Università popolare di Leonforte: addio Dottore Buscemi

vecchio solo e tristeL’Università popolare lunedì 15 ha sospeso le lezioni per piangere la scomparsa di uno dei suoi fondatori, il dottore Francesco Buscemi.
Impegnato e partecipe nella vita paesana è stato in questi ultimi anni per chi, come me solo in questi ultimi anni ha avuto modo di conoscerlo, uno scrigno di memorie e di storie e con una sua storia voglio salutarlo.

Durante il giro visite in ospedale fra un “come andiamo?” e un “andiamo bene” mi dilettavo ad ascoltare le vite dei miei pazienti. Di terra e sudore sapevano quelle dei contadini, di farina e di moccolo quelle delle donne. Fra le tante che ho ascoltato una ancora oggi mi diverte moltissimo.

Era un ometto consumato dal sole e mangiato dal “travagghiu” quello malamente coricato sul lettino del grande stanzone e “come andiamo?” era il rituale incipit dei nostri discorsi, che si concludevano sempre con l’evocazione della “cuocula”. “Faccio come la cuocula” diceva il contadino malato e per la verità cosa fosse la “cuocula” nessuno di noi, esimi luminare dell’arte medica, sapeva. Lunghe e complesse furono le discussioni in merito e svariate le possibilità analizzate. Fu solo prima di dimetterlo però che mi decisi a domandare: “ma si può sapere che è sta cuocula?” “u scravacchiu” mi rispose lui con un incredulità umiliante. Io dottore, colto e sapiente non sapevo cosa fosse una cuocula. Per la verità la cuocula non è il semplice scarafaggio, ma è lo scarabeo stercorario, che procedendo a ritroso nella sua infaticabile opera di conservazione della robba, si passa l’esistenza. La cuocula questo faceva dunque, si trascinava verso un incognita che pareva senza fine e che invece come fine aveva la morte. Grazie dottore Buscemi.


Gabriella Grasso