Enna. Miniera di Pasquasia rimane incustodita

miniera pasquasia 34Enna. Il presidente per le miniere dell’Unione Province, l’ex consigliere provinciale Giuseppe Regalbuto è molto preoccupato perché è venuto a conoscenza che la miniera di Pasquasia è rimasta incustodita. Il personale della Forestale, senza avere fatto alcuna comunicazione, ha deciso di non andare a fare la guardiania della miniera, quindi da cinque giorni la miniera è rimasta abbandonata a se stessa. Rimangono operative le telecamere, telecamere che, comunque, non coprono tutto il territorio, per cui è possibile che la miniera rimanga in balia di se stessa ed a disposizione, come è avvenuto in un recente passato, alla disponibilità di vandali ed anche di ladri. Non bisogna dimenticare che la zona della miniera è molto pericolosa per la presenza di tonnellate di amianto e di oli in fusti molto cancerogeni e che ancora la magistratura non ha dato il via libera, e non sia per quale motivo, alle operazioni di bonifica dopo che la Regione Siciliana ha assegnato un finanziamento consistente per effettuare la bonifica. “Il fatto che l’Italkali, la società che in passato ha gestito le attività estrattive della miniera ennese, ha comunicato la sua disponibilità a ripartire con la produzione dei Sali potassici e non ha avuto alcuna risposta da Dipartimento regionale e dallo stesso Governo regionale, ha dirottato 250 milioni di euro a Realmonte, quindi bloccando una potenzialità produttiva e occupazionale ferma per colpa della burocrazia. Diverse società straniere sono interessate alla miniera di Pasquasia, vedi il colosso Australiano BHT ed una multinazionale francese, oltre ai russi per il recupero del magnesio metallico, che è molto utile in aeronautica. Ancora si porta avanti la storia delle scorie ma solo per non fare ripartire l’economia Siciliana perchè mentre il governo Renzi sblocca alcuni cantieri sotto sequestro per riprendere la produzione nel resto del territorio nazionale, in Sicilia ormai terra di nessuno, anzi terra di immigrati, aumenta la disoccupazione e diminuiscono le possibilità di ripartire con il lavoro. Da tempo sono convinto che se si deve indagare di scorie radioattive, di cui esistono atti e documenti contrastanti, si devono cercare a Bosco Palo o altre miniere nel Nisseno”. Giuseppe Regalbuto, che da quasi un decennio si batte per la bonifica della miniera e per la ripresa delle attività estrattive, è deciso a rivolgersi ufficialmente al presidente dell’Urps, Giovanni Avanti, e alla Regione Siciliana per cercare di sbloccare la situazione, ma come dato di fatto immediato quella di far riprendere alla Forestale il controllo giornaliero del territorio della miniera.




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