Università romena: sottosegretario Faraone: a Enna titolificio fasullo, nessuno diventerà medico

“L’ Università romena gioca con la pelle degli studenti Nessuno diventerà medico”
Il sottosegretario Faraone: a Enna titolificio fasullo
Maria Corbi per La Stampa

 

crisafulli facolta medicina ennaL’Università rumena di Enna va avanti, nonostante il disappunto del ministro Giannini. Con il fondatore Mirello Crisafulli, ex senatore pd, che esulta: «è l’ Europa bellezza». E Il sottosegretario all’ istruzione Davide Faraone che ribatte: abbiamo ragione noi.

Sottosegretario Faraone, però il ministero dell’ Università ha appena perso il ricorso con cui intimava di fermare i corsi.

Non mi sembra che vi abbiano dato ragione.
«L’ esatto contrario. La decisione conferma quanto stiamo portando avanti ormai da mesi: è il Miur che stabilisce la validità del titolo universitario conseguito e un titolo ottenuto in questo modo, senza accreditamenti e certificazioni, è carta straccia. Stanno giocando con la pelle degli studenti».


Il giudice ha affermato il diritto di stabilimento, ossia la possibilità per una università riconosciuta da un Paese Ue di aprire una sede in un Paese comunitario. D’ altronde siamo in Europa e non bisognerebbe iniziare a rendere omogenei i vari sistemi educativi?

«Non si tratta di una sentenza di merito ma di una mera ordinanza cautelare. Difficile dire che Crisafulli abbia ottenuto ragione. Parliamo di diritto di stabilimento, ci gloriamo della ragione giudiziaria ottenuta quando sappiamo perfettamente che stiamo prendendo in giro migliaia di ragazze e ragazzi che tra sei anni si troveranno una laurea buona solo per essere appesa sul muro della cameretta insieme alle foto della gita scolastica?»

Non pensa che abolire il valore legale del titolo di studio potrebbe risolvere questa ed altre situazioni? Nella scelta di una determinata figura professionale a un concorso pubblico, per esempio, si potrebbe considerare l’ Università di provenienza, non già lo specifico valore della laurea.

«Sul valore legale del titolo di studio credo si debba aprire un dibattito, senza ipocrisie».

Adesso saremo invasi da Università straniere che offriranno posti a chi non entra nel numero chiuso?

«Siamo già riusciti con il nostro intervento, nel caso specifico dei corsi di Medicina rumeni di Enna, a far sì che i corsi, nati in maniera poco trasparente – non a caso è in corso un’ indagine della magistratura – venissero portati fuori dalla strutture ospedaliere pubbliche. Andremo avanti come governo, insieme all’ Avvocatura dello Stato, per interrompere un’ attività inutile, perché non qualificante, e dannosa. E continueremo a batterci con forza contro titolifici fasulli».
Molti ragazzi che non entrano a Medicina provano altre strade.

Non solo Enna. Vanno in Albania, in Spagna. E’ possibile regolamentare in qualche modo?

«Il problema è che si scontrano due esigenze: la necessità di definire in sede nazionale i fabbisogni di personale medico e il rispetto del diritto europeo che è sovrannazionale e riguarda la liberalizzazione e la circolazione dei titoli professionali. Credo che tra le due esigenze ci sia un vuoto normativo che andrebbe colmato in sede comunitaria» Ormai sono sempre di più gli studenti italiani che emigrano all’ estero per l’ Università. In Inghilterra, in Olanda, Spagna.

Abolire il numero chiuso e mettere dei paletti alla fine del primo anno potrebbe essere utile?

«Concordo con lei: abbiamo bisogno di una maggiore armonizzazione. Il tema non è il numero chiuso o i paletti, ma il poter affrontare in modo organico e ampio queste problematiche.
È il tempo di parlare di sistemi educativi uniti, di legislazione unitaria su alcuni temi comuni come la regolamentazione, la programmazione, la circolazione, il fabbisogno, europeo e nazionale nello stesso tempo, dei titoli di studio. Questo sì, possiamo farlo. E va fatto».
160217 la stampa medicina enna