Leonforte. Pietà popolare

leonforte settimana santaLeonforte. Lunedì pomeriggio l’Università popolare ha iniziato il cammino di avvicinamento ai riti religiosi che costellano la Pasqua paesana, scindendo l’espressione devozionale dalla liturgia ecclesiale. A partire dalla guerra fra Stato e Chiesa e a proseguire con il Concilio vaticano II, il professore Nigrelli ha spiegato l’inclusione e l’esclusione dal rito e la professoressa Maria, ha completato il cursus con la discussa legittimità di momenti cari al popolo. L’introduzione all’empatia dolorosa della mater sofferente è stata tratta dal saggio di Angelo Plumari e dello stesso saggio è stato letto l’incipit sulla divergenza fra clerici e laici nelle confraternite. Conoscere per meglio capire la settimana santa a partire dall’Ecce Homo ormai imminente. Il San Giuseppe viene prima dell’Ecce Homo e per ciò è stato anche nominato, a latere della ambigua realtà della casa/chiesa. Fare “l’artaru”vuol dire consacrare la propria dimora ergendola a tempio. Un tempio fitto di simboli e rimandi alla Scrittura e frutto di esperienza femminile, in special modo. Assai l’argomento ha diviso e ancora continua a dividere, ma urge avvicinarsi alla domenica che precede le Palme e urge raccontare di quel Cristo flagellato che viene cercato da sua madre. A Leonforte questa processione è preceduta da un momento di preghiera più intimo che si svolge nella chiesa delle Mercede nel pomeriggio della domenica prima della funzione. I confrati svestono il Cristo alla colonna e lo depongono perché i fedeli vi si accostino nel silenzio e nella contemplazione per poi rivestirlo e presentarlo al popolo. Cosa voglia racconta l’Ecce Homo e cosa sia una “luminaria” si dirà lunedì prossimo perché ogni gesto è funzionale a suscitare nella gente la pietà per l’uomo che soffre perchè la compassione è dell’uomo e l’uomo può comprendere il divino solo se lo riflette.

Gabriella Grasso