Il sogno spezzato di Patricia Rizzo. Lutto cittadino a Calascibetta

calascibetta bandiere a luttoCalascibetta. Da ieri sera bandiera a mezz’asta nel comune di Calascibetta in memoria di Patricia Rizzo, la 48 enne di origini xibetane morta a seguito degli attentati avvenuti a Bruxelles ad opera del fanatismo islamico. Quest’oggi invece sarà la Chiesa xibetana, in occasione della solenne messa di Pasqua, a ricordare l’impiegata dell’Ercea, l’agenzia del Consiglio della ricerca europea, che aveva sempre mantenuto la cittadinanza italiana. A Calascibetta, dove erano nati sia i nonni materni, sia la mamma, Patricia era venuta con una amica la scorsa estate per riabbracciare i cugini. “Pregheremo per Patricia e per tutte le vittime del terrorismo- ci dice l’arciprete don Giuseppe Di Rocco- l’avevamo già ricordata in occasione dell’Adorazione della Croce, durante la preghiera del Venerdì Santo, quando tutti speravamo nel suo ritrovamento in vita. Poi, in tarda sera, è arrivato purtroppo il triste verdetto”. Martedì mattina invece gli Uffici pubblici di Calascibetta osserveranno un minuto di silenzio. Ad affermarlo il Commissario straordinario del Comune, Mario Candore, il quale telefonicamente ha detto: “La comunità xibetana è vicina ai familiari di Patricia Rizzo, in suo rispetto martedì prossimo si osserverà un minuto di silenzio negli uffici e la bandiera rimarrà a mezz’asta”. Nella serata di mercoledì toccherà al Consesso civico, presieduto da Maria Rita Speciale, ricordarla. Mamma di un bambino, Patricia martedì scorso si stava recando, come ogni giorno, a lavoro. Nel suo ufficio però non arriverà mai; viaggiava nel vagone della metropolitana saltato in aria a causa dell’esplosivo che avevano collocato i terroristi. “Sono triste, per me Patricia è come una sorella. Spero tanto di trovarla viva”, ci aveva detto telefonicamente mercoledì scorso Massimo Leonora, il cugino che risiede a Bruxelles. patricia-rizzoPatricia però non vedrà più né i suoi genitori né il figlio. E non rivedrà più neppure il cugino Massimo che per primo aveva annunciato, nella tarda serata di venerdì, la morte di Patricia. Solo grazie la Dna è stato possibile riconoscere quello che restava del suo corpo. Patricia non è più tra noi, oseremo dire, per una causa che agli occidentali appare difficile comprendere: imbottirsi di cariche esplosive, farsi saltare in area, uccidere tanta gente innocente nel nome di un dio. Papa Francesco, durante la Via Crucis, ha detto: “Vediamo la croce nelle vittime del terrorismo”. Una croce che porteranno per sempre soprattutto i genitori di Patricia. “Una ragazza solare, intelligente. Ci siamo abbracciati lo scorso mese di agosto, i ricordi non possono che essere stupendi”, ci aveva detto giovedì scorso Mario Niffeci, uno dei cugini che risiede a Calascibetta. È la mancanza di lavoro, tutt’oggi piaga dell’isola, il filo che unisce questa vicenda. I nonni di Patricia, Mariano Leonora e Pietra Niffeci, costretti a lasciare la Sicilia, nel 1962, per trovare miglior sorte, lavorando in miniera, nelle viscere del Belgio. Tanti sacrifici per dare un futuro ai figli, tra loro la mamma di Patricia, Salvatrice Leonora, che lascia Calascibetta a soli 16 anni. Lì, in Belgio, si sposa con Gaetano Rizzo, originario di Agira, e dal matrimonio nasce Patricia, figlia unica. Genitori orgogliosi di quella figlia che ricopre un ruolo negli uffici dell’Unione europea. Ma un crudele destino ha voluto che Patricia rimanesse coinvolta in una folle strage che le ha spezzato il sogno e spento, forse per sempre, il sorriso dei genitori.

Francesco Librizzi