Castello di Agira

agira-Torre-C-vista-dal-bassoSull’importante via di comunicazione romana Catina-Thermis (Catania Termini Imerese), attestata dall’Itinerarium Antonini, si trova il sito dell’antica Agyrion divenuta la medievale San Filippo d’Argirò.
Patria dello scrittore Diodoro Siculo, vissuto nel I secolo a.C., la città ci racconta attraverso le parole dello storico greco, di culti, di templi e di acropoli di difficile se non ipotetica localizzazione.
La prima testimonianza archeologica di frequentazione risale al periodo paleolitico a cui è ascrivibile il cosiddetto “Riparo Longo”, una delle più antiche testimonianze della presenza dell’uomo in Sicilia.

agira-Torre-CGiungendo ad Agira dallo svincolo autostradale sulla A 19, dopo aver percorso la SP 21, ci si addentra nel centro storico percorrendo inizialmente la via Raddusa, poi la via Roma, la via Annunziata e infine la via Diodorea sino, attraverso stradine e vicoli tortuosi che si aprono ai lati della strada principale, alla piazza con la grande chiesa di Santa Margherita, riconoscibile per la cupola rimasta incompiuta. Da qui passando sotto l’arco monumentale che affianca la grande chiesa, e addentrandosi nella parte più antica del centro storico, si potrà raggiungere il Castello o ai suoi piedi la piazza di San Salvatore, con la sua omonima chiesa che spicca per conservare al suo interno l’Aron giudaico, il monumento forse più prezioso dell’ebraismo siciliano, e ancora più avanti la Torre di San Nicola, unica opera superstite della originaria chiesa, sul cui piano possiamo riconoscere i resti di antiche tombe, e la suddivisione spaziale interna. Entrando nella torre di San Nicola, probabilmente facente capo al sistema di fortificazione e difesa della città in periodo medievale, ai nostri occhi si apre un panorama che spazia sui Nebrodi, la vallata del Salso Cimarosa ed i laghi Pozzillo e Sciaguana.

agira-Torre-BArrivati nella piazza antistante il Castello si percorre una salita che costeggia le mura esterne e la prima delle torri superstiti, posta sull’angolo Sud-Ovest della cinta e identificata dagli studiosi come Torre C. Continuando il percorso, costeggiamo quello che rimane di una torre ottagona (Torre B per studiosi) posta probabilmente a guardia di quello che doveva essere l’ingresso, ma di cui non ci rimane traccia. Arrivati sul pianoro si distingue chiaramente un’altra Torre, che sembra isolata rispetto al resto delle costruzione (Torre A), che presenta pianta quasi quadrata. Essa sorge a cavallo di una scarpata naturale e pertanto il suo livello di base tra interno e esterno differisce di ca. 5 m. Vi si accede attraverso una porta incorniciata da arco a sesto acuto, ai cui lati distinguiamo due feritoie strombate. Internamente presenta un solo vano coperto da volta a botte spezzata ed illuminato dalla porta e dalle feritoie. A questa torre segue una lacuna muraria in cui è possibile osservare i ruderi di quella che probabilmente poteva essere una quarta torre, posta anch’essa, come le altre, lungo la cinta muraria esterna. agira-Torre-ATutt’intorno di quest’ultima restano solo pochi ruderi, ma tali da poter fare immaginare che il sistema difensivo si appoggiasse da una lato alla cinta muraria, dall’altro alla conformazione stessa del monte, il monte Teja, su cui sorge.

agira-Ingresso-Torre-AInternamente il monte presenta un ulteriore livello al centro, dove è possibile riconoscere una seconda cortina muraria, al cui centro sono riconoscibili i resti di una costruzione non identificata, una chiesetta dedicata a San Filippo di epoca recente, e l’ingresso ad un ambiente semi sotterraneo coperto da volta a botte con arco centrale di sostegno. L’ingresso è costituito da una porta a sesto acuto con rimbotto, che si apre su quello che resta di una galleria d’accesso coperta da volta a botte ribassata. Dal pianoro possiamo dirigerci verso le due torri, C e B, ed entrare nella Torre C. Questa presenta pianta di trapezio rettangolo, e si è conservata per una sola elevazione oltre al piano terra. I due piani dovevano essere separati da un solaio ligneo, come testimoniano i numerosi fori per l’alloggiamento delle travi di sostegno presenti nel paramento murario, piano superiore che presenta un copertura a volta leggermente ogivale. Affacciandosi dalla finestra di Ovest il nostro sguardo si può perdere tra i vicoli le stradine, le chiese e i monumenti di Agira, e più in lontananza possiamo scorgere la città di Enna, mentre la finestra di Est si affaccia direttamente sul cortile interno.

agira-Interno-sotterraneoEsternamente tra la Torre e la cinta muraria, che costituiva uno dei lati, si riconoscono le fondamenta di un edificio non identificato. Della Torre B, sono rimaste, parzialmente interrate, le mura perimetrali del piano inferiore coperto da volta emisferica, mentre del primo piano ci rimane un avanzo di muro in cui è possibile riconoscere una finestra strombata.
Ad un occhio attento non sfuggirà di certo che le murature che costituiscono i paramenti presentano notevoli differenze tra le varie strutture, che non possono che suggerirci che il castello sicuramente fa riferimento ad almeno due o più fasi edificative.

Cronologicamente è attestato solo a partire da età angioina ma nulla esclude una sua precedente edificazione, come testimoniato da documenti relativi ad un castrum o al castellum di San Filippo in età Normanna, probabilmente eretto su opere di fortificazione di età ancor più antica, e non escludendo un intervento da parte di Federico II all’interno della sua opera di ristrutturazione e riedificazione di siti fortificati. agira-Particolare-apertura-Torre-BAlla falde dello stesso sito dove sorge il Castello, scavi eseguiti dalla Soprintendenza, hanno portato alla luce i resti strutture urbane datate tra il VI e IV secolo a.C.,con presenza di intonaco policromo e altri reperti, e i resti della Zecca per il conio delle monete, confermando l’antichità della città di Agira, e la localizzazione della poleis greca sulla parte sommitale della città, su cui in epoca medievale sorgerà il Castello.
Infine non possiamo non invitare i nostri lettori, finita la visita, a deliziarsi il palato con il dolce simbolo della città: la cassatella.

Valentina Di Natale
Archeologa