Enna. Il tetto dell’ex convento dei Benedettini rischia di crollare

Enna benedettiniEnna. E’ probabile, se non si ricorre subito ai ripari, che si verifichi l’ennesima ferita nel cuore di Enna. Stavolta a farne le spese potrebbe essere il tetto malandato dell’ex convento dei Benedettini che rischia di crollare se il Comune, proprietario dell’immobile, non interviene subito. Con la conseguenza quindi che possa diventare un altro “rudere illustro” considerato che l’edificio, ormai in stato di abbandono da diversi anni, si presenta fortemente degradato. L’ex convento, un maestoso palazzo che si sviluppa in circa 10 mila metri quadrati con affaccio sulla piazza Colajanni e sulla centralissima via Roma, nel febbraio del 2014 sembrava che potesse ritornare al suo vecchio splendore attraverso un finanziamento di 8 milioni di euro della Regione siciliana per la messa in sicurezza e la ristrutturazione. Somma che però non venne concessa perché il progetto era undicesimo in graduatoria e solo i primi dieci accedevano al finanziamento. L’immobile recentemente è stato al centro anche di un contenzioso in quanto sia l’Asp che la Casa di riposo Santa Lucia rivendicavano il diritto di comproprietà. Fatto questo smentito dalla responsabile dell’Ufficio legale del Comune, avv. Elvira Termine, la quale, documenti alla mano, ha dimostrato che il Comune è l’unico proprietario dell’immobile. Per spiegare l’equivoco bisogna fare molti passi indietro nella storia. Nel 1866, con la soppressione degli enti e delle corporazioni religiose, a Enna vennero abolite e demanializzate tutte le strutture conventuali esistenti, dapprima tutti i conventi maschili e dopo il 1893 anche i monasteri femminili. Per quanto riguarda il monastero di San Benedetto, sia il Comune che la Provincia, con proprie delibere, rinunciarono alla cessione dell’edificio a favore dell’amministrazione militare, a condizione che l’edificio venisse adibito ad uso di deposito di materiale per la difesa dell’isola. Cessato l’uso del fabbricato da parte dell’amministrazione militare una volta sgombro, per un equivoco le chiavi furono consegnate, anziché al funzionario del demanio, al presidente della locale Congregazione di Carità, che affittò lo stabile per proprio conto all’Intendenza di Finanza. Trasferitasi l’Intendenza nel 1952 nel nuovo edificio di viale Diaz, parte dei locali del primo e del secondo piano vennero affittati alla Questura, altri alla Camera del lavoro e a un ente di addestramento del settore artigiano e quelli del piano terra affittati ed adibiti a botteghe. Intorno alla fine degli anni ’50 una parte dell’edificio ospitò perfino la sezione staccata del nascente liceo scientifico fino agli ultimi anni ‘60. Risulta dunque evidente che l’edificio ha subito numerose trasformazioni, poiché venivano eseguiti dei lavori ogni volta che cambiava la destinazione d’uso. Ora riqualificare e riutilizzare l’ex convento, peraltro di valore storico notevole, può essere dunque la soluzione, non solo per ospitare un centro culturale ma anche per restituire alla città uno spazio di pregio. Il problema, però, è proprio quello dei soldi: ci sono grandi costi di restauro perché l’edificio è sottoposto a tutela dei Beni culturali che impone ditte specializzate per i lavori, così un restauro di un palazzo vincolato costa il doppio. Questo aggrava il guaio della mancanza di liquidità dell’amministrazione comunale. Ma bisogna inventare qualcosa per aggirare l’ostacolo preparando un progetto esecutivo e cantierabile per trovarsi preparati alla prima opportunità di finanziamenti.

Giacomo Lisacchi