Gli arabi pronti a spendere 30 milioni per i beni culturali ad Aidone, Piazza Armerina e Valguarnera. Il Giornale: per re-islamizzare

Chiediamo scusa, come Redazione, se la news inizia con una battuta, che circola con insistenza: “non è che alcuni napoletani si siano travestiti di arabi?”; invece no, scrive Nino Amadore su Il Sole 24ore: “Un rapporto nato all’Expo con due ambasciatori autorevoli: l’archeologo Pierluigi Bonanno e l’imprenditore Gioacchino Arena, definito il “re dei supermercati siciliani” e interessato a esportare l’olio siciliano in Arabia”. Domanda cattivissima: chi venderà il terreno per l’eventuale centro islamico? (!) – Cicca su foto Sultano, troverai ….! (bisogna attivare audio)

sultan-bin-salman-bin-abdulaziz-saud (il giornale)Leggo questa stranissima notizia della delegazione del principato saudita che, visitando Aidone, avrebbe mostrato un interesse tale per i beni culturali dell’area da decidere di investire ben 30 milioni di Euro. Approfondendo la lettura si trova poi un riferimento all’eventualità di creare un Istituto Culturale che avrebbe il compito di studiare e diffondere la cultura islamica nell’isola.

Da sempre ho sostenuto a spada tratta, anzi a scimitarra tratta l’importanza che ha la fase “islamica” nella formazione della Sicilia moderna. Quei secoli, sia quando gli arabi conquistarono l’isola togliendola al dominio dell’Impero Romano d’Oriente, sia dopo, quando, passato il potere nelle mani dei normanni e degli svevi, grandi parti della popolazione rimasero islamiche e, comunque, interessate da un retaggio culturale arabo e orientale fortissimo.

Questi apporti rimangono in noi, nel nostro parlare, nei nomi delle cose di casa, di campagna, nei toponimi, in tanti cognomi, nel fatalismo fortissimo della nostra cultura e andrebbero portati alla ribalta nello studio della storia e delle tradizioni, compiendo così un importantissimo passo verso una demolizione delle frontiere ideologiche.

Mi chiedo però, e la domanda non vuole essere per nulla retorica, che cosa voglia dire che il principe saudita decida di spendere questi danari per i nostri beni culturali.

Me lo chiedo perché, conoscendo direttamente i paesi arabi, so quanto i loro, di beni culturali, siano tenuti alla stregua del nulla, di come, proprio l’idea che la cultura sia una cosa da diffondere non alligni nella casata saudita.

Questa famiglia rappresenta la più dura monarchia assoluta rimasta al mondo, uno stato nel quale è fatto divieto alle donne di guidare le auto, ove è possibile ed accade quotidianamente, mandare a morte colpevoli e meno colpevoli di reati di delinquenza minore o, persino, del reato di dissenso verso il regime.

Questa famiglia, resa ricchissima dal petrolio, ha per decenni impedito una equa distribuzione delle ricchezze mantenendo larghi strati della popolazione in stato di grande privazione e consentendo una schiavitù di fatto verso una enorme messe di immigrati asiatici letteralmente privi di diritti ed utilizzati per i lavori più duri e malpagati.

Mi si dirà: “i danari son danari e a caval donato non si guarda in bocca”, io sarò un uomo del passato ma non ragiono così, sono abituato a declinare anche le più melense offerte se le stesse provengono da sirene incantatrici.

Poniamo il caso che veramente, al di là dell’istituto, si decida di far giungere un milione di euro per Castel di Gresti, che, per chi mi conosce, è nel mio cuore una ferita aperta, che si fa, si danno i soldi direttamente alla Soprintendenza per giungere ad un restauro come Dio comanda o si percorre la strada della “personalizzazione” progettuale? Mi spiego meglio, quale è la moneta di scambio, cosa diamo a questi magnati in galabia candida?

Già qualcuno sostiene sia la solita bufala del grande riccone estero, vedemmo già cinesi pronti a fare aeroporti internazionali, orientali che dovevano comprare l’autodromo, americani che avrebbero dovuto aprire Disneyland a Valguarnera e ricchissimi svizzeri pronti a fare di Regalbuto la patria mondiale del divertimento, poi, sempre, la doccia fredda, gli investitori scompaiono come la neve al sole.

Dall’altro lato penso a quel che oggi deve fare la Sicilia e devono fare i suoi politici, navigare dritti verso l’ultima stagione di finanziamenti comunitari consentendone una utilizzazione capillare, mirata alla creazione di realtà autosostenibili, improntata a riportare l’isola ed in particolare il suo cuore rurale nel terzo millennio frenandone il degrado oramai sconvolgente. Gli arabi? Benvenuti, se accettano di sottostare a regole precise ed imprescindibili. E non dimentichiamoci della critica, i dittatori sono tali e restano tali anche se poi ci sorridono con la mazzetta in mano, cari democratici.

Giuseppe Maria Amato



Desideriamo riportare quanto, oggi, pubblicato dal quotidiano “Il Giornale” a firma di Mariateresa Conti

L’Arabia spende 30 milioni per re-islamizzare la Sicilia

Il governo saudita vuole restaurare moschee e monumenti antichi e fare della provincia di Enna un’enclave musulmana. Che diventi un simbolo

Gli arabi all’assalto della Sicilia. Non è l’ennesimo sbarco di disperati in fuga, siamo lontani dal mare. Piuttosto, si tratta di un piano di reconquista.
La reconquista di una zona in cui per due secoli l’Islam ha regnato e della quale ora il mondo arabo vuole riappropriarsi. Una zona che sta lì, nel centro della Sicilia, in quel fazzoletto di chilometri dell’area di Enna in cui ci sono alcuni tesori artistici più importanti dell’isola, dalla villa romana di Piazza Armerina all’area archeologica di Morgantina, con la sua Venere. E l’arma degli arabi è quella che non fallisce: i soldi, tanti soldi. Il governo dell’Arabia Saudita è infatti pronto a sborsare ben 30 milioni di euro per recuperare monumenti, ex moschee, insomma tutto quello che testimonia il radicamento della cultura islamica in Sicilia, che in quell’area, tra Aidone, Valguarnera e Piazza Armerina, fu viva nei secoli scorsi. Obiettivo: ridare lustro all’enclave che fu. E farne un importante polo turistico.

A firmare il protocollo d’intesa che costituisce il primo passo del nascente insediamento islamico al centro della Sicilia è stato qualche giorno fa Vincenzo Lacchiana (Pd), da due anni sindaco di Aidone, piccolo comune in provincia di Enna campione, è lui stesso a raccontarlo al Giornale, di accoglienza profughi, visto che su poco meno di 5mila abitanti i rifugiati arrivati via mare e accolti stabilmente sono circa 120. In rappresentanza del governo saudita e del principe Sultan bin Salman Bin Abdulaziz Al Saud in Sicilia è arrivato il segretario generale della Suprema commissione saudita per il turismo e le antichità, Ahmed Saeed Badrais. L’impegno economico preso è consistente: 30 milioni di euro (o di dollari, su questo anche il sindaco non ha le idee chiarissime “ma non importa, è lo stesso”, dice) per la costituzione del King Salman Cultural and Architectural Islamic Arabic center, polo culturale “ma anche universitario, hanno tante idee”, aggiunge ancora il sindaco “è un’opportunità unica per tutto il territorio”.

Galeotta è stata Expo, dove Aidone ha portato i suoi Acroliti (frammenti marmorei appartenenti a statue con le estremità in marmo innestate su legno) che insieme alla celebre Venere di Morgantina – preziosa dea in marmo del V secolo a.C. trafugata durante uno scavo clandestino, finita negli Usa restituita qualche anno fa dal Paul Getty Museum costituiscono i gioielli del museo di Aidone. «Il primo contatto racconta Lacchiana è stato Expo. L’Arabia Saudita aveva già un progetto di valorizzazione della storia araba in Sicilia. E Aidone, fondata intorno all’anno 1000, ha ancora tante testimonianze, moschee trasformate in chiese, minareti tuttora riconoscibili. Ci sono pure molte testimonianze linguistiche, lo stesso nome della città, Aidone, in arabo vuol dire fonte». Da Expo all’intesa il passo è stato breve. La delegazione saudita questa settimana è arrivata in Sicilia per una visita, e due giorni fa il protocollo è stato siglato. «Gli brillavano gli occhi – dice ancora il sindaco – c’era già un forte interesse, che si è rinvigorito con la visita. Li ha incantati il castello dei Gresti, che ora il Comune cercherà di acquisire». Il castello arabo normanno ormai è ridotto a un rudere. Eppure si staglia imponente. Quasi un fortino. Ma il sindaco di Aidone non teme affatto l’assalto degli arabi, anzi. «Hanno molte idee, a parte i restauri vogliono anche creare una sorta di polo universitario. E con quelli che stanno qui stiamo benissimo, c’è un rapporto armonico». Insomma, gli islamici si preparano all’assalto. E la Sicilia è già conquistata.




Come nota “goliardica” ci piace riportare alcuni periodi pubblicati da “TerraeLiberazione”
… Felpato e… distaccato: come un assegnino di 30 milioncini. Accade ad Aidone, ci dicono, il cui sindaco, ne comprendiamo la disperazione, si è messo a fare la Questua Estera, bussando giustamente dove i soldi li hanno. La prossima, caro sindaco, gli chieda di più, manco lo capiscono uno zero!…
… Vediamo cosa fanno: NO CEMENTO!. Sarebbe già qualcosa!. Un Giardino Oasiano di Siqillya, coi kanat e i casali… sarebbe una buona idea: vi regaliamo il progetto, se volete!. Niente cammelli, al massimo scecchi: parola siqillyana, non araba…
… La new entry è ricca e insidiosa. L’imperialismo arabo-taqfirita –da Acireale a Taormina- sta tessendo in Sicilystan una sua rete di relazioni e influenze: e di interessi. Niente più che a Milano. Ma questa Sicilia è una colonia, è fragile, alienata, persa nel nulla del suo vuoto culturale. A Milano se li giocano. Qui ci giocano…