Enna. Con la pioggia, danni disagi e senza acqua per giorni

Enna. Con la pioggia, danni disagi e senza acqua per giorni.
Ci siamo abituati! Pure alle nostre colpe!
di Vincenzo Cimino

PioggiaBastano ore di piogge per due – tre giorni, anche ad azzuppa viddanu, ecco che il territorio ennese va in tilt. Pezzi di strada che crollano, frane frequenti nei centri abitati, smottamenti specie nelle aree extra urbane, fango che invade strade e carreggiate. E quindi, la viabilità è compromessa, le pendici dei nostri paesi cedono, le acque scorrono impetuosamente. Infine, “l’abituale” rottura della grande condotta che porta l’acqua da Troina.

I nostri paesi, di anno in anno, sono sempre più a rischio di fronte agli eventi meteorici pur appena eccezionali, subendo danni gravi e ritrovandosi in ripetuti stati di calamità. Le loro condizioni di precarietà, ogni qual volta la pioggia è intensa, si aggrava lasciando ferite e creando dissesti fisici definitivi.

A tutto ciò abbiamo fatto “u caddu”, accettando disagi e danni magari con qualche mugugno e qualche chiacchiera al bar.

Colpa di chi? Lo sappiamo tutti, ma accuse e denunce cadono appena s’affaccia il sole; e rabbia e tristezza si smorzano rimuovendo il problema dalla testa d’ognuno e dai doveri ai quali ciascuno dovrebbe sentirsi vincolato. Per carità, niente critiche né tantomeno dito puntato. Ci si può confondere con quanti, dopo il ritorno alla normalità, rinviano il problema non ritenendolo un impegno prioritario, continuo e coerente nel tempo. Insomma l’acqua del maltempo trascina anche quel pò di riflessioni critiche del momento pur di tornare alle vecchie pratiche costruttive.

Vogliamo, tuttavia, ragionare su alcune scelte fatte dai recenti gruppi dirigenti locali per governare i loro territori.

Parliamo della Città di Enna, oggi degradata e compromessa sul piano urbanistico, ambientale, idrogeologico, agricolo e boschivo. I delicati equilibri di Città di Montagna e delle Aree Interne sono maledettamente saltati. Enna è segnata in ogni parte da ferite e fratture osservabili perché evidenti. Celare questa verità è da scriteriati! E lo è ancor di più se non muta la sciagurata linea di condotta che è di molti (ci stanno anche i cittadini). Ad ognuno il suo carico di colpe, il cui dosaggio è a piacere di chi lo vuole.

Quando i danni sono giganteschi, è sacrosanto prendersela con qualcuno, ma è anche corretto riportarsi alle nefande politiche costruttive tollerate, se non volute. Come si fa a tacere, in questi giorni d’intense piogge, che una Città capoluogo da 24 anni non si doti di un Piano Regolatore, ossia dello strumento che per Legge dello Stato vincola ogni parte del territorio commerciale a specifiche destinazioni d’uso, tutela i corsi d’acqua, le campagne, il verde pubblico e tutto ciò che riguarda l’assetto e lo sviluppo urbanistico. Nel 2003 il prof Urbani, dopo 12 anni dal suo incarico, presentò un progetto. Fu affossato e nessuno si dissociò da tale disonestà politica! Il potente Partito del Cemento continuò, e continua, ad avere le mani libere, anche perché nessuno ha pensato d’ammanettarle. I risultati sono davanti i nostri occhi lacrimosi. Ne mettiamo in triste mostra i più sconvolgenti e gravi:
· Le pendici. In buona parte sono disboscate e nude, non sono soggette alle cure manutentive, in alcuni punti si cementifica, Sono in totale abbandono e le più compromesse dell’incuria e stoltezza pubblica.
· Le contrade di campagna. Non ci sono vincoli potendo costruire ovunque, per cui l’abusivismo è stata ed è regola diffusa. Metri cubi di cemento incalcolabili sono stati buttati al punto che mediamente ogni ennese è dotato di 4 vani. Un primato nazionale!
· I corsi d’acqua. Il Torcicoda è scomparso, i rii vanno per conto loro, le acque non si canalizzano, strade urbane come la via Pergusa si trasformano, quando piove con intensità, in fiumi in piena.
· La Conca Pergusina. È la sintesi terribile dello sfascio territoriale.

Altro ancora verrebbe da scrivere, ma a che serve se tutto sappiamo ma tutti non agiamo per sanare?

A meno che, il Sindaco Dipietro e i neo eletti di Sala d’Euno, chiudendo col passato, con umiltà decidono da domani, e non in un prossimo futuro, d’avviare l’iter non breve di adozione del Piano Regolatore. Che bella svolta sarebbe!