Università popolare Leonforte. Ecce Homo, primo appuntamento dei riti della pietà

ecce homoDomenica prossima a Leonforte sarà l’Ecce Homo e essendo il primo appuntamento dei riti della pietà l’Università popolare ne ha, lunedì sera, ampiamente discusso. A Leonforte l’Ecce Homo è seguito dall’Addolorata e accompagnato dal lamento, che per tutto il tempo della quaresima risuona nelle vie del paese. La lamentazione era una volta prerogativa di anziani con la coppola appoggiata al petto, oggi un gruppo di valorosi giovani ha recuperato quei canti e con la stessa devozione e con la stessa dolorosa partecipazione li intona. Il lamento ha origini lontane, già Jacopone da Todi con lo Stabat Mater, oggi è un insieme di strofe in rima a cappella che scandiscono il mistero della morte. Dell’Ecce Homo a Leonforte scrive nel 1808 il vescovo Deodato e della sua processione, asimmetrica alla settimana santa, molto si è detto. La lezione tenuta dalla professoressa Maria è stata partecipata da tutti gli universitari e le signore hanno aggiunto note significative per colore e folklore. La confraternita della Mercede porta a spalla la “sua statua” per il paese, seguita dall’Addolorata. La madre dolente espunta dalla divinità in questa processione si fa catechismo perchè col suo incedere lento e barcollante, pare veramente una donna che ha perso suo figlio: il suo cercare invano, il suo evocare pietà per quelle “carni delicate”, il suo essere tradita dal popolo che è il suo popolo, fanno di questa processione un momento di attualità perenne. L’accostamento fra i fuggiaschi in Egitto e i corpi maciullati di tanti giovani morti fra le braccia delle loro madri e i profughi siriani non è certo mancato, così come non sono mancati i racconti sulla luminaria. Troppe cose vanno sfumate in questo resoconto, ma la luminaria merita la chiusura. Piramide di legno d’ulivo e paglia, la luminaria scalda e illumina il Cristo fustigato e spogliato e umiliato. La luminaria è cosa di “mastro fino” e sormontata dalla bandierina rossa pare cosa comunista, così il popolo un tempo diceva. “Gesù fu il primo comunista” dal pubblico si sente e in aggiunta a ciò un’altra cosa si dice sul cappuccio “calato” dei confrati. Il cappuccio serve a cancellare l’identità del singolo per fare della collettività popolo uguale dinnanzi al Dio morente, ma mia nonna- aggiunge una universitaria- mi raccontava che essendo stati loro a inchiovare il povero figlio di Dio ora così se ne vanno vergognosi per il paese. L’Ecce Homo fu comprato dagli ennesi che di avanzi sono sempre probi ha detto un tale dall’ultima fila e con la “ Ramaliva” di cui dirà lunedì lo storico Nigrelli il discorso si è chiuso.


Gabriella Grasso