Nel PD siciliano si vive di scontri o di confronti?

Nel PD siciliano si vive di scontri o di confronti?

Bersani denuncia infiltrazioni cuffariane
Raciti filtra il tesseramento
Faraone va giù duro citando Crisafulli

di Vincenzo Cimino

 

PD strappatoNei giorni scorsi il PD siciliano è stato in sovreccitazione con le combinate dichiarazioni, e comunque bizzarra contemporaneità, dell’ex segr. Naz.le on Bersani e dell’attuale segr. Reg.le on Raciti con lo scontato e barboso rito dei “ pro e contro”. Il primo manifesta disagio nel ritrovarsi in un partito che gradirebbe capicordata cuffariani diffusi in ogni luogo dell’isola con i loro allettanti e corposi pacchetti elettorali. Il secondo annuncia che procederà ad un rigoroso controllo, provincia per provincia, degli iscritti, e quindi del tesseramento.

È bastato che Cuffaro parlasse di 2 milioni (‘na minchiata, al massimo 200 mila) di voti avuti con il suo partito nel distante periodo 2006/ 2008, per lasciare intendere che sarebbero suoi e, come si dice dalle nostre parti, ancor pilotabili per andare là dove Lui, l’ on. Vasa-Vasa, decide. Alla guida sarebbero, naturalmente, i suoi sodali, o meglio quel vecchio apparato politico che, di sicuro, non ha fatto del bene alla Sicilia. Quale sarebbe il capolinea? Per molti di loro il PD!
Se così fosse, quanto detto da Bersani sarebbe da condividere in toto, e da intendere come un puntello robusto alla costruzione di quanti s’attestano su posizioni di cambiamento radicale del suo partito siciliano. E l’ex segretario, denunciando il pericolo d’infiltrazioni di corpi estranei, sarebbe pertanto in assonanza con Renzi che più d’un mese fa decise di commissariare le federazioni di Messina ed Enna, sino allora dominio di Genovese e Crisafulli. In Politica, però, può succedere che 1 + 1 non fa 2 come nella Matematica. Già, perché alle primarie 2013 in Sicilia fu vincitore con circa il 60%, divenendo l’ispiratore e mallevadore di coloro che lo suffragarono. E chi erano questi? Persone d’assoluto rispetto e stima, sia chiaro. Ma tra questi primeggiavano: l’ex sen Crisafulli che con Cuffaro erano visti come “culo e camicia”, tantè che con il suo segretario (?) Salerno, andava a fargli visita al carcere di Rebibbia. Non assegniamo un merito morale a questo fatto, ma è palese che il sodalizio tra i due andava ben oltre il fattore umano. C’è chi dice, infatti, che il crisafullismo è variante anomala del cuffarismo. E comunque Bersani, se da una parte lo ritenne impresentabile nelle elezioni, dall’altra gli consegnò il Partito accettando che divenisse cosa sua (il PD ad Enna sono Io! cianciava). L’on Capodicasa, politico intelligente stimato e di solido spessore, è anche colui che lo scorso anno sostenne la stramba idea di proporre a sindaco d’Agrigento un esponente locale di Forza Italia. È difficile non osservare in essa l’infelice sintesi di manovre trasformiste e politiche incoerenti. Solo a seguito dell’intervento di Renzi l’operazione fu stroncata.
Ora avendo qualsiasi atto politico, se non naturale coerenza, una sua logicità, si può dedurre che Bersani abbia smentito taluni bersaniani storici volendo sostenere quel rinnovamento indispensabile del PD isolano. Sarà così? Dubitiamo, anche perché la voglia d’associare al Partito senza ponderazione è ormai a largo raggio. Fa testo la Capogruppo Democratica dell’Assemblea Regionale, eletta all’unanimità, che pare sia transitata per non poche (7?) formazioni parlamentari. Tra l’altro, di altri meriti, un eufemismo, nulla è dato sapere. Così pure della Capa di Gabinetto del Pres. Crocetta (altro bersaniano) è stata una cuffariana di prima fila.
Nulla di peggio se in Politica si demonizza pur di osteggiare nel ruolo di minoranza interna. Sarebbe un disastro! Non fosse altro perché gli ex cuffariani, nelle diverse variabili non solo esterne, se oggi sono ritenuti corpi estranei al PD, si deve dedurre che lo erano anche al tempo della Sicilia bersaniana al 60%.
Altro prim’attore è stato il segr. reg.le Raciti, agli ennesi noto come il paladino di Crisafulli candidato sindaco. Definimmo la sua condotta alle elezioni del 2015 rac(h)itismo politico, che portò il PD alla sconfitta in molti Comuni. Ora, la sua decisione di controllare (a 360°?) i tesserati del PD per bloccare probabili ingressi cuffariani, è senz’altro condivisibile e sostenibile. Come dire, era ora! Difatti, il problema già si poneva dal giorno della sua elezione. Evidentemente, la verifica degli iscritti per 2 anni non l’ha ritenuta una priorità. Oggi, sì. Per quali ragioni? In tanti si sono buttati in attacchi nervosi ed eccessivi, essendo per loro un atto d’accusa a leader locali renziani, che agiscono da capicorrente vecchio stampo. E con la Leopolda in versione palermitana hanno aperto porte e portoni con ingresso libero a chiunque e inviti formali per qualcuno.
Si sa che le vicende politiche siciliane fin quando si mantengono in superficie sono fatti ordinari che al massimo s’annacunu, ma si complicano man mano che si scende. Nel nostro caso, esaminare, da non tradurre in analisi del sangue, la coerenza dell’iscritto con le regole statutarie, i programmi politici e i valori fondativi del PD dovrebbe essere impegno costante e doveroso di tutti per garantire trasparenza e preservarlo da presenze inquinanti. Purtroppo, ciò che dovrebbe essere una precondizione, si vuole che sia una fattore variabile e utile all’occorrenza. In questo caso per ripetere scontri interni senza costrutto, e per tenersi distanti dai grandi temi che in quest’Isola sono grandi come le sue montagne.
A partire dalla questione di quell’esteso elettorato che non si può mortificare sol perché hanno confidato nel partito di Cuffaro e d’altri come Lui. Si interloquisca con un messaggio politico aperto e alternativo, e di chi pone agli altri la loro stessa incompatibilità con il PD. Anche se vedono porte e portoni sempre aperti, sanno che non si potrebbero ritrovare a casa loro.
Il renziano della prima ora Faraone ha scritto che “questa è l’ora del cambiamento reale e duraturo, non di parole e di facciata”. Il suo orologio la segna con i suoni del “niente più autonomismo da strapazzo”, “del via le etichette dell’antimafia da chi la usa per accreditarsi nella società civile; dell’ambientalismo da chi lo agita come totem ideologico; della difesa del lavoro da chi la utilizza per conservare assistenzialismo”. Infine, “si richiama ad una Sicilia libera da lacci e lacciuoli, ove buongoverno, crescita e sviluppo non siano desideri irrealizzabili”. Frasi forti che indicano, almeno a parole, una gran voglia di rottura di un presente vissuto col governo Crocetta e col PD in discordanza frequente con quello nazionale. Insomma, ha detto la sua, annunciando che ad Aprile ripeterà la sua Leopolda sicula. Aspettando quest’appuntamento, restano comunque in sospensione i problemi di un PD debole e vulnerabile, con una classe dirigente non credibile e una politica che dissuade i siciliani. E questo vale sia per Faraone che per Raciti.