A Troina la prof. Graziella Priulla sul linguaggio caratterizzato dal turpiloquio usato per comunicare

Graziella PriullaTroina. Nella sala Miani della Torre Capitania la prof. Graziella Priulla, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi nel Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Catana, su invito della Biblioteca comunale, ha parlato del linguaggio caratterizzato dal turpiloquio usato per comunicare. Su questo argomento Graziella Priulla ha scritto il libro “Parole tossiche. Cronache di ordinario sessismo”, che è stato lo spunto per una discussione sull’argomento al quale hanno partecipato una cinquantina di persone. Ad introdurre la discussione sono state Marinella Pacino, Grazia Livolsi e Silvana Baudo che avevano già letto il libro della prof. Priulla. Per tutte e tre, l’uso che si fa di parole volgari ed offensive nel linguaggio corrente è la manifestazione di un involgarimento di massa e di un preoccupante impoverimento culturale, che non è circoscrivibile a precisi e ben identificati ambenti sociali ma investe l’intera società. La volgarità si espande nei mass media, nella pubblicità, nelle università, nella politica, in bocca ai personaggi pubblici come agli sconosciuti. Su questo fenomeno sociale del turpiloquio, l’analisi della Priulla è convincente: “La lingua rispecchia la situazione dei rapporti tra le persone”. Andando alla radice del fenomeno, si comprende che dove c’è la povertà di linguaggio c’è anche una povertà di relazioni, una neopovertà non più economica ma espressiva e culturale. Le parole scurrili non esprimono creatività, ma l’esatto contrario: “Siamo di fronte ad un inquinamento culturale di cui dovremmo occuparci, così come ci occupiamo dell’inquinamento ambientale”, sostiene la prof. Priulla. Si inquina l’immaginario collettivo quando in televisione delle morte si fa uno spettacolo, del sesso un ammiccamento, della donna un oggetto, della politica un circo e delle parole un tritacarne. Qual è il rimedio questa situazione? Non è il galateo, ma il recupero di una pratica quotidiana della moderazione per manifestare con sobrietà pensiero critico senza astio, rigore senza fanatismo, ironia senza schiaffi, pacatezza senza ruffianaggine ed energia senza isteria.

Silvano Privitera