Rischio chiusura per il centro faunistico del Parco Ronza

parco RonzaPiazza Armerina. Una situazione finanziaria deficitaria, nonostante il grande impegno degli esperti che vi lavorano volontariamente, sta portando alla chiusura del Centro faunistico che si trova da più di dieci anni all’interno del Parco Ronza, diretto dal geologo Viviana Ingrasciotta, realizzato dalla Provincia regionale. Si tratta di uno dei centri faunistici più importanti della Sicilia ed uno dei più attivi. Negli ultimi quattro anni l’impegno dei volontari è stato notevole, ma ora incominciano a crearsi delle crepe la situazione finanziaria è decisamente molto precaria. Il centro recupero faunistico per animali selvatici è di competenza dell’Azienda delle Foreste demaniali, ma la gestione finanziaria spetta all’Assessorato regionale competente, ma da qualche anno gli interventi finanziari sono stati modesti e questo a lungo andare ha penalizzato l’attività del centro. Il centro è stato dato in affidamento alla Lipu che ha dimostrato grande competenza e professionalità tanto è vero che ha curato centinaia di animali selvatici, ponendosi all’attenzione di tutta la Sicilia ed è uno dei 3 centri rimasti attivi in Sicilia insieme a quello della Ficuzza in provincia di Palermo, e Messina. E’ diventato punto di riferimento per tutti gli animali feriti delle province di Caltanissetta, Siracusa, Ragusa, Catania. Allo stato attuale presso il centro ennese sono ospitati per essere curati una sessantina di animali per la maggior parte volatili come Cicogne, Falchi, Gheppi, Nippi, Poiane, ma anche Tartarughe, di questi animali circa venti sono nelle condizioni di essere liberabili mentre altri animali sono ricoverati nel centro perché abbisognevoli di assistenza sia sanitaria che di vitto quotidiana. Il centro ha sviluppato anche la sua attività come ente didattico tanto è vero che sono tante le scuole della provincia e di fuori provincia che nel corso dell’anno scolastico si recano al centro per ascoltare le lezioni teorico-pratiche della dottoressa Ingrasciotta e dei suoi collaboratori. Attualmente i soldi per farlo vivere li stanno uscendo i volontari, ma questo potrebbe portare a rischio chiusura.




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