Leonforte. Ricomincia l’Università popolare

Leonforte Pal Branciforti Pro LocoLeonforte. Passata la Sagra della pesca, roboante di tributi e di autocelebrazioni e ritiratasi la Madonna della Catena… in punta di piedi, obbedienti alla spending review così come si deve se si vuole la nuova chiesa: più grande e più accogliente, buona per ospitarvi i profughi di Papa Francesco che ora non si ha dove metterli, siamo giunti ai primi freddi e in attesa del Generale Inverno il paese si prepara come si conviene. Certi che le caditoie siano state espurgate e le pendici rinforzate e sicuri che ogni famiglia avrà di che sfamarsi e di che coprirsi, la Pro Loco e l’Università Popolare riprendono il cammino della conoscenza, perché si pensa che sapere quello che è stato sia necessario a comprendere quello che è, e grati a quanti racconteranno, spiegheranno e ricorderanno, emozionandosi e emozionandoci si ricomincia.“U Stazzuni”, la Mercede, il paese raccontato da un francese d’altri tempi e ancora le porte, perché Porta Garibaldi non cada nel dimenticatoio e i paesani di ieri ricordati da quelli di oggi, saranno i protagonisti delle lezioni popolari. Si è cominciato lunedì con le piazze del dottore Buscemi, la “truzza” del maestro Calì, i “millicucchi” della professoressa Maria e i “quadarara” del professore Nigrelli. I “si dice” sullo “ziripillo”, uomo di bellezza gitana e dai modi discutibili e sul cane della “buffittina”, tombeur de femmes e capostipite di una moltitudine di quadrupedi paesani e no, hanno scaldato l’aula che si è ricomposta solo con l’annuncio dell’appuntamento successivo: tavola rotonda su don Antonio La Giglia, che darà il suo nome allo slargo adiacente la villa Bonsignore. Largo La Giglia diverrà quello spiazzo e lunedì prossimo alle 19 presso i locali della chiesa del Salvatore se ne discorrerà. Nell’occasione il professore Nigrelli terrà la sua prima lezione. Ricordiamo alla vicesindaco l’assessore Rosa Maria l’impegno preso anche per un altro nome, meno noto del suddetto, ma non per questo meno rispettabile quello di Elisa Valenti, uccisa il 30 giugno del 1999 e riconosciuta dalla Prefettura e dal Ministero dell’Interno vittima incolpevole di mafia. “Una comunità che non onora le proprie vittime non ha dignità” si disse quando l’impegno fu assunto e data l’indubitabile dignità della comunità noi attendiamo fiduciosi.


Gabriella Grasso