Le Porte di Leonforte

leonforte porta PalermoLeonforte su Porta Palermo si è mobilitato in modi diversi e questo giornale ogni volta ne ha dato contezza. Il paese però ancora non pago, al conflitto su chi ha cominciato per primo la battaglia, ha accostato una messa in sicurezza discutibile, nel senso che la messa in sicurezza ha fatto assai parlar di sé. I profani l’hanno trovata incomprensibile, ma si sa che i profani sono fatti così, gli esperti invece stanno ancora cercando di capire su cosa è stata inchiodata l’imbracatura di “lapazze”. Amenità, ora si attende il restauro e quello, fatto come la suddetta messa in sicurezza, di certo accontenterà tutti. L’Università Popolare sulle porte del paese ha tenuto lunedì 1 giugno una bella lezione. Il professore Nigrelli ha spiegato il valore doganale delle porte, avvalendosi dei disegni del maestro Pino Calì. I disegni fedeli ai documenti fotografici e narrativi hanno ridato lustro all’opera voluta dal principe Brancifotri, che costringendo le acque di Tavi in fontane e giardini ripropose le bellezze di Tempe in Sicilia. Alla Madonna della Porta posta ai Pipituna o Porta San Filippo, si è dedicata invece la professoressa Maria. Porta San Filippo era composta da due piloni, i pipituna appunto, con due piccoli ambienti per il corpo di guardia ed era ed è, sovrastata dall’icona dell’Addolorata con Cristo morto e due angeli. Il dipinto su zinco portato dall’Argentina dal signor Antonino Marciante fu inteso per lunghi anni come santuario per le partorienti. Oggi usano ancora gli eredi del Marciante di “apparecchiare” l’icona a Natale nei giorni della novena. Nel 1985 l’opera fu restaurata dalla compianta pittrice Carmelita Risicato. La storia di un paese è fatta di date e monumenti, ma anche di aneddoti e personaggi. Ricordarli vuol dire farli rivivere e soprattutto comprendere il proprio passato ecco perché la Pro Loco in comunione con l’Università Popolare molto insiste su questo.


Gabriella Grasso