Leonforte. Bibliotecando, questo non è un Paese

BibliotecandoLeonforte. Bibliotecando, lo spaccio cinematografico con infiltrazioni libresche, si è concluso. I risultati hanno soddisfatto gli organizzatori che impunemente pensano a un seguito… pure?! Sfacciati! “Non so cosa ci è successo” dice Irene Varveri “tutto è iniziato dall’idea che pensieri e parole possono cambiare il mondo” “monologhi teatrali, utopie e distopie sono diventati pretesti per guardarsi attorno e vedere l’altro” aggiunge Sandro Rossino “non come indistinto, ma come soggetto vitale” conclude Angelo Gervasi in perfetta eterogenesi dei fini. Il tema della rassegna è emerso solo alla fine della stessa: i non protagonisti. Un’insana passione per chi non ha voce, per il diseredato decodificato e impresentabile, al tempo della presentabilità incomprensibile. Riscoprirsi società insomma, ritrovarsi a pensare che il bello e il buono non sempre coincidono col giovanilismo imperante e finto, come il sacerdote che lo predica opss mi è scappata un’analisi politica, chiedo venia e continuo. Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, cadaveri eccellenti, si può fare, la pecora nera e non è un paese per vecchi, questi i titoli. Cadaveri eccellenti ha avuto molto successo, sicuramente perchè essendo disavvezzi alla corruzione e alla concussione fra mafia e potere la cosa ha parecchio incuriosito. Come può succedere che la società civile permetta la corrosione del sistema governativo? Boh! Invenzioni cinematografiche certo. La solitudine del diverso ha invece acceso il dibattito e ha interrogato tutti sulla omologazione eterogestita e in ultimo i Coen: “A che ora chiudi? Adesso! Non è un orario” “Era vera quella storia? Ah se era vera? Non potrei dire ma certo era vero che era una storia” “Speravo che con la vecchiaia Dio sarebbe entrato nella mia vita, ma non è successo… Non lo biasimo, probabilmente io al suo posto avrei fatto lo stesso…” “Toglimi una curiosità se le regole che hai seguito ti hanno portato fino a questo punto, a che servono le regole?” “Tutto il tempo che passi a cercare di riprenderti quello che ti hanno portato via è tempo sprecato” La ricerca del bene in un Paese ontologicamente ammalato di danaro e cialtroneria… il Texas degli anni 80 ovviamente non certo il nostro.

Gabriella Grasso