Ministero Università ha presentato “reclamo” su corsi Dunarea de Jos e del Fondo Proserpina

universita dunareaIl Ministero dell’Università, tramite l’avvocatura distrettuale di Stato, ha presentato “reclamo” contro la decisione del giudice Gregorio Balsamo, sul “caso Enna”. Come già lasciato ampiamente intendere dal sottosegretario all’istruzione Davide Faraone con le sue recenti dichiarazioni, l’ordinanza è stata impugnata dal Miur entro i termini previsti. Adesso la nuova decisione dovrà esser presa dal tribunale collegiale civile nisseno. A breve si attende la notifica alla difesa della Dunarea de Jos e della srl Fondo Proserpina che fa riferimento all’ex senatore democratico Mirello Crisafulli.L’intenzione del Miur resterebbe quindi, come anticipato dal sottosegretario, sempre quella di arrivare ad interrompere le attività didattiche che attualmente sono in corso ad Enna bassa, nei locali dell’ex ufficio di collocamento con 44 iscritti tra medicina e professioni sanitarie. Come ha detto alla vigilia dello scadere dei termini per presentare ricorso, il sottosegretario Farone, sin dall’inizio fermamente schierato sulle posizioni del ministro Giannini “continueremo a batterci con forza contro titolifici fasulli”. Il Miur dallo scorso 3 di febbraio,giorno dell’ordinanza che ne respinge il ricorso insiste sul fatto che quella del Fondo Proserpina Srl non sarebbe una vittoria effettiva e,continua da quel momento, a far leva sul fatto che la pronuncia del tribunale civile nisseno non sia una sentenza di merito ma che sia una ordinanza cautelare. Il “braccio di ferro Italia-Romania” sul “caso Enna” continua ancora ed è pronto a tornare nelle aule giudiziarie a breve. Resta da definire,tra l’altro, il delicato quanto centrale punto della legittimità dei titoli di studio rilasciato. Il ministro Giannini non ha esitato a bollare come “illegali” le attività avviate ad Enna in estensione didattica ed a ribadire in ogni occasione,compresa con una comunicazione destinata a famiglie e studenti ancora presente sul sito del Miur” che i corsi non hanno alcuna autorizzazione” e che «eventuali titoli rilasciati all’esito di tali corsi non avrebbero alcun valore né a fini accademici né ai fini professionali e non potrebbero essere riconosciuti né da altro ateneo né da altra autorità”. I corsi non richiederebbero invece,secondo la tesi opposta, riconoscimento dal Miur essendo stata, l’estensione didattica,già autorizzata dal governo romeno. Gli studenti, godono dello status di studenti dell’ateneo straniero,al pari di quelli che si trovano in Romania,pur restando in Italia.

Tiziana Tavella per il quotidiano La Sicilia



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