Ance Enna: proposte per uscire dalla stagnazione degli investimenti pubblici

ance-ennaLo studio periodicamente diffuso dal centro studi ANCE Sicilia evidenzia come nel periodo Gennaio-Agosto 2015 solo due gare sono state pubblicate per complessivi 1 milione e 533mila euro. Nello stesso perdiodo del 2014 le gare erano state 7 per oltre 20 milioni di euro segnando un -71% nel numero delle gare e un -92% per importi. Nello studio Enna è la cenerentola delle exProvince siciliane e precede Caltanissetta che perde il l’81% del valore degli investimenti (si passa da oltre 40milioni del 2014 a 7 nel 2015),brillano invece Ragusa (+142% con 16milioni) e Catania (+93% raggiunge nel 2015 i 33 milioni).
ANCE ed Archietti, da tempo in sinergia per promuovere una ripresa del settore delle costruzioni, si sono uniti per far fronte comune e tentare di far ripartire gli investimenti pubblici con alcuni suggerimenti che possono contribuire a far ripartire la filiera delle costruzioni.

Pirrone ​- Presidente ANCE Enna “Non possimo assistere passivamente all’abbandono infrastrutturale che la mancata programmazione ci consegna. Occorre fare fornte comune e trovare il modo di rilanciare gli investimenti pubblici. Insieme agli architetti puntiamo a far ripartire le progettazioni sicchè le amministrazioni siano dotate di un parco progetti che possa essere prontamente candidato ai programmi di finanziamento che via via sono diffusi dagli enti finanziatori. I Comuni devono comprendre che oramai è terminata la stagione in cui grazie alle relazioni di Sindaci ed Assessori si facevano finanziare palazzetti dello sport, zone artigianali o altri interventi a fini elettoralistici. Oggi agli enti si chiede maggior programmazione e la minore disponibilità finanziaria di Regione e Ministeri impone che i progetti siano concorrenziali. Insomma occorre che anche gli enti locali siano competitivi sul piano progettuale ma allo stesso tempo occorre che abbiano progettazioni adeguate ed aggiornate. Spesso infatti vediamo inserire nei piani triennali intereventi che, quando li hanno, hanno progetti di decenni addietro, del tutto privi di quanto oggi viene invece chiesto per poter essere candidabili a finanziamento”.

Russo – Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC
“La crisi degli appalti pubblici certificata dagli ultimi dati conferma le paure espresse a suo tempo dal nostro Ordine e dalla Consulta Regionale degli Architetti PPC. Siamo più volte intervenuti presso l’Assessorato infrastrutture chiedendo ​una accelerazione delle procedure di spesa dei fondi europei , anche con una norma ad hoc che è ferma in IV Commissione all’ARS. Abbiamo anche sollecitato più volte la attivazione del fondo di rotazione per la progettazione in modo da garantire un parco progetti delle amministrazioni in grado poi di conseguiire finanziamenti. Occorre trovare un modo per poter far accedere ai finanziamenti anche interventi provvisti di sola progettazione preliminare. Ma il punto di volta potrà essere rappresentato solo dalla capacità degli enti di saper sfruttare i finanziamenti comunitari”.

Continua Russo: “La mancata partecipazione ai bandi europei è frutto di ‘incapacità politica di amministrare e programmare interventi, cosa possibile solo con un impegno amministrativo adeguate ad acquisire i progetti.
Gli strumenti messi a disposizione dal legislatore con il Codice dei Contratti prima e con le successive determinazioni della AVCP e dell’ANAC, come richiesto dal Consiglio Nazionale degli Architetti PPC, hanno fugato ogni dubbio sulla soglia degli affidamenti diretti di servizi di architettura e ingegneria. Le Stazioni appaltanti possono quindi conferire incarichi fiduciari sino a 40.000 €. superando così le lentezze di procedure di gara e di aggiudicazione, percorso utile per dotarsi di un parco progetti.L’attivazione del fondo di rotazione da parte della Regione consentirebbe agevolmente la copertura delle esigenze finanziarie”.

Conclude Pirrone:” Noi auspichiamo che i Sindaci e tutti gli amministratori locali si convicano a superare le logiche di immobilismo burocratico cui spesso sono condotti dalle dirigenze tecniche/amministrative, adottando modelli di controllo della spesa tali da assicurarsi costantemente la qualità della spesa stessa ed il rispetto dei vincoli del patto di stabilità interno. Riteniamo infatti che la prassi di stimare durante l’anno ricavi e spese ai fini del patto di stabilità sia una causa dell’immobilismo che denunciamo, salvo poi accorgersi a novembre di ogni anno di avere margini di spesa alti e tempi stretti, costringendo a vere e proprie corse alla spese con ricorsi a procedure ristrette non sempre possibili e comunque foriere di altri fenomeni di intermediazione non sempre cristallini”.

​a cura di Gildo Matera