Morgantina. Quella scala va rimossa! Successo della petizione popolare on line

Una settimana fa il Movimento civico “Noi Aidone” ha lanciato la petizione popolare online per la rimozione della scala di ferro e orsogril (la rete elettrosaldata) installata nell’agorà di Morgantina. Ben settecento persone l’hanno già firmato e tra loro ci sono, non solo cittadini aidonesi, ma estimatori del nostro grande sito da varie parti di Italia e del Mondo, tra di loro anche professionisti nell’ambito dei Beni Culturali.
Morgantina scale ferro
Alla scadenza della prima settimana le oltre settecento firme sono state inviate alle autorità cui era indirizzata la petizione (al Soprintendente ai BB. CC. di Enna, al Direttore del Museo Archeologico di Aidone e di Morgantina, all’Assessore ai BB.CC e all’Identità Siciliana, al Ministro dei Beni e le Attività Culturali, e per conoscenza al Presidente Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici, al Direttore del Centro per la Progettazione e il Restauro e al Dirigente Generale dei B.B. C.C. dell’Identità siciliana). La petizione continua online e sicuramente molti, man mano che ne stanno venendo a conoscenza, vorranno firmarla.
La risposta della gente è stata forte e convinta, c’è stato anche qualche breve intervento sugli organi di stampa, e un lungo comunicato stampa -che si può leggere qui in calce integralmente- della dottoressa Laura Maniscalco che spiega le motivazioni del manufatto e nel contempo, in qualche modo, prende le distanze dal progetto e dalla sua realizzazione. Intanto, in primis, dal momento che l’opera non è stata ancora completata, dovrebbe essere severamente interdetta al pubblico; nelle condizioni in cui si trova, in questo momento, costituisce un rischio maggiore della salita impervia che i turisti sono soliti percorrere. Tra le motivazioni si afferma che oltre alla pericolosità dell’accesso erano a rischio i pavimenti della casa del Capitello dorico o del Saluto. È vero che si risparmia a quei pavimenti il logorio di qualche migliaio di piedi, ma il visitatore si perde la Casa più interessante, la più completa per comprendere le architetture e le tecniche costruttive in età ellenistiche, si perde tra l’altro la vista del piccolo ambiente dove troneggia la scritta EYEXEI, che nel tempo è diventata il simbolo stesso di Morgantina.
È giusto salvaguardare i pavimenti in cocciopesto di questa casa ma è urgente pure liberare dall’erba, che infesta Morgantina in tutte le sue parti e in ogni stagione, i pavimenti della Casa Pappalardo completamente sepolti e quelli della Casa della Cisterna ad Arco sempre di più spaccati da ciuffi d’erba che spuntano ormai non solo dagli angoli ma addirittura al centro degli ambienti. Per non parlare delle Plateiai A e B, dove l’erba regna sovrana e rende scivolosa la discesa, dello stoà nord dove penzolano in bella vista, sui bassi muretti,dei fili elettrici, mentre sulla strada si sprofonda nell’erba soffice come la neve. Nella Casa Pappalardo, che è una delle case più grandi e ricche tra quelle della collina Ovest, nel corso di questi ultimi interventi (di cui faceva parte la scala) sono stati restaurati e riparati con una copertura i mosaici di un solo ambiente, ma tutto il resto è nell’incuria totale. Un altro intervento dello stesso genere è stato fatto in un ambiente della Casa detta dei Capitelli Tuscanici; si sono rinforzate le due tettoie della Fontana dell’agorà e si è posta una copertura sull’altare di Hestia, scoperto qualche anno fa negli ambienti dello stoa Nord. Nonostante questi 6/7 interventi effettuati in questi mesi, le condizioni di Morgantina, quanto a sicurezza e tutela, ormai sono disastrose e meriterebbero un’attenzione continua e strutturale che non si può risolvere in interventi episodici e decontestualizzati; l’ampiezza del sito e la carenza endemica di risorse finanziarie, umane e materiali non può continuare ad essere invocata per giustificare lo stato di degrado e di abbandono in cui il sito ormai è lasciato.
Tornando alla scala, vista direttamente, si può affermare che è più brutta e più inutile di quanto non sembrasse dalle foto e non è una questione di prospettiva. Dall’agorà superiore, esattamente dallo Stoà est, si percorre un viottolo in direzione sud, qui si incontra la rima rampa di tre gradini che porta al di sopra del cosiddetto Pritaneion. Da qui comincia la scala di oltre sessanta gradini e una decina di pianerottoli in orsogril, che ti disorienta e nella discesa ti procura anche le vertigini. Il lavoro sembra ancora in progress, sui pilastrini delle inferriate ci sono degli anelli attraverso cui verrà fatto passare cosa qualcosa: una rete, delle cordicelle, delle aste? Per fortuna questa non è stagione di visite scolastiche! Finisci la salita e sei già sul vialetto superiore difronte alla casa Papola, dove dovrebbe trovare posto un luogo di ristoro e i bagni. Vai verso la casa di Ganimede dove i mosaici superstiti dell’ultima stanza, mai coperta, sono minacciati dall’erba che cresce rigogliosa sulla soglia d’ingresso. Nello stesso edificio due grandi ambienti retrostanti sono protetti da coperture che non lasciano vedere cosa proteggono, dal momento che quando hanno messo le nuove hanno tralasciato di togliere le vecchie, quindi dai vecchi tronchi di legno che le reggevano penzolano antichi pezzi di plexigass o altro materiale. Il cahier de doleances sarebbe infinito, è bene che lo facciano gli addetti ai lavori, noi profani non possiamo non far notare che prima di quella scala, se proprio non se ne poteva fare a meno e non c’era altra soluzione, ci sono altri cento piccoli interventi per mettere in sicurezza, segnalare, guidare, tutelare etc.

Franca Ciantia

morgantina scala_dallalto
La nota della dottoressa Laura Maniscalco – direttore del Museo di Aidone
“In merito alla scala collocata lungo la collina est di Morgantina si fanno alcune brevi precisazioni. L’idea della scala è sorta a suo tempo sulla base di diverse considerazioni: 1) Inadeguatezza del percorso “naturale” che oltre ad essere molto impervio e poco sicuro per l’utenza finiva per portare il flusso dei visitatori all’interno dei vari ambienti delle abitazioni con conseguente continuo logorio dei pavimenti in coccio pesto. 2) Esigenza di mettere in sicurezza gli stessi visitatori. Si sono verificati diversi episodi di cadute e qualche anno fa c’è stato anche un caso di frattura di una caviglia. Inoltre nel primo tratto di ascesa (ancora sulla stoa est) vi è un vuoto (scarico idraulico) che è un potenziale pericolo soprattutto per bambini e adolescenti. 3) Maggiore funzionalità del percorso di visita che permette di salire avendo di volta in volta la visione delle abitazioni, della cittadella e dell’Etna con relativi pannelli esplicativi. Il precedente itinerario prevedeva una discesa impervia attraverso le strutture murarie ma questo viene evitato dalla scala che consente una discesa agevole in piena sicurezza, nonché una visione laterale di alcune delle strutture senza interferenze. 4) La presenza di un accesso rapido e sicuro alla collina apre la possibilità concreta (per altro prevista all’interno di altri progetti già inviati in Assessorato) di rendere quest’area visitabile anche di sera o di notte circostanza resa possibile dal fatto che abbiamo da poco istallato (su pali già esistenti) dei nuovi proiettori che illuminano questa parte di sito. 5) In un prossimo progetto è prevista la completa rifunzionalizzazione dell’ex casa di guardia (cosiddetta “casa Papola”) dove verranno attivati un piccolo punto di ristoro e i servizi igienici e che saranno facilmente raggiungibili proprio grazie al nuovo percorso. Considerato che soprattutto durante la stagione estiva le temperature sono spesso torride, l’eventuale soccorso fornito dai volontari che sosteranno presso casa Papola sarà molto più rapido grazie al nuovo percorso. Per quanto riguarda le notizie diffuse in merito a eventuali danneggiamenti a resti di età antica si precisa che i tirafondi della scala sono stati posizionati nel suolo, evitando così di danneggiare la roccia, dopo avere effettuato dei saggi preventivi sotto le direttive dall’archeologo incaricato che ha redatto come sempre il giornale di scavo. A quanto pare sono state diffuse foto con muri imbullonati (non si trattava di foto della scala né di muri di età antica) e altre informazioni non esatte. Nessuna struttura di età antica è stata manomessa o danneggiata. Il materiale previsto (orsogrill) è quello comunemente utilizzato nei siti archeologici per passerelle, scalette etc. Lo stesso materiale anzi è da molti anni presente nello stesso sito di Morgantina in altri settori. Precisato pertanto che non ci sono problemi di tipo prettamente archeologico, riportiamo il problema a quello che è cioè di impatto visivo accentuato magari dalla angolatura con la quale vengono inquadrati i gradini nelle foto che vengono diffuse. Le coperture e altri elementi comunemente inseriti in siti archeologici per la conservazione dei resti o per permettere una maggiore fruizione costituiscono da anni uno spinoso problema che non sempre è facile risolvere. Quale può essere la migliore soluzione il vetro? il carbonio? l’alluminio anodizzato? il pvc-vinile? la pietra?, il legno? Se nei siti archeologici viene di preferenza usato l’orsogrill il motivo è dovuto proprio ad una serie di elementi come la leggerezza visiva, i bassi oneri di manutenzione e la sua resistenza anche al fuoco, pericolo costante in molti siti archeologici che non hanno la disponibilità economica di provvedere ad un continuo taglio dell’erba. Il grigliato inoltre permette anche di vedere attraverso il piano di calpestio. A questo punto considerato tutto questo, dipende esclusivamente dal progettista prima e dal direttore del lavori poi riuscire a rendere il manufatto il più leggero e meno impattante possibile con una serie di accorgimenti che riguardano la scelta del profilo, il colore delle parti da dipingere: infine sta alla ditta esecutrice effettuare il lavoro in modo conforme a quanto richiesto. Anche nel caso di un disegno lineare e schematico a volte la realizzazione può essere non del tutto felice, bisogna inoltre tenere presente che la normativa italiana sui lavori pubblici richiede che la ditta esecutrice debba rispondere in tutto e per tutto al direttore dei lavori e non al capo dell’istituzione nella quale l’opera ricade. Questo elemento è stato percepito come intrusivo ed impattante e certamente è intrusivo così come sono intrusivi tutti i percorsi o le scalette all’interno della Villa del Casale o nelle case a terrazza di Efeso e in numerosissimi siti archeologici. Quale pertanto la soluzione? Interventi che modificano e migliorano un manufatto sono sempre possibili e certamente verranno studiati anche in questo caso nell’ambito dei progetti che abbiamo presentato e che presenteremo. Inoltre, in merito ad un articolo apparso l’altro ieri sul Giornale di Sicilia si precisa che non è vero che il Sito chiude nel periodo di maggiore affluenza, non è vero che mancano i cartelli anzi quelli danneggiati sono stati sostituiti. Certamente è vero che il personale di custodia è numericamente insufficiente e questa circostanza è stata segnalata molte volte al Dipartimento. A differenza di molti musei siciliani il museo di Aidone è aperto 7 giorni su 7 con orario continuato. Le chiusure domenicali sono state limitate al minimo e solo nei momenti di bassa affluenza. Purtroppo il pensionamento di ben 3 custodi negli ultimi due mesi ha comportato dei grossi problemi visto che riduce un numero già insufficiente e sarà necessario rivedere gli orari di fruizione. Auguro a tutti un sereno 2016. Dott.ssa Laura Maniscalco


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