classico “pesce d’aprile”, invece per i primi diecimila giovani, poi diventati trentamila, iniziava un tortuoso percorso lavorativo: venti ore settimanali, 480 mila lire il sussidio mensile, nessun onere contributivo. Mentre nelle altre regioni del meridione d’Italia il progetto si concluse dopo tre anni, in Sicilia si è continuato di proroga in proroga.

Francesco Librizzi





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