Troina: “Pericolo di esplosione. Vietato l’ingresso”, nei due ingressi dell’edifico Angeli

Troina edifico AngeliTroina. Quelli che si trovano a passare davanti l’edificio Angeli, in via Conte Ruggero, e non sono pochi, vengono attratti dall’avviso affisso dai Carabinieri sul portone di ingresso recante la scritta “Pericolo di esplosione. Vietato l’ingresso”. L’avviso è stato affisso nei due ingressi dell’edifico Angeli: in quello che conduce alla biblioteca comunale e archivio storico comunale, che sono al secondo piano, e nell’altro attraverso il quale si accede ai locali, a pianterreno, in ristrutturazione per adibirli e centro educativo ambientale gestito da locale circolo Ancipa di Legambiente, e ai locali del primo piano dove hanno sede alcune associazioni di volontariato e la banda musicale che li usa per le prove e per le lezioni agli aspiranti musicisti. Ma che cosa è accaduto di tanto grave, vi starete chiedendo, per chiudere all’improvviso, per pericolo di esplosione l’edificio Angeli? Questa mattina nell’edifico Angeli c’erano gli impiegati addetti alla biblioteca ed all’archivio storico con dei cittadini che stavano consultando documenti e leggendo libri per le loro ricerche, nel piano di sotto il maestro di musica dava lezione ai giovani allievi della banda musicale, a pianterreno gli operai di un’impresa edile stavano lavorando alla ristrutturazione dei locali da adibire a centro di educazione ambientale. Nella tarda mattinata, verso le 11, entrano nell’edificio il maresciallo dei carabinieri ed un funzionario del comune per invitare ad uscire, entro un’ora, tutti quelli che per motivi diversi si trovavano lì. Il motivo? C’è un ordigno esplosivo, che la caratteristiche di un grosso proiettile di mortaio, un residuato bellico della seconda guerra mondiale, tra i reperti archeologi rinvenuti in una delle due campagne di scavi condotte nella seconda metà degli anni ’70, dal prof. Giacomo Scibona e conservati in un una stanza del pianterreno dell’edificio Angeli. Ma com’è stato possibile che sia andato a finire tra i reperti archeologici con tanto di etichetta che ne segnala la pericolosità? E perché non fu detto nulla ai Carabinieri quando l’ordigno fu rinvenuto durante una delle campagne di scavi della seconda metà degli anni ’70? Non è facile trovare delle risposte a queste domande, dopo 40 anni. Corrono voci che ad accorgersi dell’esistenza di quest’ordigno siano stati gli archeologi che nel mese di agosto hanno selezionato i reperti archeologici utilizzati per allestire la mostra nella Torre Capitania. Dell’esistenza di questo proiettile di mortaio ne avranno parlato con qualcuno. L’hanno saputo pochi giorni fa quelli del circolo Ancipa, che gestiranno il centro di educazione ambientale nei locali a pianterreno dell’edificio Angeli, ed hanno informato la locale stazione dell’Arma.

Silvano Privitera