Filippo Vizzini, concretezza e verità dopo la polemica

Recentemente pubblicato uno scritto con il quale si tende a sovvertire la conclusione di un precedente articolo riportato dal quotidiano La Sicilia e dal sito internet valguarnera.com.
Così com’è sintetizzato nel titolo, «Filippo Vizzini un eroe? No, un soldato fascista della “repubblichina” divisione Italia», la tesi sostenuta nello scritto si preoccupa di classificare il valguarnerese Filippo Vizzini (cui il Consiglio comunale del 1946 ritenne d’intitolargli una strada quale vittima dei nazi-fascisti) come organico alle milizie della Repubblica di Salò e di conseguenza fascista (ovvero, secondo un certo modus pensandi, immeritevole della pietas che le istituzioni riservano ai martiri della Resistenza). Il testo in questione, dopo una breve introduzione in cui si spiegano le ragioni dell’intervento, si cimenta in una spigolosa requisitoria sui movimenti del militare Filippo Vizzini rilevati secondo «un percorso di ricerca bibliografica e archivistica» a seguito del quale si è potuto affermare che questi avrebbe partecipato alle operazioni di guerra in territorio greco-albanese dal 28 maggio al 12 settembre del 1943.
Purtroppo, malauguratamente per chi ritiene che le fonti di quel periodo siano del tutto affidabili, la notizia è destituita di fondamento perché Vizzini il 31 maggio è a Milano al Comando Deposito Bis 3° Cavalleria Savoia e il 18 giugno è ad Arsago (Va) nello Squadrone d’addestramento dello stesso Reggimento.
Lo provano una corrispondenza tra le sorelle del giovane e una cartolina scritta di suo pugno alla madre (v. foto allegate).
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Non credo sia necessario aggiungere altro per smantellare ogni irriverente certezza posta a base di tutta la ricostruzione.
vizzini2Gli altri aspetti dirimenti la questione si trovano nella lapide posta nel Cimitero di Collecchio dall’Associazione Nazionale Partigiani (v. foto) e nel commento di Paolo Romanini, già segretario sezionale dell’ANPI in quel comune.
«Se l’ANPI dedica non è un caso – dice Romanini –. Quella lapide è stata apposta il 25 aprile 1953 da persone con gli animi rasserenati ma col ricordo di quei fatti ancora ben vivo nella memoria. Vizzini sta in cima a quella lista di nomi perché non è morto da fascista. Molti altri fucilati negli stessi giorni non hanno ricevuto lo stesso onore».
vizzini3Ma la questione oggi, a oltre settant’anni dagli avvenimenti, non può più essere quella della rigida contrapposizione ideologica tra fascisti e antifascisti. Bisogna anche capire «i motivi per i quali – come disse Luciano Violante nel 1996 insediandosi quale presidente della Camera – migliaia di ragazzi e soprattutto di ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non dalla parte dei diritti e delle libertà». E quella scelta – aggiungiamo noi – per molti ragazzi del Sud ritrovatisi sbandati dopo l’8 settembre non fu né libera né ideologica.
«Non credo alla memoria condivisa – dice Aldo Cazzullo nel suo libro “Possa il mio sangue servire. Uomini e donne della resistenza” – La memoria di chi ha avuto le case bruciate a Boves, a Marzabotto, a Sant’Anna di Stazzema, a Gubbio non può essere la stessa di chi quelle case ha bruciato o ha aiutato a bruciare. vizzini4Credo si possa arrivare a una conclusione condivisa: pietà per tutte le vittime; comprensione per la buona fede di molti tra coloro che fecero la scelta sbagliata; superamento della lettura ideologica della Resistenza, patrimonio della nazione e non di una fazione».
Ecco, noi pensiamo di riconoscerci in questa lettura dei fatti che va oltre le sterili cavillosità e supera ogni istinto polemico. Filippo Vizzini fece scappare dalla prigionia una mamma di famiglia e pagò con la vita quel gesto. Lo testimoniò un sacerdote del luogo, don Carlo Ferri, e una donna, Edvigia Passini, che ne adottò il sepolcro come quello di un figlio. Basti questo per rendere onore. Al di là di ogni strabismo degli uomini e della storia.


Salvatore Di Vita




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Filippo Vizzini un eroe? No, un soldato fascista della “repubblichina” divisione Italia


Per questione di correttezza si ritiene opportuno pubblicare la controreplica:
Le lettere allegate confermano solo quanto scritto dallo studente Calogero Laneri, che ho seguito con piacere nel suo studio, ovvero che il Vizzini nell’estate del ’43 si trovi sotto le armi nel 3° reggimento “Savoia Cavalleria”; il nocciolo della ricerca di Laneri consiste nel sostenere –documentandolo – che il Vizzini in seguito all’armistizio si sia arruolato nell’esercito della Repubblica Sociale Italiana dopo aver passato delle settimane in un campo di addestramento tedesco, il campo di Heuberg, e che sia stato un milite della Divisione Italia, inviata in territorio di Parma con funzioni di lotta antipartigiana, fino a pochi mesi prima che terminasse il secondo conflitto mondiale. Dall’indagine archivistica a oggi risulta questo e nient’altro.
Carmelo Albanese
Istituto Storico della Resistenza in Toscana